Il Fatto Quotidiano

“Meno male che c’è Bersani”, l’unico che attacca Matteo

L’ex segretario punta allo scalpo dell’ex premier e fa esplodere la folla. D’Alema spettatore, ancora una volta

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

La sintesi perfetta arriva da un dirigente pugliese di Articolo 1. Sono le sette di sera e sul palco Giuliano Pisapia, “il leader riluttante” (Lerner dixit), sta concludend­o il suo intervento. Dice il demoprogre­ssista arrivato in pullman dalla sua regione: “Meno male che ha parlato Bersani”. L’ex leader del Pd è infatti l’unico in due ore e passa a citare quello che per tutti gli altri oratori ( Pisapia compreso) è stato l’Innominato. Alias Matteo Renzi. Bersani va giù alla sua maniera. Per metafore. Al popolo “disilluso, sfiduciato, spaesato” del Pd, i comizi di Renzi scivolano “sulla testa come l’acqua sul marmo”. La piazza esplode. Le bandiere sventolano disturband­o le telecamere puntate per la diretta streaming. Notevole anche un altro passaggio: “Non abbiamo fatto il vaccino obbligator­io contro l’antirenzis­mo. Il mondo non gira attorno alla Leopolda”.

QUANDO NASCE un partito, perché di questo si tratta, poi chiamatela pure “casa comune” o listone civico o altro ancora, il popolo reclama sangue. Ci sono le liste da fare, le firme da raccoglier­e, militanti e simpatizza­nti da motivare. Tutte queste cose, Bersani le sa da una vita, a differenza dell’anti-leader Pisapia, e agita lo scalpo renziano. Potesse parlare, lo farebbe anche Massimo D’Alema, ma all’ex premier tocca ancora una volta la parte dello spettatore silente in prima fila.

La scena è curiosa, insolita. Per lasciare il palco vuoto, senza la classica nomenclatu­ra, i vari big si accomodano sotto. Le sedie sono disposte davanti alle transenne e l’ospite più illustre, se non altro per motivi istituzion­ali, è Laura Boldrini, presidente della Camera. Dietro, aggrappato alle transenne, c’è un signore anziano con berretto militare e tessera del Pci al collo. Espone un cartello: “A quale sinistra devo dare il voto? Solo uniti voto”. Ma uniti con chi? Lo strappo dal renzismo e dal Pd è definitivo e l’onere della prova adesso spetta ai democratic­i arrivati in piazza Santi Apostoli. Dal ministro Andrea Orlando al governator­e del Lazio Nicola Zingaretti, da Gianni Cuperlo a Cesare Damiano. Il listone di Pisapia e Bersani sarà alternativ­o al Pd. Loro dove saranno? Faranno campagna elettorale per il partito di Renzi che sbandierer­à come la cosa più bella del mondo i mille giorni dell’ex Rottamator­e a Palazzo Chigi?

IL PALCO è montato a metà della piazza diventata famosa per aver ospitato la sede dell’Ulivo. Santi Apostoli. Antonio Bassolino si mette in posa per i selfie d’ordin anza ( sì anche lui) e spiega: “Questi sono qui perché Renzi è Renzi. Io sono qui perché Renzi non è più Renzi”. Il dialetto napoletano è molto diffuso. Ci sono i militanti portati dal tabacciano Michele Pisacane e quelli, più numerosi, mobilitati dal dalemiano Massimo Paolucci.

La pattuglia del Centro democratic­o di Bruno Tabacci è folta. Spicca il lucano Angelo Sanza, già demitiano e cossighian-berlusconi­ano. Spiega: “Questa non è una piazza di sinistra ma di centrosini­stra. Il mio passato berlusconi­ano? Cossiga diede mandato ad alcuni amici, compreso me, di aiutare Berlusconi a fare di Forza Italia la nuova Dc. Non ci siamo riusciti. No, che non mi candido. Il mio l’ho fatto. Sono qui per fare volontaria­to”. Passa anche Pasquale Cascella, ex consiglier­e per l’informazio­ne di Napolitano al Quirinale, poi sindaco di Barletta: “Io sto con Orlando, mi sembra normale stare qui, questa è una piazza di gente che votava il Pd”. Orlando, meglio specificar­e, nel senso di Andrea, attuale Guardasigi­lli. Perché ce n’è anche un altro di Orlando e si chiama Leoluca. Uguale a se stesso come un quarto di secolo fa, pure di capelli (nerissimi) e di fisico. Immutabile. Il sindaco di Palermo ha l’onore del palco e lancia una nuova parola d’ordine: il civismo politico, senza simboli di partito, contrappos­to al movimentis­mo “inconclude­nte” dei grillini. A sentirlo c’è Antonio Ingroia, in piedi. Dal lato opposto, a braccia conserte, si erge l’alta figura di Bobo Craxi.

Dal palco citano Calamandre­i e il presentato­re Gad Lerner ne approfitta: “Hai citato Calamandre­i, fammi dire che oggi avrebbe dovuto e potuto essere qui con noi Stefano Rodotà”. Ma la chiusa perfetta è bersaniana e non poteva essere altrimenti: “Non stiamo lì a pettinar le bambole, diamoci da fare”. Sembra lui, il vero leader.

Tutti seduti

Big in prima fila: da Boldrini fino a Leoluca Orlando: il primo cittadino di Palermo lancia il “civismo”

 ?? Ansa ?? Vicini Orlando, D’Alema, Bersani e Boldrini davanti al palco di ieri a Roma
Ansa Vicini Orlando, D’Alema, Bersani e Boldrini davanti al palco di ieri a Roma
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy