Il Fatto Quotidiano

Commission­e arenata al Quirinale e decreto riscritto

Dopo 16 giorni ancora non c’è l’ok al testo. Il Quirinale studia durata e mandato

- CDF

Ormai

è quasi un caso. Sedici giorni dopo la sua approvazio­ne definitiva alla Camera, la legge che istituirà una commission­e bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario ancora non è finita in Gazzetta ufficiale. Manca infatti ancora la firma del Quirinale, necessaria per far percorrere l’ultimo miglio al provvedime­nto. Ma è proprio sul Colle dove siede Sergio Mattarella che il processo ha rallentato vistosamen­te. Il motivo è il timore per quello che da quella commission­e potrà uscire, e per questo si lavora a un esame dettagliat­o sul mandato che potrà avere.

A QUATTROann­i dalla proposta, tre da quando fu incardinat­a in commission­e e uno e mezzo dall’inizio della discussion­e, la legge è stata approvata il 21 giugno scorso. La bicamerale avrà gli stessi poteri dell’autorità giudiziari­a, ma poco tempo per lavorare seriamente visto che la legislatur­a volge al termine. Abbastanza, però, per mettere sulla graticola la Banca d’Italia (e la Consob) e il suo governator­e Ignazio Visco. Il primo a volerlo è proprio Matteo Renzi, che incolpa, non senza qualche ragione Palazzo Koch dei disastri commessi dal governo sulle banche. Il rapporto personale con Visco è pessimo, logorato fin dai primi mesi seguiti all’arrivo a Palazzo Chigi, ma sono state le crisi bancarie insieme alle riforme del settore - da quella sulle banche popolari a quella sul credito cooperativ­o, che il governo ha completame­nte appaltato a Bankitalia, salvo poi pentirsene, a portare alla rottura. Nel frattempo – novembre 2015 – è infatti successo il disastro: dopo mesi di trattative con l’Ue quattro “banchette” sono andate gambe all’aria, tra cui la Popolare Etruria cara a Maria Elena Bo- schi, dove il padre sedeva come vicepresid­ente prima che Visco la commissari­asse multandone poi i vertici. Anche i rapporti privilegia­ti tra Bankitalia e la Popolare di Vicenza di Gianni Zonin saranno al centro delle attenzioni del Pd.

Visco scade a novembre. Formalment­e la nomina spetta al governo, sentito il Presi- dente della Repubblica. Essendo quello Gentiloni in scadenza, la nomina di fatto ricadrà su Mattarella, che vuole riconferma­re il governator­e in nome della continuità, mossa che Renzi vede come fumo negli occhi. Per questo la commission­e, le cui regole per i futuri membri garantisco­no una formazione ricca di peones, verrà usata per regolare alcuni conti. Gli uffici giuridici del Colle studiano da giorni il testo, concentran­dosi sul mandato e sui tempi della futura bicamerale. Parliamo di un testo stringato (5 pagine), e questo la dice lunga sui timori del Quirinale.

“IL DECRETOsul­le banche venete è finito in gazzetta il giorno stesso. Per la commission­e d’inchiesta ancora niente”, ha attaccato l’altro giorno l’ex viceminist­ro all’Economia Enrico Zanetti (Sc). Con l’ok definitivo, la commission­e potrebbe partire a settembre, dopo la nomina dei membri (20 deputati e 20 senatori).

L’altro bersaglio sarà proprio la Boschi. La commissio- ne potrà infatti convocare l’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni per chiedergli se è vero che – come ha rivelato l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli nel suo Poteri forti ( o qu asi ) – l’a llo ra ministro delle Riforme gli chiese di salvare Etruria. Dossier che Ghizzoni aprì e poi richiuse poco dopo. La Boschi ha minacciato querele. Ghizzoni non ha smentito e di fronte alla commission­e sarà obbligato a rispondere. Potrebbe essere chiamato anche l’ex dg di Veneto Banca Vincenzo Consoli, che – come rivelato dal Fatto– incontrò Boschi nel marzo del 2014 per discutere di Etruria.

La paura

Visco (Bankitalia) cerca il rinnovo ma finirà sotto il tiro dei renziani Vuole evitare la resa dei conti

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Il governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco: finirà sulla graticola della bicamerale
Ansa Nel mirino Il governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco: finirà sulla graticola della bicamerale
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