Trump, Putin e il Dio degli eserciti: manca solo un papa nuovo e russo
L’immagine dei due presidenti al G20 di Amburgo entusiasma la destra dei cattolici tradizionalisti
La storica foto di Trump e Putin al G20 di Amburgo ha generato nella destra cattolica, in tutte le sue sfumature, un sentimento molto vicino all’estasi. Che bello, per i tradizionalisti della Chiesa - che sabato 7 luglio hanno pure festeggiato il decennale del ritorno alla messa in latino voluto da Ratzinger - che bello, dicevamo, vedere insieme i due leader del mondo.
Un’immagine giocata ovviamente in totale opposizione al pontificato di Bergoglio. Da un lato il papa della pace e degli ultimi, dall’altra i paladini di un Dio guerriero e dottrinario, zeppo di regole farisee, che combatte l’Islam e l’omosessualità. Che poi in Polonia, il presidente americano abbia elo- giato in chiave anti-russa la devozione cristiana di quel popolo è un’altra questione. A cattofascisti e cattoleghisti interessa soprattutto la rozza semplificazione di una coppia geopolitica nemica della Roma francescana.
NON SOLO. Nell’ansia disperata di vedere un altro pontefice sul trono di Pietro (i motivi li trovate tutti sul numero di Millenniumda sabato scorso in edicola), c’è chi sui siti tradizionalisti spera “ottimisticamente” in un Conclave già il prossimo anno, nel 2018. Una supplica in cui ci s’imbatte leggendo una recensione a un libro uscito un anno fa. L’ha scritto Mauro Mazza, giornalista Rai in quota An (quando ancora esisteva) e già direttore di tg e reti, e s’intitola Il destino del papa russo (Fazi editore).
Dopo l’era contrastata di Bergoglio, contrastata per la destra, Mazza immagina l’elezione di un monsignore russo al soglio pontificio: l’arcivescovo di San Pietroburgo Nikolaj Sofanov, amico d’in- fanzia dell’autocrate Putin. Scelto fuori dal Conclave, essendo vescovo, Sofanov arriva a Roma il giorno successivo allo scrutinio e decide subito di alloggiare nel sontuoso appartamento riservato al papa, azzerando così la decisione bergogliana di vivere nell’austera Santa Marta. Sofanov, poi, impone a se stesso il nome di Metodio e restaura contro “la confusione” del predecessore la vera Dottrina della Fede. Metodio a Roma e il patriarca Cirillo a Mosca, a capo della Chiesa ortodossa russa. Una manna per Putin.