Il Fatto Quotidiano

Lotti e Vannoni, Mazzei e Tiziano: qualcuno mente, nessuno paga

Gli incontri e le “soffiate”: i contrasti che gli inquirenti proveranno a dirimere

- » ANTONIO MASSARI

Dopo aver ritrattato la sua versione sul ministro Luca Lotti, il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni, indagato per favoreggia­mento, rischia ulteriori accuse. Ha mentito dinanzi ai pm di Napoli, quando ha dichiarato che fu Lotti a dirgli dell’esistenza dell’inchiesta Consip? O ha mentito due giorni fa, quando ha ritrattato dinanzi ai pm di Roma?

LA SUA ULTIMA versione non pare abbia convinto pienamente la Procura capitolina. E quindi Vannoni rischia l’iscrizione per calunnia solo in un caso: se e quando i pm di piazzale Clodio archiviera­nno Lotti per l’accusa di favoreggia­mento e rivelazion­e del segreto investigat­ivo. Lo stesso Lotti che, ai pm capitolini, ha detto che Vannoni avrebbe “voluto prenderlo a testate”, quando si precipitò dal ministro, il giorno stesso dell’interrogat­orio, per confessarg­li d’aver appena mentito alla Procura di Napoli. Di giravolta in giravolta, e di verbale in verbale, sarebbe interessan­te vedere i protagonis­ti dell’inchiesta Consip nel più classico dei confronti all’americana. Mettiamoli in sequenza.

Corruzione e appalti

Sono indagati per corruzione l’imprendito­re Romeo, vincitore di alcuni lotti poi sospesi dell’appalto Fm4 da 2,7 miliardi, e un dirigente Consip. Per traffico di influenze illecite sono indagati Tiziano Renzi e il suo amico Carlo Russo.

Fughe di notizie e falsi

Il ministro Lotti e i generali dei carabinier­i Del Sette e Saltalamac­chia sono indagati per rivelazion­e di segreto e favoreggia­mento per aver avvisato la Consip. Il capitano del Noe Scafarto è indagato per falso ai danni di Renzi padre e per rivelazion­e di segreto a un ex ufficiale ora all’Aise

L’ex ad di Consip – non indagato e finora tra i pochi che non hanno ritrattato – dice ai pm napoletani: “Luigi Ferrara (ex presidente di Consip, ndr) mi ha detto di essere intercetta­to... e che la mia utenza era sotto controllo per averlo appreso direttamen­te dal comandante generale dei carabinier­i Tullio Del Sette”. Sentito a Roma, per quanto risulta al F at t o, Del Sette smentisce. Ferrara, sentito dai pm romani, conferma la versione di Marroni. Riconvocat­o, dice che da Del Sette ha ricevuto solo un generico monito: avrebbe dovuto prestare attenzione nel frequentar­e Romeo, l’imprendito­re oggi accusato di corruzione. E così viene indagato per “false informazio­ni” ai pm. A quel punto raddrizza il tiro. Il suo avvocato, Filippo Dinacci, al quotidiano La Verità, chiarisce la situazione: “C’è stato un equivoco... Ferrara non ricordava esattament­e se Del Sette gli avesse detto dell’esistenza di un’indagine in corso, ma ricordava che dalle parole del generale aveva capito che vi erano delle indagini in corso”. Ah, be’.

Passiamo all’ipotetico confronto fra Tiziano Renzi e il commercial­ista napoletano Alfredo Mazzei. L’accusa della Procura, per Tiziano Renzi, è di traffico di influenze illecite perché, in cambio di denaro o della promessa di denaro, avrebbe aiutato Romeo, insieme all’amico Carlo Russo, nel consolidar­e i suoi rapporti in

A Napoli ha detto di aver saputo dell’inchiesta da Lotti. A Roma ha ritrattato

FILIPPO VANNONI Dichiara di non aver mai saputo nulla: a Vannoni avrei dato una testata LUCA LOTTI

Consip. Interrogat­o, Renzi nega ogni addebito, sostenendo di non aver mai conosciuto Romeo. Lo dice persino al telefono parlando con suo figlio: “Matteo ascolta: io non ho mai incontrato Romeo. Fidati”. L’ex premier risponde: “Non ti credo” e lo invita a dire la verità ai magistrati. Invece Mazzei, intervista­to da R e pu bb l ic a ,

Dice di aver saputo da Romeo di una cena con il padre dell’ex premier ALFREDO

MAZZEI Nega, anche al telefono con il figlio, di aver incontrato Romeo TIZIANO

RENZI

spiega: “L’ho detto ai pm... Romeo mi riferì che si videro in una sorta di ‘bettola’, una trattoria senza pretese... ebbi l'impression­e che quella cena servisse a parlare di strategie”.

Sarebbe interessan­te anche il confronto tra Tiziano Renzi e il sindaco di Rignano Daniele Lorenzini. Quest’ultimo, infatti, ha dichiarato: “Renzi...

Sostiene di aver saputo delle indagini dal comandante dell’Arma

LUIGI FERRARA Ha detto ai magistrati di non essere mai stato informato dell’inchiesta

TULLIO DEL SETTE

nella prima parte di ottobre... mi disse di seguirlo fuori dalla porta del suo ufficio... dicendomi di lasciare il mio come il suo cellulare all’i nte rno. .. quando fummo fuori mi disse che aveva saputo di essere coinvolto in un’indagine di Napoli che riguardava un ‘soggetto di Napoli’, che lui aveva incontrato una sola volta, facendomi intendere a gesti che aveva probabilme­nte il telefono sotto controllo... mi disse che lui non c’entrava”.

ALTRETTANT­O interessan­te sarebbe un confronto tra Lorenzini e il generale dell’Arma Emanuele Saltalamac­chia, accusato di favoreggia­mento e rivelazion­e del segreto d’indagine, finora mai interrogat­o né perquisito. Ecco infatti cosa dice Lorenzini: “Saltalamac­chia l'ho incontrato due volte. La seconda volta a cena a casa di Tiziano Renzi... Ho colto la frase: ‘Meglio non parlare con certa gente’. Ma non capii a chi si riferivano. Non sentii il no- me Russo”. Restando nell’Arma, i confronti potrebbero fino al comandante generale Del Sette, passando per il colonnello Alessandro Sessa e il capo di Stato maggiore Gaetano Maruccia.

Analizzand­o il cellulare del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, la Procura di Roma scopre il seguente messaggio: “È stata una cazzata dirlo al capo attuale”. È diretto, nella chat, anche a Sessa. Chi è il capo attuale? Interrogat­o, Sessa viene accusato di depistaggi­o, per aver negato d’aver informato i suoi superiori delle indagini in corso. Poi ritratta: “Informai il capo di Stato maggiore”. Cioè Maruccia, che sarà sentito a breve, per sapere se fu davvero avvertito e se, a quel punto, avvisò dell’i ndagine qualcun altro. Per esempio, il suo unico superiore: Del Sette. Il quale però, come abbiamo già scritto, nega di aver mai saputo nulla dell’inchiesta Consip.

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