L’equivoco Caimano: in realtà hanno vinto astenuti e anti-Renzi
Forza Italia e Berlusconi perdono consensi e peso specifico nella coalizione di centrodestra, in cui la Lega ora pesa di più
Più che la destra, ha vinto l’astensione. La prima lettura del risultato dei ballottaggi ha fatto gridare al successo del centrodestra unito, Berlusconi più Salvini. Corretto solo in parte. Il vero trionfatore delle elezioni è stato il rifiuto della politica, che quest’anno ha coinvolto anche i titolari della presunta “diversità” anti partitica: il Movimento 5 Stelle.
L’affluenza era già in picchiata rispetto al confronto tra il primo turno di cinque anni fa e quello di quest’anno (dal 68 al 60%). Nelle città in cui si è votato il secondo turno, è scesa ancora: dal 58% di due settimane fa al 46,03% di domenica.
Un paio di esempi sono particolarmente clamorosi: a Verona, nel 2012, Flavio Tosi per diventare sindaco aveva dovuto portare a casa 76.904 voti. Al suo successore Federico Sboarina ne sono bastati trentamila in meno: 46.962. Cinque anni fa l’affluenza era stata del 69,6%, domenica si è fermata al 42,3%: la differenza l’ha fatta chi non ha votato. La Lega si è giustamente intestata la vittoria, ma nei numeri di lista è passata dai 13.065 voti del 2012 ai 9.704 di quest’anno (una parte signifi-
Effetto 4 dicembre I candidati “non dem” aumentano i voti al secondo turno, quelli “dem” li perdono
cativa dei consensi del Carroccio è stata intercettata dalla lista civica che porta il nome di Sboarina). Anche a Como l’affermazione del centrodestra è spinta dall’affl uenza quasi imbarazzante del ballottaggio: 35,8% (nel 2012 fu del 60,3% al primo turno e del 42,7 al secondo). Il sindaco del Pd Mario Lucini era stato eletto con con 21.562 voti, oggi a Mario Landriscina, centrodestra, ne bastano 13.045. Insomma: il boom delle destre è gonfiato anche dalla diserzione di massa delle urne.
I dati calcolati da YouTrend dopo il primo turno consentono un ulteriore livello di lettura: nei comuni sopra i 15 mila abitanti delle Regioni a statuto ordinario, la Lega è al 7,8% e Forza Italia al 7%. Al Nord il Carroccio sale al 12,6% contro il 7,8% di Berlusconi, al Centro sono entrambi attorno al 6% (alle Amministrative le percentuali dei partiti sono diluite dalla proliferazione delle liste civiche). Salvini ora pesa più di Forza Italia. Un bel rompicapo: Salvini non può essere la guida del centrodestra, perché sotto Firenze prende poco e sotto Roma non prende nulla, ma al Nord il centrodestra senza la Lega semplicemente non esiste.
SE IL NON VOTO ha vinto le elezioni, il Partito democratico le ha perse. L’effetto 4 dicembre è evidente soprattutto in quelle che dovevano essere le fortezze del centrosinistra. A
Pistoia cinque anni fa il dem Samuele Bertinelli era stato eletto al primo turno con 23 mila voti. Domenica al ballottag- gio ne ha messi insieme 16 mila (dopo i 14 mila del primo turno). Il Pd in una consiliatura ha perso un terzo dei suoi consensi: scende da 12.438 a 8.456 voti.
ALa Speziai voti del partito di Renzi invece sono dimezzati: erano 10.136 nel 2012, ora sono 5.819. Il centrosinistra Paolo Manfredini domenica ha messo insieme 13.771 preferenze, cinque anni fa Massimo Federici vinceva al primo turno toccando quota 21.448. ASesto San Giovanni( fu Stalingrado d’Italia) la sindaca uscente Monica Luigia Chittò passa dai 16.144 voti del 2012 agli 11.334 di domenica. A Ge
nova, soprattutto, Marco Doria prendeva 114.245 voti e il Pd 55.137. Cinque anni più tardi, Gianni Crivello si ferma a 91.057 voti, il Pd a 43.156.
I candidati del Pd perdono consensi addirittura tra primo e secondo turno (quando in genere se ne conquistano, per ovvi motivi) a L’Aquila, Avezzano, Budrio.
Il partito di Renzi ha completato il cambio di muta. Regge al Sud, trainato dalle civiche, va male al Centro e al Nord, soccombe clamorosamente nelle Regioni rosse: 5 ballottaggi su 5 persi in Emilia Romagna, 3 su 3 in Liguria.