“Anche una marcia pacifica per il Sultano è un complotto”
CanDundar Il giornalista in auto-esilio a Berlino sull’iniziativa del partito di opposizione Chp: “Erdogan non gli permetterà di entrare a Istanbul”
La marcia per la giustizia è un segnale forte che la società civile turca sta dando al regime, ma proprio per questo Erdogan difficilmente permetterà a Kemal Kilicdaroglu, il segretario del maggior partito di opposizione, che ha indetto questa pacifica protesta, di entrare a Istanbul la prossima settimana con migliaia di persone al seguito per raggiungere il carcere di Maltepe dove è imprigionato il deputato Enis Berberoglu”.
Can Dundar, ex direttore del quotidiano Cumhuriyet, da Berlino segue con particolare apprensione l’iniziativa dell'anziano e mite segretario del
Chp ( Partito socialdemocratico repubblicano) da più di due settimane in cammino da Ankara a Istanbul per protestare contro l'arresto del suo collega di partito, il parlamentare Berberoglu, che rischia 25 anni di carcere.
Secondo la magistratura, sarebbe stato proprio Berberoglu a consegnare nel 2015 a Dundar le immagini dei camion appartenenti ai servizi segreti turchi, mentre trasferivano armi e munizioni ai ribelli siriani permettendo così al giornalista-scrittore di svelare all'opinione pubblica il coinvolgimento della Turchia nel conflitto siriano, appena oltre confine.
A CAUSAdi questo scoop che fece il giro del mondo, Dundar venne minacciato pubblicamente dal presidente Recep Tayyip Erdogan e quindi arrestato per spionaggio assieme al caporedattore titolare dell'inchiesta. Prima di essere condannato in appello a cinque anni di carcere ed essere scampato a un tentativo di omicidio da parte di un sostenitore del partito di Erdogan (Akp) Dundar e il suo braccio destro rimasero quattro mesi dietro le sbarre in isolamento.
Mentre si trovava in cella, ha scritto il libro Arrestati– pubbli- cato in Italia dalla casa editrice Nutrimenti – degno della migliore letteratura dal carcere. “Il titolo non fa riferimento solo alla nostra esperienza e a quella di decine e decine di giornalisti turchi finiti in cella per aver compiuto il proprio dovere, ma al fatto che la democrazia e la società turca sono state bloccate, fermate, arrestate e purgate da Erdogan, dal partito di cui è se- gretario (al governo del Paese ininterrottamente dal 2002 , ndr) con la complicità della magistratura che da tempo non è più indipendente”.
Dundar, in autoesilio a Berlino in seguito all'accusa di far parte di un'organizzazione terroristica, accusa formulata poche ore dopo il fallito golpe dello scorso 15 luglio, è preoccupato dalle ultime dichiarazioni del Sultano che ieri ha definito Kilicdaroglu un provocatore, denunciando che la marcia non ha come finalità la ricerca della giustizia.
IL SULTANO ritiene invece che il partito di opposizione così facendo si comporti come i gruppi terroristi, sottintendendo il Pkk curdo e Hizmet dell'ex imam Fethullah Gulen.
“Il risultato del referendum dello scorso aprile è stato inficiato da brogli sfacciati ed Erdogan lo sa. Sa di avere di fatto perso e sa che la società è ancora più polarizzata di prima. Per questo ora ha più che mai paura di questa marcia che si sta ingrossando con il passare dei giorni. Nelle sue dichiarazioni di ieri, che fanno presagire un blocco violento di questa iniziativa adducendo come giustificazione lo stato di emergenza che vige dal giorno del fallito golpe e sospende i diritti costituzionali come quello di manifestare pacificamente, Erdogan continua a sfruttare il fallito coup d'étate i comportamenti dei Paesi vicini come la Siria e i paesi del Golfo, oltre all'Europa, che indica come la causa dei suoi problemi interni”. Del resto tutti i despoti finora apparsi sul pianeta hanno usato i problemi degli altri paesi per coprire i problemi interni e continuare a usare il pugno di ferro.
“Dalla politica iniziale di ‘zero problemi con i vicini’, Erdogan è passato a quella di ‘tutti i problemi con i vicini’ per mantenere il potere. Con la sospensione dell'immunità p ar l a me n t ar e che ha permesso di sbattere in cella i segretari del partito filo curdo (Hdp) e ora anche il deputato del Chp, della democrazia turca è rimasta solo la facciata. È un guscio vuoto. Il Parlamento è come se non ci fosse più e la magistratura anche. La separazione dei poteri dello Stato non esiste più”, conclude con tono amaro Dundar che in Germania ha lanciato una piattaforma mediatica e una rivista per raccontare come stanno davvero le cose sotto il sultanato di Erdogan.
In Turchia la società e la democrazia sono state purgate con la complicità della magistratura non più indipendente Biografia CAN DUNDAR
Ex direttore del quotidiano Cumhuriyet, nel 2015 pubblicò lo scoop del passaggio delle armi alle milizie siriane su camion dei servizi segreti turchi. È stato condannato a cinque anni di carcere per spionaggio ed è rimasto quattro mesi in cella. Da quella esperienza è nato il libro “Arrestati”. Dopo il fallito golpe è stato accusato di terrorismo