Gabanelli: “Bastano 2 miliardi per l’accoglienza e i rimpatri”
Proposte della giornalista che ha studiato a fondo il fenomeno
■ Primo passo: più soldi in attesa di arrestare il flusso. Ma per ora non è questa la linea del governo. Il ministro dell’Interno Minniti incontra i colleghi di Francia e Germania per chiedere non risorse ma ricollocamenti, oltre a farsi carico di un po’ di sbarchi
Le lancette dell’orologio corrono veloci, i migranti continuano a sbarcare e morire nel Mediterraneo e i governi non hanno ancora una soluzione per l’emergenza nella quale sta affogando l’Europa. Ieri la nave militare svedese Bkv 002 è entrata nel porto di Catania col suo carico di disperazione: 650 migranti salvati e novi cadaveri, cinque donne e quattro uomini annegati prima di essere recuperati nelle acque cimiteriali dello Stretto di Sicilia. Stamattina altri 413 profughi – provenienti da Centrafrica, Senegal, Costa d’Avorio, Guinea, Guinea Bissau, Mali, Gambia, Camerun, Nigeria, Biafra, Sudan, Congo, Burkina Faso, Benin, Niger, Sierra Leone, Togo, Liberia, Eritrea, Ghana, Libia e Bangladesh – sono attesi a Reggio Calabria. Una situazione a cui guarda con preoccupazione anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, di ritorno dalla trasferta oltreoceano, anche nelle ultime ore ha continuato a esprimere al governo Gentiloni – così come ufficialmente dal Canada – tutto il suo sostegno per una soluzione che “alleggerisca” l’Italia; ma che soprattutto coinvolga tutti i Paesi dell’Unione in un accordo per gestire l’esodo in atto verso l’Europa perché da qui ai prossimi anni, si stima, riguarderà venti milioni di persone tra Asia e Africa.
Italia, Francia, Germania e Unione europea
Ed è quella indicata da Mattarella la strada che il ministro Marco Minniti proverà a far percorrere ai principali partner europei, già a partire da stasera quando incontrerà a Parigi i suoi omologhi francese, Matthias Fekl, e tedesco, Thomas de Maizière, alla presenza del commissario europeo all’immigrazione Dimitris Avramopoulos. Il vertice a quattro è stato organizzato in poche ore dopo la doccia fredda arrivata dal gelo estone, a causa delle parole del ministro dell’Interno Andres Anvelt che sarà padrone di casa giovedì a Tallin al Consiglio degli affari interni dei 28 Paesi dell’Unione. Per Anvelt in quella sede non potrà arrivare nessuna risposta all’Italia che con il suo ambasciatore a Bruxelles Maurizio Massari aveva “minacciato” nei giorni scorsi la chiusura dei porti italiani alle navi di ong battenti bandiere straniere. Una mossa che rischierebbe di violare leggi e trattati internazionali sottoscritti dall’Italia. A meno che non diventi una modalità di azione condivisa dalle cancellerie europee per “alleggerire” le coste italiane e sarà questa la prima proposta che stasera Minniti metterà sul tavolo della discussione. Nessun respingimento armato, nes- sun uso della forza, ma nuove rotte concordate verso porti non italiani per imbarcazioni non italiane. “Il tutto con un unico coordinamento”, spiegano al Viminale.
Ma questa soluzione non sarà per Minniti un’invalicabile Linea Maginot. Il ministro è pronto ad ascoltare e recepire idee e soluzioni di Francia e Germania, anche su ll’altro spinoso capitolo che sarà affrontato, ovvero quello dei ricollocamenti. Dall’Italia, dei 40 mila previsti dall’accordo del 2015, sono partiti per altri Paesi dell’Ue poco più di settemila migranti. L’accordo, di fatto non applicato quindi, scade a settembre. Minniti vorrà delle garanzie, non solo delle promesse, a cominciare dai suoi interlocutori di stasera, compreso Avramopoulos, per stringere un nuovo accordo che sia al più presto esecutivo.
Il ministro dell’Interno italiano di sicuro non chiederà, invece, fondi per gestire l’emergenza, “non faremo l’elemosina per sentirci poi dire che ci hanno dato le risorse per cavarcela da soli”, ripetono al Viminale.
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