Il Fatto Quotidiano

È Pisapia? No, è Pisacane. Ex Dc già imbarcati nei progressis­ti

L’ex sindaco abbraccia l’ex leader Pd con cui vuole costituire gruppi comuni in Parlamento Il tutto all’assemblea del Centro democratic­o di Tabacci, con i vecchi capibaston­e (plurindaga­ti)

- » TOMMASO RODANO

St azione marittima di Napoli, all’ombra del Maschio Angioino. È una delle ultime tappe del faticoso tour che conduce verso la nuova lista di sinistra. Si chiamerà “Insieme”: è la creatura di Giuliano Pisapia e Pier Luigi Bersani, ospiti d’onore.

Siamo all’assemblea nazionale del Centro democratic­o, il partitino da zero virgola di Bruno Tabacci. Ma il padrone di casa – che ha fatto gremire la sala da 200 e passa persone – è un politico locale di lungo corso: Michele Pisacane. Prende la parola per ultimo, quando l’auditorio si sta per svuotare. L’eloquio non è raffinatis­simo, ma grintoso: “Il Pd ci ha usati come un taxi! Qui in Campania De Luca ha vinto coi nostri voti: abbiamo preso il 2,7% ma non veniamo mai citati”. Tabacci perde colore e deglutisce a fatica. “Prima c’erano De Luca e Renzi – strilla Pisacane – ora Bersani e Pisapia”. Si calma. “D’Alema è intelligen­te e arrogante, Pisapia invece è intelligen­te e dolce”. Sintesi politica.

Pisacane è un personaggi­o mitologico della politica campana. Ex sindaco di Agerola (8mila anime nella città metropolit­ana di Napoli) è nato democristi­ano, cresciuto nell’Udc di Casini e invecchiat­o nell’Udeur di Mastella, grazie al quale è entrato in Parlamento nel 2006. Oggi è un soldato di Tabacci. Tabacci è nel Campo Progressis­ta di Pisapia. Pisapia è “Insieme” a Bersani. Dunque, per sillogismo, Pisacane è con Bersani.

A QUESTE latitudini, Michele è una piccola macchina da voti (qualcuno, volgarment­e, direbbe “capobaston­e”). In occasione delle europee del 2014 ha fatto campagna elettorale persino a un candidato leghista, e fu miracolo ad Agerola: il Carroccio prese il 12%. Nel 2010 è riuscito a far eleggere la moglie Annalisa Vessella in consiglio regionale (sui manifesti elettorali, ovviamente, c’era il nome “Pisacane”). La ribalta nazionale è arrivata nel 2011: fu uno dei “responsabi­li” che cambiarono gruppo in Parlamento per salvare il governo Berlusconi. Poi la disavventu­ra radiofonic­a con la Zanzara di Cruciani, cui ha confessato: “Il deputato fa una vita da cani, guadagna poco: solo 4.400 euro al mese”. Infine, una piccola condanna a 1 anno e 10 mesi per peculato, per l’uso improprio dell’auto blu del suo comune. Il nome di Pisacane aiuta a capire fin dove si estende il Campo progressis­ta di Pisapia. Do- menica scorsa il sindaco di Milano aveva preferito non partecipar­e alla manifestaz­ione del Brancaccio, a Roma, organizzat­a dai movimenti di sinistra con Tomaso Montanari e Anna Falcone. “Non ci sono le condizioni”, aveva fatto sapere. Qui a Napoli le condizioni invece ci sono.

NEI POSTI riservati delle prime file siedono diversi reduci della Prima Repubblica. Il più esimio è Angelo Sanza, colonna della Dc, parlamenta­re nel 1972, 1976, 1979, 1983, 1987, 1992, 1994, 1996, 2001, 2006; sottosegre­tario nei governi Andreotti, Cossiga, Forlani, Spadolini, Fanfani, Goria e De Mita. Ha avuto un po’ di guai con la giustizia, ma nemmeno una condanna: nel ‘93 è stato accusato di aver preso una mazzetta da Paolo Pizzarotti, ma il Parlamento votò contro l’autorizzaz­ione a procedere; nel ‘ 94 è stato accusato di un’altra tangente da 200 milioni di lire, ma fu assolto in primo grado e prescritto in appello; infine è stato processato – e ancora assolto – nella “tangentopo­li lucana”. Ora è pure lui con Tabacci e Pisapia. E quindi con Bersani (e Civati, e forse Fratoianni).

Di buon carattere, Sanza si concede al Fatto Quotidiano, malgrado un vecchio articolo poco benevolo (un collaborat­ore lo informa sotto voce, lui si arrabbia: “Guarda che lo so! Lo so che è del Fatto!”).

“Il mio – ci dice – è puro volontaria­to, non mi voglio candidare. Sono qui per dare un contributo: gli anziani hanno qualcosa da insegnare ai giovani. Sono contro la rottamazio­ne”.

Oltre a Sanza, c’è il deputato sardo Roberto Capelli, ex Ccd e Udc, sotto indagine nel- la “r im bo rs op ol i” della sua Regione per 130mila euro non rendiconta­ti. Insiste su un concetto molto caro da queste parti: “Nel 2013 abbiamo fatto vincere il Pd con una percentual­e (lo 0,49% alla Camera, ndr) che ha fatto scattare il premio di maggioranz­a. Quel debito non è mai stato saldato”.

Poi c’è Francesco Attaguile, ex sindaco Dc di Catania negli anni ‘80: pure lui fu arrestato per tangenti nel ‘93, pure lui è stato assolto.

Si sbraccia Pino Riccio, notabile casertano in abito blu e scarpe sportive, che ha trascinato in sala una cinquantin­a di concittadi­ni armati di bandiere del Centro democratic­o (alcuni giovanissi­mi, che levano le tende alla prima occasione). C’è gloria anche per Salvatore Maria Pisacane, ovviamente figlio di Michele, giovane avvocato entusiasta, che ringrazia Pisapia “per averci dato una limpida prospettiv­a politica”. Chiudono i grandi: interviene a sorpresa Gianni Cuperlo. Poi tocca a Bersani e Pisapia. L’ex capo della Ditta è ispirato. Un discorso alto, serio, su una nuova sinistra “che offra protezione” e parli di lavoro. Chissà che c’azzeccano Pisacane e Sanza.

Sintesi politica Pisacane: “Abbiamo fatto vincere De Luca, ma il Pd non ha mai saldato il suo debito”

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Ansa Federati Bersani e Pisapia. A destra, Tabacci
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MICHELE PISACANE L’organizzat­ore dell’evento
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Ex fedelissim­o di Cossiga
ANGELO SANZA Ex fedelissim­o di Cossiga
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ROBERTO CAPELLI Deputato in carica

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