Il Fatto Quotidiano

La Camera saluta il giurista Napolitano: “Idee diverse”

L’ultimo omaggio a Montecitor­io. L’ex presidente della Repubblica: “Evitammo di vederci per la riforma costituzio­nale, ma eravamo amici”

- » LUCA DE CAROLIS

Asalutarlo

per l’ultima volta c’erano il premier, un ex presidente della Repubblica e tanta sinistra. E poi la gente, non moltissima, in maglietta e occhi ovviamente spalancati dentro il Palazzo.

IN UN POMERIGGIO torrido, Montecitor­io (ri)apre per la camera ardente di un suo ex vicepresid­ente, Stefano Rodotà: più volte deputato, ma soprattutt­o giurista e coscienza libera, quindi critica. Nella sala Aldo Moro accanto al feretro ci sono la moglie Carla, vestita di grigio e nero, e i due figli. Ma niente lacrime. Il dolore lo trattengon­o, come forse sarebbe piaciuto al professore. Prima che apra la sala ad aspettare c’è già Walter Tocci, senatore “irregolare” del Pd, con occhi lucidi e cravatta rossa. Con Rodotà aveva condiviso il No nel referendum del 4 dicembre e molto altro. Le porte si spalancano puntuali, alle 16, e arriva la presidente della Camera Laura Boldrini. Entra, e comincia a parlare con la signora Carla. Si fermerà per più di un’ora. Intanto parte la piccola coda. Con tante donne, ed età media alta. Tra i primi, Gianni Cuperlo e il governator­e del Lazio Nicola Zingaretti. Poi tre di Sinistra Italiana, Stefano Fassina, Nicola Fratoianni e Loredana De Petris. L’attore Fabrizio Gifuni si tortura la barba, firma il registro e ricorda: “Rodotà è legato al mio primo voto”. L’ex direttore di Rai Tre Angelo Guglielmi e la moglie si presentano con un grande mazzo di fiori. Giuliano Amato è rapidissim­o, per schivare i cronisti. Cinge le spalle della vedova, le parla fitto. Si vedono i volti della sinistra un tempo al governo, da Tana de Zulueta a Cesare Salvi. E colleghi del professore, come il costituzio­nalista Gaetano Azzariti. Appare anche una deputata del M5s, Laura Castelli. “Se non fossimo entrati nel Movimento non avremmo mai potuto conoscere un uomo come Rodotà” sostiene. Boldrini le presenta la moglie del professore sotto lo sguardo incuriosit­o di Zingaretti.

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni resta per diversi minuti. “Rodotà è stato un esempio per il Paese” commenta. Emma Bonino arriva assieme al Dem e radicale Roberto Giachetti. Si tiene a distanza dal feretro. Sembra piccolissi­ma. Giorgio Napolitano invece è con la moglie, lei con un cappellino, lui con la mano che stringe forte il bastone. Gira attorno alla bara. Quindi si siede a parlare con la signora Rodotà, a lungo. Si allontanan­o tutti, per lasciarli soli. La pensavano diversamen­te, lui e il giuri-

Chi c’era

In sala Boldrini, Gentiloni, Bonino e Amato. Diversi eletti di Pd e Si, una 5Stelle

sta. E Napolitano lo ammette: “Le nostre posizioni si erano allontanat­e da tempo, e c’è stato il confronto duro sulla riforma costituzio­nale. Evitammo un incontro che rischiava di diventare uno scontro. Ma la nostra amicizia era una cosa bella”. Intanto la fila scompare. Dopo le 18, solo qualche visitatore. Però spunta Gianni Letta. Si siede per poco e se ne va in fretta. Questa mattina, la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Domani, i funerali con cerimonia laica all’università La Sapienza.

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LaPresse Presidente emerito Giorgio Napolitano alla camera ardente

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