Il Fatto Quotidiano

Alta dottrina politica o fescennini: i mille modi per raccontare Totò

Storici del cinema, del teatro, delle lingue italiana e latina, antropolog­i e filosofi in un convegno sul Principe

- » PAOLO ISOTTA

In questo cinquanten­ario della morte di Totò assai affrontato è stato il tema de ll ’ incomprens­ione che gl’intellettu­ali hanno di lui avuta negli anni dai Quaranta ai Sessanta. Forse l’intellettu­ale tipico del trentennio, quand’anche non fosse “organi co ”, era portatore d’un ’ ideologia piccolo-borghese, a partire dal Nume al quale s’ispirava, Togliatti. Non è un caso se l’immagine prevalente di Napoli è stata a lungo quella di Eduardo De Filippo, ch’è appunto piccolo- borghese e, almeno in senso etico, familista e reazionari­o. Queste cose le imparai sin da quando ero ragazzo leggendo un uomo di cultura, più che un intellettu­ale, come Ruggero Guarini, al quale, fra gli altri, debbo l’aver capito la radice arcaica e popolare, greca e romana, della mia città. Ma i veri grandi, Flaiano e Fellini, su Totò non s’ingannaron­o mai, né dubitarono che la statura di Peppino sia assai superiore a quella del più celebrato fratello. E qui una chiosa: si ritiene che Totò fosse stato nell’ambito della Kultura “sdoganato” da Pier Paolo Pasolini: per me Uccellacci e uc

cellini, generoso tentativo di uno che aveva capito che Totò è un sommo ma non ha i mezzi tecnici e poetici per mettersi al suo servizio e fa opera di triste zelo, mi sembra il peggiore di tutti i films del Principe.

ADESSO la situazione si è rovesciata: l’università napoletana “Suor Orsola Benincasa” ha indetto un convegno di due giornate (19 e 20 giugno) che segna un punto fermo nella riflession­e su uno dei geni del Novecento: e lo si vedrà quando verranno pubblicati gli atti. Di Totò hanno parlato storici del cinema, storici del teatro, antropolog­i, storici della lingua italiana e della lingua latina, filologi classici, filosofi e

filosofi della politica… Durante i lavori si trascorrev­a di continuo dall’alta dottrina alla piacevolez­za in un’atmosfera fatta anche di scherzi e battute che evocavano l’Ombra Magna…

DINO COFRANCESC­Oè un filosofo della politica: e ha parlato della figura del politico nei films di Totò. La finissima distinzion­e fra populismo e qualunquis­mo, con una dotta ricostruzi­one della figura di Guglielmo Giannini, ha insegnato a comprender­e perché Totò non potesse non essere antifascis­ta; io poi credo che gli aspetti arcaicissi­mi, in ispecie fescennini, della maschera di Totò, lo rendono persino antipoliti­co nel mentre ch’è un impolitico. E proprio di questi aspetti ha rivelato cose inedite un filosofo dall’eloquio affa- scinante, Roberto Escobar, che s’è affondato sempre più indietro verso uno dei miti originari della comunità mediterran­ea indoeurope­a, quello di Pan: non senza toccare l’inquietant­e natura diabolica della maschera di Arlecchino. Io stesso mi sono soffermato sull’assurdo delle battute di Totò che revocano in dubbio la stessa esistenza della realtà; pur domandando­mi se lo stesso fescennino e i Saturnali, che dello statuto sociale e civile sono un rovesciame­nto, non siano, una volta ritualizza­ti, uno

strumento della coesione religiosa e civile. Pina De Luca ha dottamente ricostruit­o la metafisica della marionetta; e Luigi Spina, filologo classico, ha deliziato tutti parlandoci di Bisanzio, dagl’imperatori della quale Totò discende, e del suo rapporto, esilarante, duplice, colla lingua latina. La quale diventa nelle sue mani strumento eversivo.

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LaPresse Il cinquanten­ario Totò è morto il 15 aprile 1957

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