Ma quali artisti? La Rai vuole soltanto dei pubblicitari
La lettera del signor Artioli pubblicata ieri, solleva un problema: il primo, è spiegare perché il signor Fabio Fazio sarebbe da considerare “un artista” e non più realisticamente un conduttore, quindi al di fuori del tetto retributivo di 240.000 euro.
Un secondo problema, è perché un dipendente Rai debba essere retribuito non in base alle prestazioni professionali ma in proporzione agli introiti pubblicitari che il programma da lui condotto produce. Se questo programma riscuote un alto share vuol dire che l’azienda incasserà cospicui introiti pubblicitari, ma non capisce perché l’azienda debba rinunciare a parte di questi introiti e spartirli con il conduttore. Prevedo la risposta: senza quel conduttore meno incassi pubblicitari per l’azienda, ma questo vuol dire che il conduttore è diventato un agente pubblicitario, altro che artista.
Ne discende che oltre a essere una mortificazione culturale dei conduttori, è anche una mercificazione del lavoro di professionisti che, liberati da questo mercimonio, potrebbero tentare strade professionali di comunicazione più dignitose per loro e più creative e utili so- prattutto per il telespettatore del servizio pubblico.
Perché di questo stiamo parlando: del servizio pubblico.