Il Fatto Quotidiano

“Scafarto mandò all’Aise notizie sullo 007 Mancini”

Non solo ConsipNuov­e accuse al capitano del Noe che non risponde più ai pm e contesta la competenza della Procura di Roma: “Tocca a Napoli”

- » VALERIA PACELLI

Nelsettemb­rescorso, il capitano dei carabinier­i del Noe Gianpaolo Scafarto avrebbe invitato a un agente dell’Aise, il servizio segreto estero, due file dal titolo “Marco Mancini”. Dentro non ci sarebbero informativ­e ma intercetta­zioni che non finiranno nell’indagine Consip, alla quale lavorava Scafarto. Nella seconda mail inviata ci sarebbe poi un riferiment­o che ieri Scafarto non ha spiegato: sentito per la terza volta davanti ai pm di Roma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Quello che avrebbero voluto chiedergli i magistrati è a cosa si riferiva in una seconda mail inviata ai suoi ex colleghi, ora all’Aise, quando scriveva: “Semp re per il capo”.

DI CHI SI TRATTI non è chiaro. Potrebbe essere un dirigente dell’Aise, anche se nel nuovo capo di imputazion­e di Scafarto non c’è scritto alcun nome. Mancini, ex responsabi­le dell’Antiterror­ismo e ora al Dipartimen­to informazio­ne e sicurezza, è estraneo all’indagine Consip. Era finito a processo per il caso del rapimento di Abu Omar ma non è stato condannato. L’unica cosa che emerge dagli atti è un incontro, per una cena, con Italo Bocchino, ex parlamenta­re ora indagato in un filone di questa inchiesta per traffico di influenze. Perché Scafarto avrebbe mandato due file dal titolo “Marco Mancini”?

Oltre il falso, ora il capitano del Noe è indagato anche per rivelazion­e di segreto d’ufficio. Avrebbe inviato a due ex colleghi, ora nei Servizi, parti dell’informativ­a depositata il 3 febbraio, e non quella depositata il 9 gennaio come abbiamo precedente­mente scritto. Il contenuto di queste due informativ­e è simile, anche se quella del 3 febbraio è piena di parti omissate.

Questa mail sarebbe del 3 marzo 2017: quel giorno ne ll ’ ambito dell’in chi es ta Consip veniva sentito dai pm romani Tiziano Renzi, indagato per rivelazion­e del segreto istruttori­o. Quel giorno i giornali pubblicano il verbale dell’amministra­tore delegato di Consip, Luigi Marroni. Inoltre il giorno dopo, il 4 marzo, proprio sui quotidiani usciva parte dell’informativ­a depositata il 9 gennaio. Per i magistrati romani Paolo Ielo e Mario Palazzi però si tratta, nel caso di Scafarto, comunque di un reato. E contestano la rivelazion­e del segreto: quegli atti, è questa l’accusa, non dovevano finire nelle mani dell’Aise, che non aveva titolo per ricevere quelle informa- zioni. Chiariment­i su questo però, come detto, non sono stati forniti ieri da Scafarto. Se il capitano del Noe si è avvalso della facoltà di non rispondere, i suoi legali hanno invece hanno depositato un’instanza in cui chiedono di trasferire l’indagine a Napoli che sarebbe - questa la linea difensiva - la Procura competente.

L’informativ­a depositata il 9 gennaio che secondo l’accusa contiene i falsi è stata firmata a Napoli in vista di un incontro che ci sarebbe stato di lì a poco con i magistrati di Napoli, ai quali l’informativ­a è stata consegnata. Poi è arrivata anche ai pm della capitale. Se quindi l’inchiesta su Scafarto dovesse arrivare in Campania, il procurator­e capo, Nunzio Fragliasso, dovrebbe decidere a chi affidare l’indagine sul capitano del Noe, e quindi anche se darla a Henry John Woodcock, il magistrato già titolare dell’inchiesta all’inizio prima che venisse trasferita a Roma e che ora continua ad indagare su Alfredo Romeo, l’imprend itore n ap o le t an o che intanto si trova in carcere per corruzione.

INTANTO la Procura di Roma contesta a Scafarto un terzo falso. I primi due riguardano la parte dell’informativ­a del 9 gennaio sui servizi segreti e la frase intercetta­ta “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato”. Nell’atto questa frase viene attribuita falsamente a Romeo, quando invece a pronunciar­la era stato Bocchino, come riportato nei brogliacci­o. Un terzo falso ora riguardere­bbe il generale Fabrizio Farragina, ex Aisi (il servizio segreto interno), in relazione alla vicenda della presunta presenza di esponenti dei servizi durante le indagini svolte da Scafarto su Consip. Come emerge da una chat tra Scafarto e i colleghi, nella parte dell’informativ­a contestata, non era Farragina a parlare con Romeo.

Sabato è stato risentito il presidente Consip, Luigi Ferrara. Indagato per false informazio­ni ai pm dopo un primo interrogat­orio, sabato Ferrara ha spiegato in sostanza di aver sentito parlare di Romeo dal comandante generale Tullio del Sette e che dopo la conversazi­one capì che c’era un’indagine sull’imprendito­re. Del Sette è indagato per rivelazion­e di segreto d’ufficio. Il legale di Ferrara, l’avvocato Filippo Dinacci, spiega che si è “trattato di un mero equivoco comunicati­vo, che è stato chiarito. Ferrara non è un imprendito­re né un politico, ma solo un servitore dello Stato. E in quanto tale non ha alcun interesse a coprire alcunché”.

L’intreccio

Acquisite email che si riferiscon­o al dirigente coinvolto (e assolto) nel caso Abu Omar

 ?? Ansa ?? Centrale acquisti Carabinier­i alla Consip, a sinistra il capitano Gianpaolo Scafarto e il presidente dimissiona­rio di Consip Luigi Ferrara
Ansa Centrale acquisti Carabinier­i alla Consip, a sinistra il capitano Gianpaolo Scafarto e il presidente dimissiona­rio di Consip Luigi Ferrara
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