Vasco, scorpacciata rock che fa felici i 230 mila fan
Ho perso un’altra occasione buona. Pran pran. Non poteva che cominciare così, Modena Park, la festa per i quarant’anni di musica di Vasco Rossi. Con quella Colpa d’Alfredo, canzone ironica e vera summa vascorossiana, che evocava già a inizio anni Ottanta proprio il nome di quello che sarebbe diventato il concerto senza fine, per dirla con le parole dello stesso Blasco sul palco. Abito fuori Modena, Modena Park, diceva Vasco alla tipa che, nella storia raccontata nella canzone, gli chiedeva un passaggio a casa, passaggio che poi l’improvvido arrivo di Alfredo avrebbe vanificato.
Modena Park, un nome che, in realtà, fino al primo luglio 2017 non aveva una collocazione geografica, perché come lo stesso Vasco ci ha raccontato nel libro Da rocker a rockstar, era un suo modo per parlare della vita frenetica di quegli anni lì, in cui Modena, la città in cui il nostro era arrivato dalla natia Zocca, era una sorta di Luna Park, accesa ventiquattro ore su ventiquattro.
MODENA PARK, quindi, così si chiamerà da oggi il Parco Enzo Ferrari che ha ospitato l’evento, un concerto di tre ore e mezzo, 37 canzoni in scaletta, 220 mila, forse anche 230 mila spettatori di fronte, il popolo del Blasco. Ecco, se all’epoca di Colpa d’Al fr e do Modena era per lui un luna park sempre acceso, oggi, a 65 anni suonati, Vasco ha reso questo parco alla periferia del capoluogo emiliano, una cittadella della musica che a partire dalle prime ore del mattino si è animata dalle decine di migliaia di persone che sono entrate in una continua marea.
Già il giorno prima alcuni si erano piazzati lungo i bordi del parco, dormendo sui marciapiedi per poter poi essere primi, una volta aperti i cancelli, ignari che poi il questore i cancelli li avrebbe fatti aprire addirittura alle 21 del 30, ventiquattro ore prima del concerto, iscrivendo Modena Parknella lista di un altro record mondiale, concerto il cui pubbli- co ha avuto accesso all’interno più ore prima.
Record, questo, sigillato da Emanuele Zappa, 22 anni da Domodossola, il primo fan a calcare il prato del parco, e di conseguenza quello che si è piazzato proprio di fronte al microfono di Vasco, con tanto di foto di rito col sindaco Muzzarelli, felice di farsi immortalare al fianco del ragazzo e poi solerte nel far arrivare coperte fornite dalla Protezione civile per scaldare la notte dei fan di Vasco.
VASCO, TUTTO a Modena parla di Vasco da giorni, dai bar ai negozi, che espongono un vinile, una foto, un poster. Di Vasco parlano le persone in strada, chi magari per lamentare qualche disagio, chi perché divertito da tanta frenesia, tutti comunque ospitali e disposti, per qualche giorno, a lasciare che sia la musica a farla da padrona.
E di musica, nelle tre ore e mezzo di concerto, ce n’è stata tanta, ma tanta davvero. Chi ha avuto modo di assistere alla data zero, il sound check aperto agli iscritti del fan club “Il Blasco”, e a 500 abitanti della zona, in qualche modo risarciti del disturbo con dei biglietti omaggio, aveva già avuto modo di apprezzare una scaletta che ha messo una dietro l’altra buona parte delle perle scritte da Vasco in quarant’anni, lasciando però ampio spazio a classici per i cultori, come Alibi, seconda ad arrivare, S b al l i ravvicinati del terzo tipo, Ieri ho sgozzato mio figlio, per non dire delle tante infilate nei medley, da quello rock posto alla fine del primo tempo, a quello acustico che apre il terzo tempo. Sì, perché Modena Park ha tre tempi, anzi quattro, se si tiene conto anche della mezzora e passa dei bis.
E a fare da interpunzione tra un tempo e l’altro, anche per dar modo a Vasco di recuperare fiato e energie, due su ite, chiamiamole così. Nella prima, che parte con le note dance di Ultimo domicilio conosciuto, non a caso un brano strumentale, ecco arrivare sul palco Maurizio Solieri, primo storico chitarrista di Vasco.
Nella seconda è la volta di Andrea Braido, il chitarrista arrivato alla corte del nostro dopo la dipartita della Steve Rogers Band.
Ma il primo ospite a salire sul palco era stato Gaetano Curreri, vecchio sodale già dai tempi di Punto Radio, con lui i due vecchi amici hanno fatto un mini medley al piano con Jenny, Silvia, La nostra relazione e Anima fragile, su cui si è aggiunta la band.
BAND CHE in questo concerto, come in tutti i concerti di Vasco, ha un peso importante, essendo stata messa insieme nel corso degli anni con la cura e l’amore dell’allenatore che sceglie solo quelli che ritiene i migliori giocatori per ciascun ruolo. E quindi ecco Matt Laug alla batteria, Claudio Golinelli al basso, Andrea Innesto ai fiati, Alberto Rocchetti alle tastiere, Frank Nemola alle macchine e alla tromba, Clara Moroni ai cori, Vince Pastano e Stef Burns alle chitarre. Davvero una super band per un concerto che, come Vasco ha detto durante, è la dimostrazione che l’amore vince sulla paura, perché, ha sottolineato il cantante sul palco, è la paura il vero nemico, non l’odio, e la musica è un ottimo modo per far vincere l’amore.
Duecentoventimila persone che si ritrovano in un luogo per celebrare una messa rock sono la dimostrazione che stare insieme è la vera risposta a questi tempi bui, e ben venga per una volta che a fermare il traffico, il normale decorso della vita sia appunto la musica e non qualcosa di brutto.
Viva Vasco, viva la vita.
IL LUNA PARK ENZO FERRARI
Uno show di tre ore e mezzo, 37 canzoni in scaletta, 220 mila, forse anche 230 mila spettatori di fronte
GLI AMICI DI UNA VITA
Oltre alla band, sul palco Gaetano Curreri, Maurizio Solieri (primo storico chitarrista) e Andrea Braido