Gli insaziabili e intoccabili delle autostrade
Colpisce e anche commuove la generosità con cui il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio si è lanciato in una delle più audaci supercazzole dell’era moderna per coprire l’ennesimo regalo ai prenditori della rendita autostradale, deciso dal governo a spese degli automobilisti, cioè dell’economia nazionale. Leggete l’inizio del discorso: “Abbiamo raggiunto oggi a Bruxelles un accordo di portata storica per garantire crescita e concorrenza, investimenti strategici sulla rete autostradale e calmieramento delle tariffe”. Lo storico accordo è chiamato roadmap perché è di prassi l’inglesorumper non far capire al contribuente che lo stai fottendo un’altra volta. E che cosa fa la roadmap? La risposta alla fine del discorso: “Apre la strada a una notifica di aiuti di Stato che il governo italiano depositerà a breve”. Aiuti di Stato? Eh sì. La società Autostrade per l’Italia nel 2016 ha fatto solo 930 milioni di profitti (solo il 25 per cento dei ricavi), in preoccupante calo rispetto al 2015, quando raggiunsero il 30 per cento del fatturato. Quindi non glielo vuoi dare un aiutino alla povera famiglia Benetton?
Inutile illudersi che il governo Gentiloni faccia chiarezza una volta per tutte sui conti delle concessionarie autostradali. Per antica tradizione, trattandosi di denaro degli italiani, chi siede sugli scranni ministeriali sente il dovere di tenere tutto accuratamente nascosto acciocché il contribuente non soffra. Ormai però si fa strada il sospetto che questa gente sia sinceramente convinta di governare un popolo di idioti.
ALTRO CHE CONCORRENZA e calmieramento delle tariffe. Concedendo proroghe generalizzate di quattro anni delle concessioni autostradali, Delrio si vanta di aver “sbloccato” (con gli aiuti di Stato usati come Svitol) investimenti strategici come il Passante di Genova. Ma, caro ministro distratto, il Passante di Genova fu già sbloccato il 23 dicembre 2002, quindici anni fa, dal governo Berlusconi, che per finanziarlo concesse al monopolio privato di casa Benetton un sontuoso aumento di tariffe. La domanda sorge spontanea: quante volte l’abbiamo già pagato il Passante di Genova nella speranza che i fratelli Benetton decidano finalmente di costruirlo? Grazie al coraggioso saggio di Giorgio Ragazzi I signori delle autostrade (Il Mulino) sappiamo per esempio che abbiamo già pagato almeno tre volte la costruzione dell’autostrada del Sole. Ma in generale per sapere che fine fa il denaro pubblico nel dedalo autostradale servirebbe il giornalismo investigativo, come con il riciclaggio del narcotraffico.
Lorsignori si offendono quando vengono chiamati prenditori. Ma è un fatto che i Benetton con le Autostrade hanno solo preso. Nel 1999 il governo D’Alema ha svenduto la società Autostrade per 6,7 miliardi e i Benetton, famiglia cara al centro-sinistra, se ne assicurarono il controllo spendendo circa 1,5 miliardi per il 18 per cento: una cifra inferiore ai dividendi incassati negli anni successivi, mentre il valore del pacchetto di controllo si è moltiplicato per quattro. Il monopolio statale spolpava un po’gli automobilisti al casello, ma almeno il denaro rimaneva nella cassa comune. Invece menti raffinatissime e blairiane ebbero l’idea di trasferire il monopolio autostradale a una famiglia di simpatici produttori di maglioncini, che da allora dettano legge dentro il ministero catturando la vigilanza e pretendendo aumenti tariffari ogni anno. È un mondo meraviglioso: Delrio, prono alla prepotenza dei Benetton, convince Bruxelles a chiudere un occhio sull’ennesimo regalo al monopolista privato, e se ne vanta pure.
Twitter@giorgiomeletti