Campagna elettorale? No, Renzi è sparito Anzi, è in vacanza
Il segretario Pd non è mai andato in tv. Ha rifiutato pure l’invito di Vespa
Matteo è in vacanza per tre giorni con la famiglia”. Gli uomini del premier rispondono così alla domanda: “Ma Renzi dove sta?” Oggi si vota e il segretario del Pd sembra talmente poco interessato a come andranno i candidati del suo partito al ballottaggio che nell’ultima settimana è letteralmente sparito. Nessun comizio, nessuna intervista, nessun evento pubblico. Non ha neanche fatto Ore Nove, la Rassegna stampa del Pd in diretta Facebook, venerdì mattina, come le scorse settimane. Non è andato da Bruno Vespa, martedì sera, che pure lo aveva invitato in vista dei ballottaggi.
NON È DATO sapere dove sia. Qualcuno dice che è al mare, qualcuno smentisce. C’è chi racconta che sta chiuso da qualche parte per finire il libro. Ancora? Teoricamente, ogni week-end, negli ultimi mesi era dedicato a questo. Ma il dato certo è che non si è visto. “Forse in questa fase non si sta sentendo amato, ecco”, afferma in un’intervista a Repubblica Gianni Crivello, il candidato del centrosinistra a Genova, a proposito del fatto che non è andato in città per sostenerlo nella corsa per il ballottaggio. Il timore di perdere il capoluogo ligure in casa dem è alto. Così come di finire dietro il centrodestra in Toscana (a Lucca, a Pistoia, a Carrara). E un po’ ovunque. Ma fa un certo effetto la motivazione dello stesso Crivello: “Per me non sarebbe stato un problema se fosse venuto”. Come dire, meglio se non si è fatto vedere. Non proprio normale, visto che si tratta del segretario. Ancora: “Ci siamo sentiti dieci giorni fa. Mi ha detto in bocca al lupo. Con il vice, Maurizio Martina, ci siamo sicuramente confrontati di più durante la campagna elettorale”. Crivello, soprattutto nella campagna per il ballottaggio, si è spostato sempre di più su posizioni di sinistra. Tanto che molti del Pd neanche lo voteranno, considerandolo egemonizzato da Mdp. Ma il caso è emblematico. Durante le Regionali di 2 anni fa, Renzi non si risparmiò, andò ovunque. La Liguria la perse comunque, ma era ancora la fase in cui veniva considerato un vincente, uno che portava voti. Impegno ridotto per le amministrative dell’anno scorso, in gioco Roma, Milano, Torino, Bologna: tirava una brutta aria ed era già chiaro che il vento era cambiato.
IL SEGNALE era talmente evidente che l’avvertimento a ll ’ allora premier di amici, consulenti, sondaggisti, fu: “Se vuoi vincere il referendum, sparisci il più possibile”. Consiglio ignorato, sovra-esposizione massima, sconfitta rovinosa. Da allora, l’ex premier almeno questa lezione pare averla imparata. Una “non” campagna elettorale, con presenza ridotta al minimo, l’ha portato a vincere le primarie. E per queste amministrative, la campagna il leader non l’ha proprio fatta. Sui territori, hanno girato invece gli altri, da Matteo Richetti, a Maurizio Martina, a Lorenzo Guerini. Parola d’ordine: sottovalutarne il più possibile il valore politico. Già da prima del congresso, dalla minoranza (e non solo), si ragionava così: “Comunque vada, il Pd perderà le amministrative, poi le politiche. E allora, Renzi dovrà lasciare la segreteria”. Tanto è vero che proprio ieri Gianni Cuperlo e Andrea Orlando hanno cominciato a chiedere le primarie di coalizione. Ecco Cuperlo: “Una vera leadership deve avere l’umiltà di offrire a un campo più ampio la possibilità, mi riferisco alla società civile, di decidere insieme. Le primarie aperte per un nuovo centrosinistra come chiesto da Giuliano Pisapia hanno questo significato”. Replicano sia Guerini che Richetti: “Le primarie ci sono appena state e il risultato è stato nettissimo”.