Dall’avere paura ci salva l’amore per un Padre che si prende cura di noi
POVERI DI CERTEZZE Ognuno ha i suoi timori Per vincerli, Gesù non indica una strategia, né una medicina bensì una Persona: Dio
Nella pagina del Vangelo proposta in questa Domenica ( Matteo, 10, 26-33) torna per tre volte un invito: Non abbiate paura! Il verbo usato nell’originale greco ha una radice da cui deriva anche la nostra parola “fobia”, che oggi, come si legge in un diffuso dizionario di psicologia, s’usa per indicare un timore irragionevole e insuperabile per oggetti o situazioni che però secondo il buon senso non dovrebbero provocare timori.
I PERICOLI EVOCATI
da Gesù sono invece reali e perfino fisici: si parla di quelli che uccidono il corpo. Sono rischi sempre reali per i discepoli di Gesù, in ogni epoca. È accaduto, infatti, ed accade. Gesù non illude e neppure addita la via delle catacombe; piuttosto indica i tetti. “Quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze”. La fede cristiana non è una credenza esoterica, riservata a pochi iniziati. Talvolta sono gli stessi cristiani a ritenersi un gruppo a parte; ma accade pure che siano altri a volere una Chiesa in sagrestia; al massimo operativa nelle sue strutture, ma non oltre. Gesù invece vuole una Chiesa che ha voce e che dà voce a chi non ne ha. Papa Francesco parla spesso di una chiesa-in-uscita. Se lo ripete non è per populismo, ma perché lo stesso Dio cristiano è un Dio-in uscita! “Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noi, ha posto la sua tenda tra noi per portarci la sua misericordia che salva e dona speranza. Ricordate bene: u- scire da noi, come Gesù, come Dio è uscito da se stesso in Gesù e Gesù è uscito da se stesso per tutti noi” (27 marzo 2013). La paura spinge a rintanarsi, a nascondersi. È accaduto anche agli apostoli: dopo la crocifissione del loro maestro si ritirarono in una casa sbarrata per paura dei Giudei ( Giovanni 20,19). Può accadere anche a noi. A tutti. Zygmunt Bauman, attento lettore della nostra epoca, inserì nella categoria della liquidità anche la paura. “Le occasioni di aver paura – ha scritto – sono una delle poche cose che non scarseggiano in questi nostri tempi tristemente poveri di certezze, garanzie e sicurezze. Le paure sono tante e varie. Ognuno ha le sue, che lo os sess iona no, diverse a seconda della collocazione sociale, del genere, dell’età e della parte del pianeta in cui è nato e ha scelto di ( o è stato costretto a) vivere” ( Paura liqui
da, 27). L’invito di Gesù, allora, potrebbe avere una destinazione anche più ampia dei suoi discepoli. Potrebbe. Come rimedio, però, Gesù non indica una strategia, né una medicina bensì una Persona: Dio. La ragione del ricorso a Lui sta nel fatto che si tratta non di un essere onnipo- tente, ma di un Padre che ha premura, che si prende cura, che riserva la sua attenzione per ciò che ha scarso valore (“due passeri non si vendono forse per un soldo? … Voi valete più di molti passeri”), per ciò che è piccolo al punto di essere invisibile (“… nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i vostri capelli sono tutti contati”).
CIÒ CHE FA
venir meno la paura e fa insorgere la fiducia non sono le precauzioni, la costruzione di fortini per la difesa, né le tattiche di guerra, ma l’amore che si prende cura. Solo l’esperienza dell’amore ci custodisce dalla paura. L’esperienza religiosa attestata nella Bibbia è proprio questa. Oggi chi partecipa alla celebrazione della Messa ode pure la voce del profeta Geremia: “Sentivo la calunnia di molti: ‘terrore all’intorno’! Ma il Signore è al mio fianco” (Geremia 20, 10-13). È sempre l’esperienza di un Dio vicino e attento, cioè proteso verso l’uomo per aiutarlo, soccorrerlo e salvarlo a essere testimoniata. San Paolo, poi, ci spiega dove noi conosciamo e gustiamo la premura di Dio: in Gesù Cristo, dove c’è in abbondanza per tutti (Romani 5, 12-15).