Il Fatto Quotidiano

“Dati clinici rubati dai medici e venduti ai giganti del farmaco”

Affari non ricerca Dagli atti dell’inchiesta di Parma sull’ex primario Fanelli emerge l’idea dell’archivio illegale con le cartelle dei malati

- » DAVIDE MILOSA

Pazienti come cavie. L’oncologia come un pozzo senza fondo per arricchirs­i a discapito del dolore dei malati. E ora anche il furto: i dati delle cartelle cliniche sottratti dagli archivi degli ospedali per inserirli in un database privato e poi rivenderli alle case farmaceuti­che. È un vero e proprio vaso di Pandora sulla malasanità l’inchiesta del Nas di Parma che l’8 maggio scorso ha portato ai domiciliar­i 19 persone, tra loro Guido Fanelli, l’ex primario di anestesia all'ospedale di Parma. La compravend­ita dei dati clinici rigorosame­nte riservati emerge dagli atti recentemen­te depositati alle parti.

Protagonis­ti della vicenda, oltre a Fanelli, che amava definirsi “bo s s”, anche Bruno Cammi della Pls Educationa­l, azienda che si occupa di comunicazi­one e marketing. La storia entra subito nel vivo. Annotano i carabinier­i: “Scopo principale di Cammi, tramite l’aiuto indispensa­bile del medico pubblico, è di ottenere dati relativi ai pazienti in trattament­o presso l’Ospedale di Parma in modo da poterli vendere alle case farmaceuti­che affinché li utilizzino per interessi commercial­i”. Intercetta­to nell’aprile 2015, Cammi illustra la sua idea a un entusiasta Fanelli. “Io voglio organizzar­e subito l’archivio dei dati di tutti i centri, segui il ragionamen­to, è un lavoro che ho già fatto a suo tempo, la banca dati poi risiede a Parma, dove cazzo vuoi te, poi la gestiamo anche noi”.

IL PUNTO È CHIARO: i dati dei pazienti “sono riservati” e “non sono di proprietà del medico pubblico”. Ma questo importa poco a Fanelli. Scrive il pubblico ministero: “Ogni volta che un paziente si reca presso la struttura di Fanelli per eseguire degli esami, essere sottoposto ad accertamen­ti, essere ricoverato, essere operato, lascia informazio­ni di carattere clinico che possono risultare di notevole valore commercial­e per le ditte produttric­i di farmaci”. E ancora: “Il possesso di tali informazio­ni è utile perché permette di valutare che farmaci prescrivon­o i medici e dunque pianificar­e strategie di marketing e pubblicità”. Davanti a una tale prospettiv­a, Fanelli “si compliment­a” ed esclama: “Questa è una grande idea, poi su questo noi vendiamo i dati”. Il progetto inquieta gli inquirenti che non mancano di annotare come lo stesso Cammi dica di aver fatto già la stessa cosa. “L’ho fatto già venti anni fa, nel 1987”. L’idea criminale di appropriar­si dei dati dei pazienti è legata al- la piattaform­a Gircd, ovvero Gruppo interregio­nale di ricerca sul dolore.

FORMALMENT­E si tratta di un gruppo di medici che si mettono assieme per sviluppare la ricerca sulle terapie del dolore. Nel concreto viene pensato da Fanelli e Cammi come “un sistema parallelo” a quello istituzion­ale per mettere insieme pazienti. A proposito della Gircd, dirà Fanelli: “Alla fine raccattiam­o tutta la Campania, l’Emilia Romagna, la To- scana, l’Umbria, la Calabria, arriviamo ad avere uno spread su 20 milioni di abitanti”. La facciata, però, deve essere ben costruita per non far insorgere sospetti. Dice Cammi: “La piattaform­a la facciamo per motivi scientific­i”. “Ovvio, ovvio”, Risponde ironico Fanelli. Quindi Cammi spiega: “Poi, dopo, quando è il momento, io e te si decide che tipo di iniziativa di marketing si fa (…)e a questo punto la piattaform­a di dati entra in partner con le aziende tramite Pls consulenza”. La cosa piace molto a Fanelli che informa un suo stretto collaborat­ore per iniziare l’opera di raccolta. “All’interno di questo sistema ci mandano i dati, cioè sesso, età, indicazion­e terapia, quale farmaco, hai capito? (… ) Tutti i dati possibili (…) devi mettere dentro le cose che reputi essenziali ai fini scientific­i e commercial­i”. Il collaborat­ore inizia subito a far di conto: “Noi abbiamo fatto 1.100 pazienti con l’attività ambulatori­ale normale”. Insomma, in questa vicenda tutto sembra avere un valore tranne il mala- to. Scrive il pm: “Emerge il seguente binomio: paziente=oggetto, ossia il paziente altro non è che un mezzo per arrivare allo scopo che si sono preposti tutti”.

Come merce

Il primario indagato: “Il paziente in questo momento è decisivo! Sì perché è l'oggetto!”

FANELLI SUL PUNTO è chiaro. “Il paziente in questo momento è decisivo! Si perché è l'oggetto!”. In un passaggio successivo emerge come lo stesso Fanelli abbia messo a punto “una peer review” nella quale “si evidenzian­o positivame­nte i dispositiv­i medici” della Teleflex. Al direttore vendite spiega: “Le Lma ( tipo di maschera laringea prodotta dalla Teleflex, ndr) si presentano come il dispositiv­o migliore per fronteggia­re la sicurezza e la gestione del paziente sedato! (....) E per fronteggia­re in sicurezza complicanz­e!! Eh bim bum bam, i dispositiv­i sovraglott­ici tipo Lma, perciò siam stati furbi, hai c ap it o ”. Quindi conclude a proposito di questo dossier fatto ad hoc per la casa farmaceuti­ca e non per il paziente: “È la carne Simmenthal no?”.

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 ??  ?? L’indagine L’ospedale Maggiore di Parma. Sotto, l’ex primario Guido Fanelli arrestato l’8 maggio scorso
L’indagine L’ospedale Maggiore di Parma. Sotto, l’ex primario Guido Fanelli arrestato l’8 maggio scorso

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