M5S, tutti a processo per le firme false
A giudizio in 14, tra cui tre deputati. Ma nel 2018 scatta la prescrizione
Tutti
rinviati a giudizio, e tutti con una possibile via d’uscita a portata di mano: avvalersi della prescrizione. I 14 indagati per il caso delle firme false del M5S a Palermo, tra cui i tre deputati Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, andranno a processo, con prima udienza già fissata per il 3 ottobre, per reati che vanno dal falso alla violazione della legge elettorale.
COSÌ HA d is p osto ieri il gup di Palermo, Nicola Aiello, accogliendo la tesi dell’accusa. Per la Procura di Palermo, nell’aprile 2012 i 5Stelle truccarono le firme da presentare per le Comunali del capoluogo, preoccu- pati per un errore formale nelle generalità di uno dei sottoscrittori della lista. Temevano che non ci fosse più tempo per raccogliere le firme necessarie per la presentazione delle candidature. E quindi, sempre secondo i pm, su spinta dell’allora candidato sindaco Riccardo Nuti decisero di ricopiare le firme già raccolte dalle originali. Così hanno ricostruito gli inquirenti, basandosi su perizie grafologiche e sui racconti di decine di presunti sottoscrittori, che non hanno riconosciuto le loro firme. Nonché sulle testimonianze di diversi attivisti e di due deputati regionali, Giorgio Ciaccio e Claudia La Roc- ca. E proprio Ciaccio, autosospesosi dal M5S dopo l’iscrizione tra gli indagati, ieri ha annunciato la rinuncia del suo seggio all’assemblea regionale: “Nei prossimi giorni formalizzerò le mie dimissioni, un rappresentante della massima istituzione regionale non deve soltanto essere onesto, ma deve anche apparire tale”.
LA SUA COLLEGA Claudia La Rocca, l’altra grande “pentita” dell’inchiesta, conferma invece che non si ricandiderà e sul suo rinvio a giudizio ammette: “Me lo aspettavo”. Quindi torna a puntare il dito contro i tre parlamentari, che la accusarono per la presunta “montatura” ai loro danni: “Il loro comportamento è stato terribile”. La conferma di una insanabile guerra interna, che ha coinvolto anche il candidato sindaco del M5S a Palermo per le Comunali dello scorso 11 giugno, Ugo Forello: accusato da Nuti e dai suoi fedelissimi (i cosiddetti “monaci”) di essere il manovratore della La Rocca, e pubblicamente sconfessato dal deputato dopo la sua candidatura al Comune. Nel frattempo, Nuti e le altre due deputate sono stati sospesi dal Movi- mento per essersi avvalsi della facoltà di non rispondere di fronte ai pm. E due mesi fa proprio l’ex capogruppo alla Camera e Di Vita si sono iscritti al gruppo misto. Con ogni probabilità, i tre parlamentari non verranno ricandidati. Ma ora a contare sarà soprattutto il processo, su cui però pende la prescrizione, che scatterà già nel 2018.
Tradotto, tutti gli imputati potrebbero cavarsela tra pochi mesi. Compreso Nuti, a cui è stato più volte chiesto di sospendersi dal suo incarico in commissione Antimafia. E compreso anche un cancelliere del tribunale, Giovanni Scarpello, accusato di aver dichiarato il falso affermando che erano state apposte in sua presenza firme, che invece gli sarebbero state consegnate dai 5Stelle. Volti e dettagli, di un pasticciaccio.
Dimissioni
Il deputato regionale Ciaccio annuncia l’addio La collega La Rocca: “Non mi ricandido”