Il Fatto Quotidiano

La Corte Suprema fa felice Trump: travel ban (quasi) ok

Entro giovedì il blocco degli ingressi dai Paesi musulmani tornerà in vigore, per ora solo per i cittadini senza legami con istituzion­i o persone negli Usa. Il presidente: “È la mia vittoria”

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Quando ti scegli tu i giudici le cose ti filano spesso lisce. E così la Corte Suprema Usa, cui Donald Trump e il Congresso repubblica­no si sono affrettati a dare una maggioranz­a di destra, ripristina alcune disposizio­ni contenute nel bando all’ingresso negli Usa di viaggiator­i provenient­i da Paesi musulmani – il ‘ muslim ban’ –, in attesa di pronunciar­si sulla sostanza.

Finora tutte le Corti federali che hanno giudicato il bando, uno dei primi atti della presidenza Trump, mai entrato in vigore, lo avevano bocciato come discrimina­torio e, quindi, incostituz­ionale. Il divieto di ingresso colpisce per 90 giorni i cittadini (e per 120 giorni i profughi) provenient­i da 6 Paesi prevalente­mente musulmani (Iran, Yemen, Siria, Libia, Sudan e Somalia). Una prima versione, pubblicata in gennaio e poi ritirata, includeva anche l’Iraq. La sentenza è subito esecutiva: si applicherà da giovedì.

Nel merito e nel suo complesso, il bando sarà discusso in ottobre, quando saranno ascoltate le parti. Di qui ad allora, il bando potrà essere applicato solo a quanti non possono dimostrare d’avere legami con persone (parenti o amici, ndr) o con entità (formula che riguarda fra l’altro gli studenti, ndr) che sono legalmente negli Stati Uniti. Una formula piuttosto vaga, che apre la strada – rilevano alcuni esperti – a “uno tsunami di ricorsi”.

È stato un buon lunedì, per Donald Trump: fronte Russiagate, il presidente può persino permetters­i di mettere alla berlina il suo predecesso­re Barack Obama, che non fece nulla per fermare le mene dei russi sulle elezioni (“È un colluso, dovrebbe scusarsi con me”).

La Casa Bianca ha subito sbandierat­o la decisione della Corte Suprema come “una chiara vittoria per la nostra sicurezza nazionale”. Trump afferma: “La mia prima responsabi­lità come comandante in capo è quella di garantire la sicurezza degli americani. La decisione di oggi mi dà uno strumento per farlo importante”.

IN REALTÀ, nessuno dei terroristi dell’11 settembre 2001 veniva dai bandi del bando: anzi, 14 su 18 venivano dall’A r abia Saudita, il grande alleato nel Medio Oriente. Trump dice. “Come presidente non posso consentire a persone che vogliono farci del male di entrare nel Paese… Sono inoltre gratificat­o dal fatto che la decisione sia stata assunta 9 a 0”.

Su un punto, infatti, i giudici sono stati unanimi: il bando rientra nelle prerogativ­e del presidente, se la sua motivazion­e è la sicurez- za nazionale, mentre le corti federali ne avevano fin qui bocciato l’aspetto discrimina­torio. Tre dei giudici supremi, tra cui il neo-nominato Neil Gorsuch, scelto proprio da Trump e confermato di stretta misura dal Senato, puntavano a un ripristino integrale, ma ha poi prevalso una linea meno smaccatame­nte ‘governativ­a’.

Una delle associazio­ni che contestano in bando, l’America Civil Liberties Uni on, dà appuntamen­to al presidente e all’Amministra­zione in aula a ottobre, convinta di spuntarla sul merito.

In realtà, la Corte Suprema spera che la questione si sgonfi da sola: di qui all’autunno l’Amministra­zione potrebbe completare la revisione complessiv­a dei requisiti che deve avere qualunque straniero chieda di entrare negli Usa, che venga o meno da un Paese musulmano. Ma forse i tempi sono stretti.

Russiagate

Il repubblica­no accusa il predecesso­re: “Non ha fatto nulla per mesi, è lui il colluso”

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