È Pisapia? No, è Pisacane. Ex Dc già imbarcati nei progressisti
L’ex sindaco abbraccia l’ex leader Pd con cui vuole costituire gruppi comuni in Parlamento Il tutto all’assemblea del Centro democratico di Tabacci, con i vecchi capibastone (plurindagati)
St azione marittima di Napoli, all’ombra del Maschio Angioino. È una delle ultime tappe del faticoso tour che conduce verso la nuova lista di sinistra. Si chiamerà “Insieme”: è la creatura di Giuliano Pisapia e Pier Luigi Bersani, ospiti d’onore.
Siamo all’assemblea nazionale del Centro democratico, il partitino da zero virgola di Bruno Tabacci. Ma il padrone di casa – che ha fatto gremire la sala da 200 e passa persone – è un politico locale di lungo corso: Michele Pisacane. Prende la parola per ultimo, quando l’auditorio si sta per svuotare. L’eloquio non è raffinatissimo, ma grintoso: “Il Pd ci ha usati come un taxi! Qui in Campania De Luca ha vinto coi nostri voti: abbiamo preso il 2,7% ma non veniamo mai citati”. Tabacci perde colore e deglutisce a fatica. “Prima c’erano De Luca e Renzi – strilla Pisacane – ora Bersani e Pisapia”. Si calma. “D’Alema è intelligente e arrogante, Pisapia invece è intelligente e dolce”. Sintesi politica.
Pisacane è un personaggio mitologico della politica campana. Ex sindaco di Agerola (8mila anime nella città metropolitana di Napoli) è nato democristiano, cresciuto nell’Udc di Casini e invecchiato nell’Udeur di Mastella, grazie al quale è entrato in Parlamento nel 2006. Oggi è un soldato di Tabacci. Tabacci è nel Campo Progressista di Pisapia. Pisapia è “Insieme” a Bersani. Dunque, per sillogismo, Pisacane è con Bersani.
A QUESTE latitudini, Michele è una piccola macchina da voti (qualcuno, volgarmente, direbbe “capobastone”). In occasione delle europee del 2014 ha fatto campagna elettorale persino a un candidato leghista, e fu miracolo ad Agerola: il Carroccio prese il 12%. Nel 2010 è riuscito a far eleggere la moglie Annalisa Vessella in consiglio regionale (sui manifesti elettorali, ovviamente, c’era il nome “Pisacane”). La ribalta nazionale è arrivata nel 2011: fu uno dei “responsabili” che cambiarono gruppo in Parlamento per salvare il governo Berlusconi. Poi la disavventura radiofonica con la Zanzara di Cruciani, cui ha confessato: “Il deputato fa una vita da cani, guadagna poco: solo 4.400 euro al mese”. Infine, una piccola condanna a 1 anno e 10 mesi per peculato, per l’uso improprio dell’auto blu del suo comune. Il nome di Pisacane aiuta a capire fin dove si estende il Campo progressista di Pisapia. Do- menica scorsa il sindaco di Milano aveva preferito non partecipare alla manifestazione del Brancaccio, a Roma, organizzata dai movimenti di sinistra con Tomaso Montanari e Anna Falcone. “Non ci sono le condizioni”, aveva fatto sapere. Qui a Napoli le condizioni invece ci sono.
NEI POSTI riservati delle prime file siedono diversi reduci della Prima Repubblica. Il più esimio è Angelo Sanza, colonna della Dc, parlamentare nel 1972, 1976, 1979, 1983, 1987, 1992, 1994, 1996, 2001, 2006; sottosegretario nei governi Andreotti, Cossiga, Forlani, Spadolini, Fanfani, Goria e De Mita. Ha avuto un po’ di guai con la giustizia, ma nemmeno una condanna: nel ‘93 è stato accusato di aver preso una mazzetta da Paolo Pizzarotti, ma il Parlamento votò contro l’autorizzazione a procedere; nel ‘ 94 è stato accusato di un’altra tangente da 200 milioni di lire, ma fu assolto in primo grado e prescritto in appello; infine è stato processato – e ancora assolto – nella “tangentopoli lucana”. Ora è pure lui con Tabacci e Pisapia. E quindi con Bersani (e Civati, e forse Fratoianni).
Di buon carattere, Sanza si concede al Fatto Quotidiano, malgrado un vecchio articolo poco benevolo (un collaboratore lo informa sotto voce, lui si arrabbia: “Guarda che lo so! Lo so che è del Fatto!”).
“Il mio – ci dice – è puro volontariato, non mi voglio candidare. Sono qui per dare un contributo: gli anziani hanno qualcosa da insegnare ai giovani. Sono contro la rottamazione”.
Oltre a Sanza, c’è il deputato sardo Roberto Capelli, ex Ccd e Udc, sotto indagine nel- la “r im bo rs op ol i” della sua Regione per 130mila euro non rendicontati. Insiste su un concetto molto caro da queste parti: “Nel 2013 abbiamo fatto vincere il Pd con una percentuale (lo 0,49% alla Camera, ndr) che ha fatto scattare il premio di maggioranza. Quel debito non è mai stato saldato”.
Poi c’è Francesco Attaguile, ex sindaco Dc di Catania negli anni ‘80: pure lui fu arrestato per tangenti nel ‘93, pure lui è stato assolto.
Si sbraccia Pino Riccio, notabile casertano in abito blu e scarpe sportive, che ha trascinato in sala una cinquantina di concittadini armati di bandiere del Centro democratico (alcuni giovanissimi, che levano le tende alla prima occasione). C’è gloria anche per Salvatore Maria Pisacane, ovviamente figlio di Michele, giovane avvocato entusiasta, che ringrazia Pisapia “per averci dato una limpida prospettiva politica”. Chiudono i grandi: interviene a sorpresa Gianni Cuperlo. Poi tocca a Bersani e Pisapia. L’ex capo della Ditta è ispirato. Un discorso alto, serio, su una nuova sinistra “che offra protezione” e parli di lavoro. Chissà che c’azzeccano Pisacane e Sanza.
Sintesi politica Pisacane: “Abbiamo fatto vincere De Luca, ma il Pd non ha mai saldato il suo debito”