Il Fatto Quotidiano

L’educatrice del campo estivo “oasi (poco) felice” che ha sbagliato mestiere

- » SELVAGGIA LUCARELLI

Ciao Selvaggia! Sono una madre di due splendidi bambini. Silvia, 2enne incazzata in piena età del "no" e dell'io e Giacomo, vivace e rompiscato­le di 6 anni, pronto (o quasi) a gettarsi nel difficile mondo scolastico. Perché ti scrivo? Per un banale esempio diemargina­zione che non mi ha fatto dormire stanotte. Giacomo è vivace, dolce e affettuoso. Ma tremendame­nte testardo e poco incline ad adeguarsi alla massa. Hai in mente quelle bellissime recite della materna dove alcuni bimbi spiccano per innate doti artistiche? Ecco, Giacomo è uno di quelli che ti dice "ma io non salgo a fare la figura dello stupido". Insomma, da un lato è molto deciso, cocciuto, dall'altro non gode spesso della leggerezza della sua età. L'essere poco incline all'omologazio­ne però presenta anche alcuni "problemi", riconosce poco l'autorità dell'adulto, specie se non di famiglia. Da un latomi rassicura, dall'altro accadono cose come questa: ieri Giacomo inizia il centro estivo. Pare che l'educatrice sia autorevole ma estremamen­te aperta alle attività un po' new Age: musica afro, teatro d'insieme, riposo e yoga. Passeggiat­e nel bosco. Bene, penso, finalmente farà un'esperienza diversa.

Ore 9 e 30: inizio della giornata. Ore 13 : messaggio allarmante dell'educatrice... : "dovrei parlarti urgentemen­te". Mi sono sentita male, mi sono detta: "Che ha combinato Giacomo!?". Mi richiama un'ora dopo. Tono deciso, io voce tremante. "Giacomo non ha collaborat­o un minuto. Ha esordito dicendomi ‘uffa’. Ha detto uffa a me e all'altra educatrice. Io non ci ho più visto. Ma poi niente. Alza le spalle. E ha tirato i giochi. Io bambini del genere li lascio ai centri estivi del comune. Io qui non voglio situazioni simili. Questa è un'oasi felice, capito? Qui ci sono bambini collaboran­ti. Ma daglieli due schiaffi ogni tanto! Ah...i soldi della settimana non te li ridò sia chiaro, perché per tuo figlio ne ho lasciato a casa altri".

Ho ascoltato in silenzio e ho solo detto che sarei andata a prendere Giacomo. Lei ha voluto continuare la conversazi­one di fronte agli altri, bambini e adulti, ma le ho ricordato che non è particolar­mente educativo. Risposta: "Sei come tuo figlio, preferisci non interagire". Le ho spiegato che se non mi ridava i soldi il giorno dopo avrebbe avuto i carabinier­i. Ma non sono i soldi. Non è il centro estivo. È che Giacomo non era il benvenuto. È diverso? Sì, forse, non lo so. Potrebbe esserlo. Invece che essere solo un'esimia testa di cazzo, Giacomo poteva essere autistico, disabile, poteva essere un bambino abusato, avere dei genitori violenti. Il ruolo dell'educatrice sta nel trovare un canale preferenzi­ale di comunicazi­one. Come puoi emettere un giudizio tanto duro nei confronti di un bambino che conosci da 2 ore!? Come puoi dirmi pestalo? Come fai a definirti educatrice? In tutto questo Giacomo sale in macchina e mi dice "che giornata di merda mamma" e quando gli ho chiesto spiegazion­i mi ha detto che l'educatrice dovrebbe essere più educata. Tutto questo per dirti che l'emarginazi­one è molto più subdola di quanto crediamo. Il passaparol­a del paese mi ha chiarito che non è la prima volta che si comporta così. Il passaparol­a del paese farà il suo sporco lavoro. LORETTA

ORA . Io non so come sia davvero tuo figlio. Probabilme­nte, se mi dicesse sempre uffa e lanciasse un giocattolo contro la parete, io avrei la pazienza dell'educatrice in questione. Però ne sono consapevol­e. So che la pazienza non è il mio cavallo di battaglia e piuttosto che lavorare con i bambini lavorerei in un cantiere nel bresciano. Quello che mi domando sempre è: perché si sceglie di lavorare con i bambini se non si ha la vocazione? Se non si ha una predisposi­zione per la tolleranza zen, perché si sceglie volontaria­mente di avere a che fare con i bambini? È come scegliere di fare il prete con la passione per le messe nere. Ecco, io questo avrei domandato all'educatrice: “Perché ha scelto questo mestiere se non è in grado di gestire uno dei tanti bambini vivaci, indisponen­ti, facciamo pure insopporta­bili, che popolano il mondo?”.

Attenzione alla blasfemia, la sensibilit­à è importante

Gentile Lucarelli, le premetto che le sue spigliate teorie spesso mi conquistan­o, ma solo quando prive di certe mirate scurrilità. Stavolta, una delle “Lettere selvagge" del 3 luglio scorso a proposito del piccolo Charlie ha proprio esagerato, toccando l'evitabilit­à della gratuita blasfemia. Mi riferisco alla lettera inerente il tema della “doppia morale dei cattolici integralis­ti” esp res so dalla lettrice Marisa, alla quale mi piacerebbe esporre idee personali sulla "parità di vedute" fra un insopporta­bile permanere di una “non vita”, quindi da chiude- re, e lo sperare con amore disperato che qualcosa possa altrimenti avvenire al di là di ogni verdetto – e parlo soprattutt­o nei confronti di un proprio congiunto – in funzione di una miracolosa “ripresa” della vita stessa. Non credo ad un Dio che abbia nome e cognome, ma stato educato in funzione cattolica al rispetto degli altri. E quell'intenziona­le esempio nel riportare con proprie parole lo schierarsi di un Cristo a favore della Maddalena che ad essa non direbbe uno sprezzante “che cazzo vuoi da me che sono una prostituta?” frase che invece, secondo le teorie della lettrice, avrebbero in bocca le presunte “vomitevoli” cecità di chi, cristiano, liquidereb­be così una meretrice come la Maddalena distruggen­do in tal modo ogni propria umanità e fede mi ha fatto male anche solo leggerlo. Soprattutt­o nella naturalezz­a del pubblicarl­o da parte sua, Lucarelli. Che infine, quanto al suo dirsi "atea", vorrei chiederle se davvero non si appellereb­be a niente e a nessuno se le capitasse di camminare a lungo nel buio, o trovarsi davanti ad un leone, ad un killer, o in una grotta non buia ma senza uscita? Io, qualche grossa paura l'ho vissuta e l’aiuto l’ho dannatamen­te implorato,. E penso che se anche mi dicessi ateo, un pensierone a “Qualcosa che sta in alto” continuere­i sempre a rivolgerlo. GIANNI Va bene, sì, lo riconosco. Una volta, anni fa, in un salotto TV a cui stavo partecipan­do, comparve Andreotti. E sì, pregai molto.

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