La più fertile non è quella dei cretini, ma degli ipocriti
Era dal 500 che non si vedevano tante immagini di belle donne incinte o che allattano. Vabbè che con i vestiti di allora sembravano incinte tutte, anche la Primavera di Botticelli, e per evidenziare la gravidanza i pittori le dotavano di pancioni debordanti che gonfiavano le tuniche: Madonne del Parto e del Latte, tacite e serene co-protagoniste di un mistero che (allora ci credevano sul serio) ci avrebbe salvato tutti. Nel 600 il punto-vita si stringe tanto che per proteggere il feto si inventa il “guardinfante”, sottogonna rigida che diventa moda per tutte, gravide e no. Dall’Ottocento in poi la gravidanza diventa tabù: è la prova che l’angelica creatura pallida e boccoluta sognata dai poeti fa sesso.
CI SONO FOTO di Elisabetta II o Sofia di Grecia incinte? No, e neppure delle dive Anni 50: la gravidanza faceva senso, era brutta, l’allattamento al seno un’usanza da cavernicoli. Solo alla fine del 900 il corpo incinto e il seno che allatta tornano visibili e mediatici e, al di là della patinatura da rotocalco, è una bella cosa. Abbiamo riscoperto il fascino provocatorio di una pancia impegnata a costruire la vita. Certo, la remise-en-forme dopoparto è diventata uno sport estremo, e le privilegiate Cornelie 3.0 e taglia 40 che invadono le copertine ostentando i loro “gioielli” dai nomi improbabili stufano quanto la pomposa madre dei Gracchi.
La nidiata può essere uno status-symbol più crudele di altri, però la colpa non è di Michelle, di Ilary, di Kate o dei media. È di chi continua a non creare per tutte le donne le condizioni per diventare madri senza rinunce esistenziali, dei datori di lavoro per cui la fecondità delle lavoratrici è una disabilità, dei bigotti che in nome della “natura” rendono complicato e doloroso il ricorso alla fecondazione assistita. In Italia c’è solo una madre più prolifica di quella dei cretini: la madre degli ipocriti.