Il patto segreto tra Emiliano e Matteo
L’ex premier sceglie il governatore: sarà lui a fare le liste del partito in Puglia
“Michele,
allora cosa vuoi? Vuoi entrare in segreteria, per occuparti di scuola o di Sud? Decidi tu. Dobbiamo collaborare per marginalizzare Andrea Orlando”. Il giorno dopo la vittoria alle primarie che lo ha rieletto segretario, Matteo Renzi ha chiamato Michele Emiliano (arrivato terzo con il 10,5%). La telefonata è stata di questo tenore. Sul piatto il segretario ha messo varie offerte. Qualcuna più confessabile. Qualche altra meno, ma molto più interessante. Il governatore ha ottenuto un mandato importante: farà lui le liste elettorali in Puglia, per le prossime Politiche, coadiuvato dai suoi uomini “forti” a Roma, i deputati Francesco Boccia e Dario Ginefra. Renzi gli avrebbe dato carta bianca. Con un’eccezione. “Basta che mi salvi Teresa Bellanova”. Una precisazione non secondaria visto che il viceministro allo Sviluppo economico, pugliese anche lei, scelta da Renzi come figura di “sinistra” da esibire all’occorrenza, è in guerra con il gover- natore da anni: si è schierata contro i no Triv al referendum e ha difeso il progetto Tap. Nessuna menzione da parte dell’ex premier per Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, per lui alleato prezioso. Di certo non ha bisogno di una candidatura per sé, ma ha un mondo di riferimento a cui rispondere. Avendo i due rapporti antichi e pregressi a quelli con lui, Renzi pensa che se la possano sbrigare da soli? Problema: ci sarà da contrastare l’eventuale candidatura di D’Alema a Gallipoli.
MICHELE e Matteo erano in origine vicinissimi: fu a Bari che Renzi lanciò la sua candidatura alle primarie del 2013. Emiliano aiutava e sosteneva. Renzi gli aveva promesso che sarebbe stato il suo numero 2. Promessa non mantenuta. Come tutte le altre: un posto come ministro della Giustizia o dei Trasporti. Poi, un posto da sottosegretario. L’ultima promessa disattesa è stata fatale. Emiliano doveva fare il capolista al Sud alle Europee: nel giro di una notte Renzi decise di fare 5 donne capolista. E così, il suo posto se lo prese Pina Picierno. Fine di un sodalizio, inizio di una guerra. Il governatore nei giorni della scissione del Pd ha cambiato idea più e più volte. La mattina verso D’Alema, il pomeriggio verso Renzi. L’uomo è così. Umorale, imprevedibile, istintivo. Nella decisione di rimanere nel Pd pesò anche il fatto che nella sinistra nascente c’erano troppi potenziali leader. E una scommessa: tutti gli anti-renziani avrebbero votato lui, che avrebbe conquistato il Pd. Michele sognava di fare il segretario e poi il premier. Proprio come Matteo. Non è andata così. In Puglia una mano a raggiungere il 5% tra i tesserati (condizione per accedere ai gazebo) gliel’hanno data gli stessi renziani. Matteo Orfini, il presidente dem, intercedeva per lui presso gli ex a- mici dalemiani. Sempre ai danni di Orlando. Poi, l’offerta.
NEL FRATTEMPO , Emiliano costruisce Fronte democratico, la sua corrente. E lavora a una lista da presentare in Senato, coalizzata con il Pd: cerca i voti di tutti, dalla società civile al centrodestra. Uno schema seguito da sempre. Puntando sul fatto che si voterà con il Consultellum. D’altra parte, alle Amministrative, in Puglia le cose sono andate meglio che altrove per il centrosinistra, che, tra l’altro, ha vinto a Lecce e a Taranto. Non è tutta la verità, ma una parte della verità, quella che il governatore dice in privato e in pubblico (come ha fatto al Corriere della Sera): “Mi fa piacere aver ritrovato un rapporto umano con Renzi, che non mi percepisce più come un nemico”.
Mi fa piacere aver ritrovato un rapporto umano con Renzi, che non mi percepisce più come un nemico
MICHELE EMILIANO