Lotti e Vannoni, Mazzei e Tiziano: qualcuno mente, nessuno paga
Gli incontri e le “soffiate”: i contrasti che gli inquirenti proveranno a dirimere
Dopo aver ritrattato la sua versione sul ministro Luca Lotti, il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni, indagato per favoreggiamento, rischia ulteriori accuse. Ha mentito dinanzi ai pm di Napoli, quando ha dichiarato che fu Lotti a dirgli dell’esistenza dell’inchiesta Consip? O ha mentito due giorni fa, quando ha ritrattato dinanzi ai pm di Roma?
LA SUA ULTIMA versione non pare abbia convinto pienamente la Procura capitolina. E quindi Vannoni rischia l’iscrizione per calunnia solo in un caso: se e quando i pm di piazzale Clodio archivieranno Lotti per l’accusa di favoreggiamento e rivelazione del segreto investigativo. Lo stesso Lotti che, ai pm capitolini, ha detto che Vannoni avrebbe “voluto prenderlo a testate”, quando si precipitò dal ministro, il giorno stesso dell’interrogatorio, per confessargli d’aver appena mentito alla Procura di Napoli. Di giravolta in giravolta, e di verbale in verbale, sarebbe interessante vedere i protagonisti dell’inchiesta Consip nel più classico dei confronti all’americana. Mettiamoli in sequenza.
Corruzione e appalti
Sono indagati per corruzione l’imprenditore Romeo, vincitore di alcuni lotti poi sospesi dell’appalto Fm4 da 2,7 miliardi, e un dirigente Consip. Per traffico di influenze illecite sono indagati Tiziano Renzi e il suo amico Carlo Russo.
Fughe di notizie e falsi
Il ministro Lotti e i generali dei carabinieri Del Sette e Saltalamacchia sono indagati per rivelazione di segreto e favoreggiamento per aver avvisato la Consip. Il capitano del Noe Scafarto è indagato per falso ai danni di Renzi padre e per rivelazione di segreto a un ex ufficiale ora all’Aise
L’ex ad di Consip – non indagato e finora tra i pochi che non hanno ritrattato – dice ai pm napoletani: “Luigi Ferrara (ex presidente di Consip, ndr) mi ha detto di essere intercettato... e che la mia utenza era sotto controllo per averlo appreso direttamente dal comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette”. Sentito a Roma, per quanto risulta al F at t o, Del Sette smentisce. Ferrara, sentito dai pm romani, conferma la versione di Marroni. Riconvocato, dice che da Del Sette ha ricevuto solo un generico monito: avrebbe dovuto prestare attenzione nel frequentare Romeo, l’imprenditore oggi accusato di corruzione. E così viene indagato per “false informazioni” ai pm. A quel punto raddrizza il tiro. Il suo avvocato, Filippo Dinacci, al quotidiano La Verità, chiarisce la situazione: “C’è stato un equivoco... Ferrara non ricordava esattamente se Del Sette gli avesse detto dell’esistenza di un’indagine in corso, ma ricordava che dalle parole del generale aveva capito che vi erano delle indagini in corso”. Ah, be’.
Passiamo all’ipotetico confronto fra Tiziano Renzi e il commercialista napoletano Alfredo Mazzei. L’accusa della Procura, per Tiziano Renzi, è di traffico di influenze illecite perché, in cambio di denaro o della promessa di denaro, avrebbe aiutato Romeo, insieme all’amico Carlo Russo, nel consolidare i suoi rapporti in
A Napoli ha detto di aver saputo dell’inchiesta da Lotti. A Roma ha ritrattato
FILIPPO VANNONI Dichiara di non aver mai saputo nulla: a Vannoni avrei dato una testata LUCA LOTTI
Consip. Interrogato, Renzi nega ogni addebito, sostenendo di non aver mai conosciuto Romeo. Lo dice persino al telefono parlando con suo figlio: “Matteo ascolta: io non ho mai incontrato Romeo. Fidati”. L’ex premier risponde: “Non ti credo” e lo invita a dire la verità ai magistrati. Invece Mazzei, intervistato da R e pu bb l ic a ,
Dice di aver saputo da Romeo di una cena con il padre dell’ex premier ALFREDO
MAZZEI Nega, anche al telefono con il figlio, di aver incontrato Romeo TIZIANO
RENZI
spiega: “L’ho detto ai pm... Romeo mi riferì che si videro in una sorta di ‘bettola’, una trattoria senza pretese... ebbi l'impressione che quella cena servisse a parlare di strategie”.
Sarebbe interessante anche il confronto tra Tiziano Renzi e il sindaco di Rignano Daniele Lorenzini. Quest’ultimo, infatti, ha dichiarato: “Renzi...
Sostiene di aver saputo delle indagini dal comandante dell’Arma
LUIGI FERRARA Ha detto ai magistrati di non essere mai stato informato dell’inchiesta
TULLIO DEL SETTE
nella prima parte di ottobre... mi disse di seguirlo fuori dalla porta del suo ufficio... dicendomi di lasciare il mio come il suo cellulare all’i nte rno. .. quando fummo fuori mi disse che aveva saputo di essere coinvolto in un’indagine di Napoli che riguardava un ‘soggetto di Napoli’, che lui aveva incontrato una sola volta, facendomi intendere a gesti che aveva probabilmente il telefono sotto controllo... mi disse che lui non c’entrava”.
ALTRETTANTO interessante sarebbe un confronto tra Lorenzini e il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia, accusato di favoreggiamento e rivelazione del segreto d’indagine, finora mai interrogato né perquisito. Ecco infatti cosa dice Lorenzini: “Saltalamacchia l'ho incontrato due volte. La seconda volta a cena a casa di Tiziano Renzi... Ho colto la frase: ‘Meglio non parlare con certa gente’. Ma non capii a chi si riferivano. Non sentii il no- me Russo”. Restando nell’Arma, i confronti potrebbero fino al comandante generale Del Sette, passando per il colonnello Alessandro Sessa e il capo di Stato maggiore Gaetano Maruccia.
Analizzando il cellulare del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, la Procura di Roma scopre il seguente messaggio: “È stata una cazzata dirlo al capo attuale”. È diretto, nella chat, anche a Sessa. Chi è il capo attuale? Interrogato, Sessa viene accusato di depistaggio, per aver negato d’aver informato i suoi superiori delle indagini in corso. Poi ritratta: “Informai il capo di Stato maggiore”. Cioè Maruccia, che sarà sentito a breve, per sapere se fu davvero avvertito e se, a quel punto, avvisò dell’i ndagine qualcun altro. Per esempio, il suo unico superiore: Del Sette. Il quale però, come abbiamo già scritto, nega di aver mai saputo nulla dell’inchiesta Consip.