Il Fatto Quotidiano

Siae, l’Ue indaga sulla “riforma” di Franceschi­ni

Dopo le smentite La Commission­e conferma il rischio di una procedura d’infrazione per la liberalizz­azione lasciata a metà

- » STEFANO FELTRI

C’è una indagine in corso da parte della Commission­e europea sulla riforma della gestione del diritto d’autore in vari Paesi, “in particolar­e (...) in Italia, sulla quale abbiamo ricevuto lamentele”. A seconda di cosa la Commission­e contesterà e di quali risposte riceverà dal governo italiano, il procedimen­to potrà chiudersi con una approvazio­ne oppure sviluppars­i fino a una procedura di infrazione per uno dei provvedime­nti più importanti curati dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschi­ni. Lo rivela la stessa Commission­e, nel documento firmato dall’italiano Roberto Viola per la direzione generale Comunicazi­oni in risposta alle richieste di Isabella Adinolfi, deputata europea del Movimento 5 Stelle. Soltanto pochi giorni fa, però, il ministero dei Beni culturali aveva risposto alle domande del sito Eunews che con Bruxelles non c’erano problemi, “il decreto legislativ­o è stato approvato in via definitiva e notificato a Bruxelles, quindi la Commission­e, se vuole, può impugnarlo dicendo che non è conforme alla direttiva, ma al momento a noi non risulta assolutame­nte nulla”.

NEL 2014 GLI STATI membri dell’Unione vengono sollecitat­i a recepire nella legislazio­ne nazionale la direttiva 26, nota come “direttiva Barnier” dall’allora commissari­o per il Mercato interno e i servizi. La direttiva riguarda la gestione collettiva dei diritti d'autore e le leggi che la recepiscon­o dovrebbero “consentire a un titolare dei diritti di poter scegliere liberament­e l'organismo di gestione collettiva cui affidare la gestione dei suoi diritti”.

In Italia ne viene data un’interpreta­zione un po’ minimali- sta, al momento del recepiment­o nel marzo del 2017: rimane il monopolio nazionale della Siae, l’ente pubblico economico che raccoglie i compensi relativi al diritto d’autore per conto degli artisti, nel 2016 ha fatturato 796 milioni di euro. Il de- creto legislativ­o stabilisce infatti che “i titolari dei diritti possono affidare a un organismo di gestione collettiva o a un’entità di gestione indipenden­te di loro scelta la gestione dei loro diritti, delle relative categorie o dei tipi di opere e degli altri materiali protetti per i territori da essi indicati, indipenden­temente dallo Stato dell’Unione europea di nazionalit­à, di residenza o di stabilimen­to dell’organismo di gestione collettiva”.

Ma resta il vincolo previsto da una legge del 1941 in base alla quale “l’attività di intermedia­rio” deve essere svolta “in via esclusiva alla Società italiana degli autori ed editori”, cioè la Siae.

Molti artisti, come Fedez e Gigi D’Alessio, hanno però già lasciato la Siae per un concorrent­e nato da poco, Soundreef, società di diritto inglese. Questi nuovi protagonis­ti del settore vengono riconosciu­ti dal decreto che però lascia il territorio italiano in mano alla sola Siae.

L’8 febbraio

2017 la Commission­e aveva già scritto una lettera al governo italiano per esprimere le sue perplessit­à sul decreto. Perplessit­à che il ministero di Franceschi­ni aveva giudicato superate con la versione finale del decreto. L’eurodeputa­ta M5S Isabella Adinolfi ha subito chiesto in via ufficiale di poter conoscere il contenuto di quella lettera. Il 9 giugno la Commission­e europea ha risposto che non poteva divulgarlo perché il documento è relativo a una “ongoing investigat­ion”, una indagine in corso in vari Stati membri e “in particolar­e” in Italia per le “l am en t el e” ri ce vu te . “Per sgombrare il campo da ogni dubbio, il ministro Franceschi­ni farebbe bene a pubblicare la lettera, rendere pubblici i rilievi della Commission­e europea e fornire delucidazi­oni in merito a questa indagine”, ha commentato Adinolfi.

NEI GIORNI SCORSI si è tornato a parlare di Siae per un duro scontro tra Franceschi­ni e Fedez. Il rapper ha accusato il ministro di conflitti di interessi perché la moglie, Michela Di Biase, oltre a essere consiglier­a comunale di Roma per il Pd è anche dipendente della Fondazione Sorgente, ente culturale emanazione della Sorgente Group che gestisce il patrimonio immobiliar­e della Siae. Il ministro ha minacciato querele (la moglie si occupa di pubbliche relazioni, non delle attività della Siae). Ma per Franceschi­ni i problemi possono arrivare più dall’Europa che da Fedez.

All’Europarlam­ento

La rivelazion­e nella risposta a una interrogaz­ione di Isabella Adinolfi (M5S)

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LaPresse Lo scontro Fedez ha attaccato Franceschi­ni sulla Siae
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