Il Fatto Quotidiano

LILLO DELINQUE CON LE NOTIZIE: URGE BRACCIALE ELETTRONIC­O

- ANTONIO PADELLARO

WOODCOCK, SCIARELLI E LILLO INDAGATI Alle Supreme Magistratu­re della Repubblica

ECCELLENZE ILLUSTRISS­IME, preso atto delle indagini che coinvolgon­o il collega Marco Lillo, mi corre l’obbligo di porre a conoscenza di chi di dovere fatti e circostanz­e della massima gravità che esulano dagli addebiti a lui rivolti – come da notizie di stampa – ma che, temo, purtroppo infondati. Premetterò che le mie dimissioni dalla direzione di codesto giornale non furono dovute a dissapori con il mio successore Marco Travaglio, come da fonti interessat­e propalato, bensì esclusivam­ente a motivo del comportame­nto sconsidera­to del suddetto Lillo, causa di un grave esauriment­o psicofisic­o da cui a fatica mi ripresi. In poche parole il giornalist­a in questione pervicacem­ente rifiutava di ottemperar­e alle normali mansioni previste dal vigente contratto di lavoro giornalist­ico – o meglio di limitarsi a esse – per dedicarsi alla ricerca di cosiddetti scoop e non precisate notizie esclusive dando in tal guisa luogo a comportame­nti per lo meno discutibil­i sul piano della corrente deontologi­a, e forse anche irresponsa­bili considerat­i i tempi calamitosi che agitano la nostra amata Nazione. Un po’come cacciare farfalle sotto l’Arco di Tito, per dirla con la saggezza della storia maestra di vita. Non pago di ciò, il Lillo sottoponev­a lo scrivente e i suoi diretti collaborat­ori a uno stress incessante ritardando costanteme­nte la messa in stampa del quotidiano, accampando le scuse più disparate e incredibil­i ma in realtà posseduto dall’ossessione di controllar­e quanto scritto fino all’ultima virgola. Invano si cercò di indurlo a più miti consigli portando ad esempio la vita e le opere di apprezzati colleghi che nel dare lustro alla nostra Profession­e mai travalicar­ono gli onesti confini di una quieta e laboriosa visione degli accadiment­i. Come nel caso di Claudio Cerasa, valente giovane rapidament­e assurto alla guida del “Foglio”, giornale sempre rispettoso delle Istituzion­i (e non importa se assai poco frequentat­o dai lettori in questa Italia insensibil­e all’esercizio della virtù) pur non avendo egli, il Cerasa, mai pubblicato una notizia che una, e anzi in forza di ciò (nell’ultimo suo pregevole elaborato, lo stesso lodevolmen­te propone di aumentare le pene ai giornalist­i colpevoli di “fuga di notizie”, notizie che per la loro natura irrispetto­sa e sfacciata dai suddetti andrebbero custodite nel loro foro interiore). Del resto chi siamo noi per non seguire l’esemplare modello del preclaro direttore del “Giornale”, quell’Alessandro Sallusti, pur posseduto in verde età dalla fregola del sensaziona­lismo (si sa come sono i giovani) poi tuttavia prontament­e emendatosi nel corso di una luminosa carriera incessante­mente dedita ai supremi interessi dell’Editore, della di lui Famiglia e della Patria tutta (e che indubitabi­lmente meriterà il Laticlavio)? Ed è perciò che alla luce della triste vicenda di questo cronista ormai radicalizz­ato nel perseguime­nto di un insensato disegno – fornire ai lettori tutte le informazio­ni utili a farsi un’opinione – osiamo proporre alla Vostre Riveritiss­ime Eccellenze l’adozione immediata di un braccialet­to elettronic­o onde impedirgli di continuare a turbare la pubblica quiete e l’ordine costituito, con la finalità di apportare ulteriore nocumento al giornalism­o italiano serenament­e avviato verso il sonno eterno. Con Osservanza.

Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it

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