I mascaglioni
Se i nostri politici siano più coglioni o più mascalzoni, è un dilemma tanto annoso quanto ozioso. Anche perché l’esperienza insegna che l’una cosa non esclude l’altra. Diciamo che sono dei “mascaglioni” e non ne parliamo più. Anche perché, invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. L’ultima impresa riguarda il cosiddetto “ddl penale”, un frittomisto di norme eterogenee stipate in un unico articolo di 95 commi, firmato dal ministro della Giustizia Andrea Orlando che vagava in Parlamento da più di due anni e che il mese scorso è stato approvato col solito ricatto della fiducia. Ben nascosta dietro a norme-vergogna molto care alla casta degli intoccabili, tipo il bavaglio sulle intercettazioni “penalmente irrilevanti”, c’è l’“estinzione del reato per condotte riparatorie”. Un’assurdità tipica del sinistrismo perdonista, perfetto pendant dell’impunitarismo berlusconiano: se uno commette un certo tipo di reato e, quando lo beccano, ripara al danno commesso chiedendo scusa e risarcendo la vittima, non lo processano neppure: la fa franca. Così i ricchi, che possono permettersi di metter mano al portafogli per rifondere i danni per non finire in galera, sono salvi; i poveracci invece no (evviva i progressisti all’italiana). Non solo: siccome la gran parte dei delitti restano impuniti perché non si scoprono i colpevoli, o magari si scoprono fuori tempo massimo quando è già scattata la prescrizione, il delinquente avrà ottime probabilità di sfangarla; e, nei casi rarissimi in cui non sia così, potrà scusarsi e risarcire il danno con una parte della refurtiva (tenendosi il bottino di tutti gli altri delitti), e la sfangherà lo stesso.
Un formidabile incentivo a delinquere in base al calcolo rischio (ancor più basso)-beneficio (ancor più alto). Tra i delitti compresi nella mega-sanatoria spicca quello particolarmente ripugnante dello stalking, spesso anticamera del femminicidio. Reato finalmente istituito in Italia da una legge del 2009, forse l’unica decente approvata da uno dei tre governi B. per iniziativa della ministra Mara Carfagna: circa il 50% delle condotte di stalking, quelle procedibili a querela della vittima (soggetta a remissione) e quelle considerate meno gravi ma non per questo meno odiose (raramente lo stalking si materializza con le armi puntate), saranno estinguibili grazie alle “condotte riparatorie” e sfuggiranno ai tribunali. Ieri, quando il Fatto ha raccolto l’allarme di sindacati e magistrati, il Pd ha provato a bollarlo di fake news e fantomatici “uffici tecnici” governativi a definirlo “infondato”.
Poi
però il ministro Orlando ha annunciato un intervento urgente (vedremo quanto) “per evitare qualunque possibilità di equivoco interpretativo si deve agire riconsiderando la punibilità a querela prevista nella legge del 2009”. Il che, tradotto in italiano, significa che la legge del 2016 è sbagliata, visto che quella del 2009 non aveva mai creato problemi. Insomma, per l’ennesima volta il centrosinistra è riuscito nell’impresa di peggiorare una legge di B.. E di farci rimpiangere la Carfagna che, al confronto delle Boschi&C., è Cavour. Ai tempi del referendum costituzionale, facemmo notare che depotenziare il Senato è una follia: visto il livello dei nostri “legislatori”, non solo dovremmo tenerci strette le due Camere, ma possibilmente portarle a quattro. E la legge sulla licenza di sparare ai ladri ma solo di notte, ci ha dato ragione: dopo averla votata, il Pd si accorse della puttanata approvata a Montecitorio e promise di cambiarla a Palazzo Madama. Purtroppo il “ddl penale” è passato in entrambi i rami ed è già legge dello Stato, dunque gli stalking commessi finché la norma non sarà cambiata rischiano di restare impuniti. E questa non è l’eccezione: è la regola, grazie al cocktail di mascalzonaggine e cialtroneria che contraddistingue i nostri politici.
Nel 2010, per fare la faccia feroce, il governo B. varò il decreto Maroni che creava il reato di immigrazione clandestina. Così Procure e Tribunali furono intasati di decine di migliaia di fascicoli inutili e, se prima i clandestini si potevano espellere subito in via amministrativa, ora se sono imputati possono essere rimpatriati solo dopo la sentenza definitiva (indagini, udienza preliminare, tre gradi di giudizio: una decina d’anni, sempreché arrivi la condanna prima della prescrizione, e il condannato si lasci gentilmente trovare). Un capolavoro. Il governo Renzi, per fingere di combattere la mafia, mise mano alla legge sul voto di scambio, già pessima nella versione del 1992, e riuscì a peggiorarla: infatti uno dei pochi politici condannati in primo e secondo grado con la vecchia legge fu assolto in Cassazione grazie a quella nuova. Un trionfo. E come dimenticare l’ i d e o n a dell’“omicidio stradale”? Era già punito come omicidio colposo, con tutte le aggravanti. Ma Renzi, per raccattare qualche voto, gli cambiò il nome e aumentò le pene, sortendo l’effetto opposto a quello annunciato: gli incidenti non sono calati, ma aumentati, così come le omissioni di soccorso nei casi gravissimi o mortali (+20%): chi rischia pene esorbitanti, molto simili a quelle dell’omicidio volontario, ha tutto l’interesse a fuggire, e pure ad ammazzare la vittima nel caso in cui respiri ancora, casomai l’avesse riconosciuto o gli avesse preso la targa. Idem come sopra per la riforma della violenza sessuale: anche qui le pene sono talmente simili a quelle per l’omicidio che ora allo stupratore, dopo aver violentato la donna, conviene ammazzarla. Quindi, quando sentite paventare il rischio di “ingovernabilità”, non allarmatevi. Anzi stappate lo champagne: l’unica nostra salvezza è non avere mai più un governo.