CasaPound al Colosseo con la scusa dello ius soli
Duemila militanti da tutta Italia con Iannone, Di Stefano e Nina Moric Volti scoperti, marciano tutti inquadrati: “Così uccidono la nazione”
Sfilano
ordinati che più ordinati non si può, allineati per cinque o per sei, tutti con la bandiera almeno nei primi spezzoni, tutti sul lato destro di via Labicana che sotto il sole cocente tra fumogeni e striscioni li conduce al Colosseo e di lì al Colle Oppio, storica roccaforte nera ben prima di loro e dove una volta avevano il loro quartier generale in un pub. Lì vicino, all’Esquilino, nel primo quartiere multietnico di Roma, alla fine del 2003 hanno occupato un palazzone di proprietà pubblica in via Napoleone III. Adesso dichiarano un centinaio di sedi in Italia e seimila iscritti. “Oggi in piazza siamo cinquemila”, dice il presidente di CasaPound Italia, Gianluca Iannone, barba lunga sale e pepe e camicia bianca. Sono duemila e sono arrivati da tutta Italia, però col caldo che fa non è male. Scandiscono: “Lo ius soli uccide la nazione, CasaPound per la rivoluzione”, sventolano bandiere dell’Unione europea con la croce sopra. Innalzano cartelli con le foto dei jihadisti con passaporto europeo: “Salah Abdeslah, francese. No grazie”, riferimento a uno dei terroristi che insanguinarono il Bataclan (95 morti) e altri luoghi di Parigi la sera del 13 novembre 2015.
I “fascisti del terzo millennio” che si ispirano alla Repubblica di Salò e puntano a entrare in Parlamento mostrano le facce più pulite, giovani e non, poche teste rasate, in fondo qualche maglietta che inneggia allo “stile squadrista” ma niente saluti romani, parecchie donne, molte ragazzine. Non solo la showgirl croata Nina Moric che marcia in testa a fianco del vicepresidente e portavoce Simone Di Stefano in giacca e cravatta. Tutti inquadrati da un severo ma cortese servizio d’ordine la cui divisa è un “fratino” rosso con la tartaruga simbolo del movimento: rappresenta il diritto alla proprietà della casa e il mutuo sociale, una delle loro prime campagne a Roma quindici anni fa. Ora sono entrati in diversi Comuni: dopo Bolzano, Lamezia Terme e Isernia anche Lucca (7,8 per cento) e Todi (4,8). Finito l’amore con Matteo Salvini, vogliono andare alle Politiche da soli.
La strategia
Dopo gli exploit alle Comunali, da Bolzano a Lucca, puntano alle elezioni politiche
LE FACCE PULITE non sono tutto. Secondo i dati del Viminale pubblicati qualche giorno fa da Repubblica sono militanti o comunque riconducibili a CasaPound 19 arrestati e 336 denunciati per reati di violenza politica tra il 2011 e il 2015. Erano passati per CasaPound, come ricorda l’Osservatorio sulle nuove destre, anche l’assassino di due senegalesi a Firenze nel 2011 e uno dei responsabili dell’omicidio di Silvio Fanella, il cassiere del finanziere nero Gennaro Mokbel. Contro lo ius soli avevano manifestato anche il 15 giugno vicino al Senato, con tanto di brevi scontri con la polizia. “Se dovesse passare la legge raccoglieremo le firme per un referendum – ha detto Di Stefano –. Non è questione di razzismo ma l’essenza della nostra identità nazionale”. Ieri nessun incidente.