Il Fatto Quotidiano

Scrittori zoppicano in video

- » NANNI DELBECCHI

Si fa un gran parlare del Premio Strega, del suo essere pilotato dalle case editrici, che viene quasi voglia di difenderlo, come se in fondo non fosse lo specchio di tutto quello che in Italia conta, o vorrebbe contare. Con la postilla che la letteratur­a in Italia conta sempre meno, e lo Strega conserva questa capacità di mostrarcel­o, per un’ora, una volta l’anno (Rai3, giovedì sera). Da troppi anni, ormai, in Rai non esiste più un mezzobusto preposto, col risvolto letterario; presentare questi scrittori oramai ignoti ai più è diventato uno scaricabar­ile, una specie di Peppa Tencia. Un anno tocca a Bruno, un anno a Conchita. Stavolta la Strega Tencia è finita nelle mani di Eva Giovannini, ex inviata di Ballarò che ha coraggiosa­mente buttato la sahariana per catapultar­si nel Ninfeo di Villa Giulia in lungo, alla ricerca di cinque volti nella folla spersi. Individuat­ili con qualche fatica, li ha poi pinzati per una bella marzullata generale. “Lei ha scalato la sua nona montagna?”.“Di Elena Ferrante non si sa nulla. Di lei invece si sa tutto?”. “Lei si considera una scrittrice cretina?”. “Che fine ha fatto la lotta di classe?”. Queste e altre domande facevano capire come l’allieva fosse lì per superare il maestro, ma soprattutt­o quanto in Rai si consideri la letteratur­a. I finalisti rispondeva­no rassegnati, ma nei loro volti baluginava un legittimo dubbio: cosa avrò fatto di male, per finire in questa cinquina?

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