Le bandiere accartocciate di Genova, Sesto e Pistoia
Le
chiamavano le città d’a cciaio, forti della loro storia politica mai contraddetta. Città con radici ben salde nei porti di mare, nelle acciaierie e nelle fabbriche. Le chiamavano anche le città rosse, le roccaforti della sinistra, Stalingrado d’Italia, chemai dal Dopoguerra ad oggi avevano avuto un’amministrazione di centrodestra. Ma, alla fine è successo: Genova, Sesto San Giovanni e Pistoia hanno cambiato colore. Di rosso questa volta c’è ben poco, anzi nulla, perché a vincere le Amministrative di giugno sono state le coalizioni di centrodestra e la Lega Nord.
A GENOVA, l’ultimo sindaco non di sinistra fu eletto nel 1985. La città dei portuali e degli operai, quella del giugno 1960, dove più di 30.000 persone scesero in piazza per impedire il Congresso del Msi al tempo del governo Tambroni, un affronto alla città medaglia d’oro per la Resistenza. Genova è anche la città del drammatico G8 del 2001.
Ora, la musica è cambiata, o forse è Genova a essere cambiata: con il 55,24% dei voti i genovesi (non molti, per la verità, dato il forte astensionismo) hanno scelto come loro sindaco il candidato della Lega nord, Marco Bucci.
È caduta anche Sesto San Gio- vanni, la città delle acciaierie Falck, i cui operai scioperarono contro il regime fascista già nel marzo 1943: in 350, poi, morirono deportati nei campi di concentramento, città a nord di Milano che anche per questo diventerà la Stalingrado d’Italia, medaglia d’oro al valore nel 1971. Ma è anche la città dei grandi scioperi, dei sindacati guidati da sindacalisti di livello nazionale, dei parroci in marcia insieme agli operai, e del Pci, che negli anni Cinquanta, solo a Sesto San Giovanni, contava 16mila iscritti, praticamente un abitante su due.
Per la prima volta dopo 72 anni a guidare la città non ci sarà un sindaco comunista, o di cen tros inist ra, no. Ci sarà invece Roberto Di Stefano candidato di centrodestra ed eletto con il 58,63%.
E se Sesto San Giovanni e Genova si guadagnarono la medaglia d’oro alla Resistenza, in Tosca- na Pistoia ottenne quella d’argento. Roccaforte della sinistra, da sempre guidata dal Partito comunista, finché è esistito, per poi seguire come un fedele “compagno” di viaggio tutti gli andamenti e le variazioni che gli sono succedute nel partito, ma comunque sempre a sinistra.
E ORA ADESSO, anche qui a governare ci sarà Alessandro Tomasi: figlio di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, ex Alleanza nazionale, che ha vinto con il 54,3% dei voti. Anche qualcosa si è rotto, la tradizione si è spezzata, la fiducia dei cittadini verso quella sinistra che da sempre li ha ispirati e di cui loro stessi hanno scritto la storia, rendendola grande in Italia e la più grande d’E u r opa, questa volta non è stata rinnovata.
Ed ora la loro storia non è più ferma e indiscutibile: è cambiata, portandosi via le ultime certezze di una sinistra che forse appartiene ormai al passato.
Sotto la Lanterna al massimo si era vista la Dc, nella Stalingrado d’Italia a Nord di Milano e in Toscana non era mai accaduto che vincessero gli altri