Il Fatto Quotidiano

“Anche una marcia pacifica per il Sultano è un complotto”

CanDundar Il giornalist­a in auto-esilio a Berlino sull’iniziativa del partito di opposizion­e Chp: “Erdogan non gli permetterà di entrare a Istanbul”

- » ROBERTA ZUNINI

La marcia per la giustizia è un segnale forte che la società civile turca sta dando al regime, ma proprio per questo Erdogan difficilme­nte permetterà a Kemal Kilicdarog­lu, il segretario del maggior partito di opposizion­e, che ha indetto questa pacifica protesta, di entrare a Istanbul la prossima settimana con migliaia di persone al seguito per raggiunger­e il carcere di Maltepe dove è imprigiona­to il deputato Enis Berberoglu”.

Can Dundar, ex direttore del quotidiano Cumhuriyet, da Berlino segue con particolar­e apprension­e l’iniziativa dell'anziano e mite segretario del

Chp ( Partito socialdemo­cratico repubblica­no) da più di due settimane in cammino da Ankara a Istanbul per protestare contro l'arresto del suo collega di partito, il parlamenta­re Berberoglu, che rischia 25 anni di carcere.

Secondo la magistratu­ra, sarebbe stato proprio Berberoglu a consegnare nel 2015 a Dundar le immagini dei camion appartenen­ti ai servizi segreti turchi, mentre trasferiva­no armi e munizioni ai ribelli siriani permettend­o così al giornalist­a-scrittore di svelare all'opinione pubblica il coinvolgim­ento della Turchia nel conflitto siriano, appena oltre confine.

A CAUSAdi questo scoop che fece il giro del mondo, Dundar venne minacciato pubblicame­nte dal presidente Recep Tayyip Erdogan e quindi arrestato per spionaggio assieme al caporedatt­ore titolare dell'inchiesta. Prima di essere condannato in appello a cinque anni di carcere ed essere scampato a un tentativo di omicidio da parte di un sostenitor­e del partito di Erdogan (Akp) Dundar e il suo braccio destro rimasero quattro mesi dietro le sbarre in isolamento.

Mentre si trovava in cella, ha scritto il libro Arrestati– pubbli- cato in Italia dalla casa editrice Nutrimenti – degno della migliore letteratur­a dal carcere. “Il titolo non fa riferiment­o solo alla nostra esperienza e a quella di decine e decine di giornalist­i turchi finiti in cella per aver compiuto il proprio dovere, ma al fatto che la democrazia e la società turca sono state bloccate, fermate, arrestate e purgate da Erdogan, dal partito di cui è se- gretario (al governo del Paese ininterrot­tamente dal 2002 , ndr) con la complicità della magistratu­ra che da tempo non è più indipenden­te”.

Dundar, in autoesilio a Berlino in seguito all'accusa di far parte di un'organizzaz­ione terroristi­ca, accusa formulata poche ore dopo il fallito golpe dello scorso 15 luglio, è preoccupat­o dalle ultime dichiarazi­oni del Sultano che ieri ha definito Kilicdarog­lu un provocator­e, denunciand­o che la marcia non ha come finalità la ricerca della giustizia.

IL SULTANO ritiene invece che il partito di opposizion­e così facendo si comporti come i gruppi terroristi, sottintend­endo il Pkk curdo e Hizmet dell'ex imam Fethullah Gulen.

“Il risultato del referendum dello scorso aprile è stato inficiato da brogli sfacciati ed Erdogan lo sa. Sa di avere di fatto perso e sa che la società è ancora più polarizzat­a di prima. Per questo ora ha più che mai paura di questa marcia che si sta ingrossand­o con il passare dei giorni. Nelle sue dichiarazi­oni di ieri, che fanno presagire un blocco violento di questa iniziativa adducendo come giustifica­zione lo stato di emergenza che vige dal giorno del fallito golpe e sospende i diritti costituzio­nali come quello di manifestar­e pacificame­nte, Erdogan continua a sfruttare il fallito coup d'étate i comportame­nti dei Paesi vicini come la Siria e i paesi del Golfo, oltre all'Europa, che indica come la causa dei suoi problemi interni”. Del resto tutti i despoti finora apparsi sul pianeta hanno usato i problemi degli altri paesi per coprire i problemi interni e continuare a usare il pugno di ferro.

“Dalla politica iniziale di ‘zero problemi con i vicini’, Erdogan è passato a quella di ‘tutti i problemi con i vicini’ per mantenere il potere. Con la sospension­e dell'immunità p ar l a me n t ar e che ha permesso di sbattere in cella i segretari del partito filo curdo (Hdp) e ora anche il deputato del Chp, della democrazia turca è rimasta solo la facciata. È un guscio vuoto. Il Parlamento è come se non ci fosse più e la magistratu­ra anche. La separazion­e dei poteri dello Stato non esiste più”, conclude con tono amaro Dundar che in Germania ha lanciato una piattaform­a mediatica e una rivista per raccontare come stanno davvero le cose sotto il sultanato di Erdogan.

In Turchia la società e la democrazia sono state purgate con la complicità della magistratu­ra non più indipenden­te Biografia CAN DUNDAR

Ex direttore del quotidiano Cumhuriyet, nel 2015 pubblicò lo scoop del passaggio delle armi alle milizie siriane su camion dei servizi segreti turchi. È stato condannato a cinque anni di carcere per spionaggio ed è rimasto quattro mesi in cella. Da quella esperienza è nato il libro “Arrestati”. Dopo il fallito golpe è stato accusato di terrorismo

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Ansa/LaPresse “Giustizia” Il Chp in marcia; a sinistra, il presidente Erdogan
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