“Dati clinici rubati dai medici e venduti ai giganti del farmaco”
Affari non ricerca Dagli atti dell’inchiesta di Parma sull’ex primario Fanelli emerge l’idea dell’archivio illegale con le cartelle dei malati
Pazienti come cavie. L’oncologia come un pozzo senza fondo per arricchirsi a discapito del dolore dei malati. E ora anche il furto: i dati delle cartelle cliniche sottratti dagli archivi degli ospedali per inserirli in un database privato e poi rivenderli alle case farmaceutiche. È un vero e proprio vaso di Pandora sulla malasanità l’inchiesta del Nas di Parma che l’8 maggio scorso ha portato ai domiciliari 19 persone, tra loro Guido Fanelli, l’ex primario di anestesia all'ospedale di Parma. La compravendita dei dati clinici rigorosamente riservati emerge dagli atti recentemente depositati alle parti.
Protagonisti della vicenda, oltre a Fanelli, che amava definirsi “bo s s”, anche Bruno Cammi della Pls Educational, azienda che si occupa di comunicazione e marketing. La storia entra subito nel vivo. Annotano i carabinieri: “Scopo principale di Cammi, tramite l’aiuto indispensabile del medico pubblico, è di ottenere dati relativi ai pazienti in trattamento presso l’Ospedale di Parma in modo da poterli vendere alle case farmaceutiche affinché li utilizzino per interessi commerciali”. Intercettato nell’aprile 2015, Cammi illustra la sua idea a un entusiasta Fanelli. “Io voglio organizzare subito l’archivio dei dati di tutti i centri, segui il ragionamento, è un lavoro che ho già fatto a suo tempo, la banca dati poi risiede a Parma, dove cazzo vuoi te, poi la gestiamo anche noi”.
IL PUNTO È CHIARO: i dati dei pazienti “sono riservati” e “non sono di proprietà del medico pubblico”. Ma questo importa poco a Fanelli. Scrive il pubblico ministero: “Ogni volta che un paziente si reca presso la struttura di Fanelli per eseguire degli esami, essere sottoposto ad accertamenti, essere ricoverato, essere operato, lascia informazioni di carattere clinico che possono risultare di notevole valore commerciale per le ditte produttrici di farmaci”. E ancora: “Il possesso di tali informazioni è utile perché permette di valutare che farmaci prescrivono i medici e dunque pianificare strategie di marketing e pubblicità”. Davanti a una tale prospettiva, Fanelli “si complimenta” ed esclama: “Questa è una grande idea, poi su questo noi vendiamo i dati”. Il progetto inquieta gli inquirenti che non mancano di annotare come lo stesso Cammi dica di aver fatto già la stessa cosa. “L’ho fatto già venti anni fa, nel 1987”. L’idea criminale di appropriarsi dei dati dei pazienti è legata al- la piattaforma Gircd, ovvero Gruppo interregionale di ricerca sul dolore.
FORMALMENTE si tratta di un gruppo di medici che si mettono assieme per sviluppare la ricerca sulle terapie del dolore. Nel concreto viene pensato da Fanelli e Cammi come “un sistema parallelo” a quello istituzionale per mettere insieme pazienti. A proposito della Gircd, dirà Fanelli: “Alla fine raccattiamo tutta la Campania, l’Emilia Romagna, la To- scana, l’Umbria, la Calabria, arriviamo ad avere uno spread su 20 milioni di abitanti”. La facciata, però, deve essere ben costruita per non far insorgere sospetti. Dice Cammi: “La piattaforma la facciamo per motivi scientifici”. “Ovvio, ovvio”, Risponde ironico Fanelli. Quindi Cammi spiega: “Poi, dopo, quando è il momento, io e te si decide che tipo di iniziativa di marketing si fa (…)e a questo punto la piattaforma di dati entra in partner con le aziende tramite Pls consulenza”. La cosa piace molto a Fanelli che informa un suo stretto collaboratore per iniziare l’opera di raccolta. “All’interno di questo sistema ci mandano i dati, cioè sesso, età, indicazione terapia, quale farmaco, hai capito? (… ) Tutti i dati possibili (…) devi mettere dentro le cose che reputi essenziali ai fini scientifici e commerciali”. Il collaboratore inizia subito a far di conto: “Noi abbiamo fatto 1.100 pazienti con l’attività ambulatoriale normale”. Insomma, in questa vicenda tutto sembra avere un valore tranne il mala- to. Scrive il pm: “Emerge il seguente binomio: paziente=oggetto, ossia il paziente altro non è che un mezzo per arrivare allo scopo che si sono preposti tutti”.
Come merce
Il primario indagato: “Il paziente in questo momento è decisivo! Sì perché è l'oggetto!”
FANELLI SUL PUNTO è chiaro. “Il paziente in questo momento è decisivo! Si perché è l'oggetto!”. In un passaggio successivo emerge come lo stesso Fanelli abbia messo a punto “una peer review” nella quale “si evidenziano positivamente i dispositivi medici” della Teleflex. Al direttore vendite spiega: “Le Lma ( tipo di maschera laringea prodotta dalla Teleflex, ndr) si presentano come il dispositivo migliore per fronteggiare la sicurezza e la gestione del paziente sedato! (....) E per fronteggiare in sicurezza complicanze!! Eh bim bum bam, i dispositivi sovraglottici tipo Lma, perciò siam stati furbi, hai c ap it o ”. Quindi conclude a proposito di questo dossier fatto ad hoc per la casa farmaceutica e non per il paziente: “È la carne Simmenthal no?”.