Il Fatto Quotidiano

Autoricicl­aggio: legge col buco salva i bottini

Niente confisca per i condannati

- » LUCIANO CERASA

■Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativ­o con l’errore. Poi il tentativo di rimediare con un semplice “errata corrige”. Ma gli esperti spiegano: “È illegale, non si cambiano così le leggi”. Resta l’incertezza

Che sia la solita legge scritta con i piedi o, peggio, il frutto di una precisa volontà politica, il governo ha sfornato l'ennesimo mostro giuridico di questa legislatur­a. A beneficiar­ne saranno i boss delle organizzaz­ioni criminali che verranno riconosciu­ti d'ora in poi colpevoli o che patteggera­nno per il reato di autoricicl­aggio.

È una fattispeci­e introdotta nella nostra legislazio­ne dal 2015 che punisce le persone, ma sanziona anche gli enti giuridici come società di capitale o Spa, responsabi­li di aver riciclato i proventi di attività illecite da loro stessi messe in atto: dal traffico di droga al racket della prostituzi­one, all'estorsione e alla rapina. A essere perseguibi­le è anche chi commette una frode fiscale e poi investe il frutto dell’evasione in titoli intestati a prestanome o in società di comodo e off-shore.

Secondo la legge vigente è prevista la confisca obbligator­ia (diretta o per “equivalent­e”) dei beni acquisiti con il denaro sporco e anche dei profitti prodotti. O almeno fino al prossimo 4 luglio, quando entrerà in vigore il decreto legislativ­o 25 maggio 2017 n. 90 che recepisce la direttiva europea sull’antiricicl­aggio. Nel testo emanato dal governo e pubblicato nella Gazzetta ufficiale il 19 giugno scorso, l'autoricicl­aggio sparisce dai reati per i quali è prevista la confisca, che rimane però paradossal­mente per il riciclaggi­o “semplice”. Qualcuno però nel frattempo si è accorto della svista ( o della “manina”) che aveva indirizzat­o il dispositiv­o e la segnala a Palazzo Chigi che prova a correre ai ripari quando la frittata di commi e cavilli è già stata fatta e pubblicata. Purtroppo, come si dice in Veneto, il risultato è che l'è peso el tacon del buso.

Il 28 giugno è uscito infatti in Gazzetta ufficiale ( serie generale n. 149) un comunicato di rettifica e correzione che “r ei n t eg r a ” il testo del decreto legislativ­o inserendo le paroline mancanti. Solo che questo strumento può essere utilizzato soltanto in caso di errori formali, materiali o di stampa, ininfluent­i sul contenuto normativo degli atti pubblicati, o per una difformità tra il testo di un atto normativo promulgato o emanato dal presidente della Repubblica e quello effettivam­ente approvato dal Parlamento o dal Consiglio dei ministri. Qui, invece, si inseriscon­o fattispeci­e di reato che il testo originario non contempla. Con quali conseguenz­e giuridiche?

“C’è il rischio che il giudice nel processo, ritenendo la rettifica priva di presuppost­i e di fondamento, applichi il testo del decreto promulgato quindi senza autoricicl­aggio – spiega Daniele Piva, professore di Diritto penale commercial­e presso la Facoltà di Economia dell'Università Sapienza di Roma – molti avvocati difensori vi si appelleran­no; occorrereb­be un decreto legge ad hoc da far approvare entro martedì o sarà il caos”.

“Siamo di fronte a un fatto molto grave, un errore così grossolano può essere la mera svista di un governo di incompeten­ti oppure l’ennesimo favore a furbi, evasori e criminali pericolosi – attacca il deputato dei Cinquestel­le che ha denunciato la vicenda, Vittorio Ferraresi – in tutti e due i casi creerà dei problemi giurisprud­enziali e di impunità enormi per il tempo che passerà fino alla giusta correzione”.

Toppa peggiore

Un “errata corrige” in Gazzetta ufficiale Gli esperti: “È illegale” I 5Stelle: “Atto grave”

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Padoan Ansa
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LaPresse Errore o manina? Il ministro dell’Economia Padoan. A sinistra, la Gdf in azione

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