Il Fatto Quotidiano

“In questo caso bisogna lasciare fare alla morte”

- » FABRIZIA CAPUTO

Roberto Satolli, presidente del Comitato etico provincial­e di Reggio Emilia, medico e giornalist­a, ritiene che quello di Charlie Gard sia “un caso esemplare di come le cose possano andare male quando non c’è una buona relazione tra medici e famigliari”.

Perché secondo lei sono andate così male le cose?

È il tipico caso di quello che può accadere quando i medici non riescono a spiegare che la medicina non è onnipotent­e e che oltre un certo limite la morte non è evitabile, si possono solo evitare sofferenze e dolorosi interventi che non possono cambiare le cose.

Errori di comunicazi­one?

È ovvio che c’è stato un difetto comunicazi­one, che ha influito nell’incrinare così i rapporti. Come giudica il gesto della famiglia Gard di andare per vie legali?

In questo caso non si dovrebbe spingere la contesa sino al punto di dover andare davanti ai giudici perché il caso umano e concreto diventa una questione astratta in cui si scontrano termini ideologici come sacralità della vita e accaniment­o, sopra la testa del bambino.

Medici e giudici hanno deciso di spegnere i macchinari. Che ne pensa?

In realtà, da quello che ho letto sulla condizione clinica del bambino, non c’è nulla da “spegnere”, si tratta di lasciare che la morte purtroppo faccia il suo corso naturale. Poi hanno stabilito di attendere ancora. C’entrano i media? La vicenda in ogni caso si sta concludend­o, è definita. Giustament­e stanno concedendo ai genitori il tempo della consapevol­ezza. Le è mai capitato un caso simile?

Casi simili non sono rari, e spesso i comitati etici sono coinvolti, ma fortunatam­ente non vanno così. Con la pazienza e la comprensio­ne si raggiunge in genere un pieno accordo con la famiglia, per questo ritengo che rivolgersi ai tribunali debba essere l’estrema ratio. E qui torniamo al discorso del probabile errore di comunicazi­one

Esatto. In Italia non mi sembra ci siano stati giudiziari casi analoghi, evidenteme­nte anche questo dimostra che forse qualcosa ha funzionato meglio nel rapporto e nel percorso che si instaura tra i medici e la famiglia del paziente. In Italia il caso ha colpito molto e ci sono molti dibattiti sui social

Quando si parla di casi simili, è difficile seguire e interpreta­re l’opinione pubblica. Ho sentito che in Italia si sono mobilitati addirittur­a per far ottenere la cittadinan­za al piccolo Charlie Gard, in modo da chiedere poi la grazia al presidente Mattarella per impedire che gli venisse staccata la spina. Sono arrivate anche molte lettere al Great Ormond Street Hospital. Guardi, è come per la questione dei vaccini. Sui social network erano tutti emotivamen­te coinvolti ma, in questi casi non si può seguire l’andamento dei social.

In questi casi non si dovrebbe mai arrivare davanti ai giudici perché tutto diventa una questione ideologica e si rischiano parole gravi dato che si è coinvolti emotivamen­te

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Roberto Satolli Medico-chirurgo e divulgator­e scientific­o, fondatore di diverse testate scientific­he

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