Il Fatto Quotidiano

Per il Parlamento europeo il 4 luglio è uno strano giorno

- FABRIZIO AUGIMERI CAPO UFFICIO STAMPA GRUPPO F.I. CAMERA DEI DEPUTATI P.G. ANNA MAURO CHIOSTRI MICHELE PUTIGNANO ERMANNO MIGLIORINI GABRIELE BENEDETTO AMM. DEL. TELEPASS SPA

Renato Brunetta, presidente dei deputati di Fi scrive al Fatto : “Ha ragione di direttore Marco Travaglio a citare Flaiano: “Il fascismo si divide in due categorie: il fascismo propriamen­te detto e l’antifascis­mo”. Lo constato dopo aver ricevuto una manganella­ta verbale da Furio Colombo proprio sul Fatto Quotidiano. Egli mi dà del “filo-fascista” a causa di due miei tweet, che mi appaiono vieppiù pertinenti proprio alla luce di quell’insulto: “Perché non introdurre nella legge Fiano anche l’apologia di comunismo? La storia va letta a 360 gradi, non in un’unica direzione”; “No a tentativi di piantare bandierine ideologich­e. Se si vuole cambiare il codice penale allora condannare tutti i totalitari­smi”.Le mie convinzion­i profonde sono quelle di un socialista liberale, ciò che mi fa essere da sempre e per sempre contro il fascismo storico, ideologico, nostalgico, eccetera. Ma lo stesso credo mi fa essere fiero avversario di ogni totalitari­smo, e dunque anche del comunismo. Colombo ritiene che ci si debba limitare a condannare il fascismo, dato che siamo in Italia e da noi il comunismo non è andato al potere. Una visione del mondo un po’ corta: siccome l’Isis per ora non ha fatto attentati in Italia, dovremmo consentirn­e l’apologia? Oltretutto il comunismo in Italia ha versato molto sangue, come ha dimostrato Giampaolo Pansa raccontand­o le esecuzioni sistematic­he di parroci e dirigenti liberali nel triangolo rosso. Detto questo, colpisce che non si sia colto il senso del mio intervento. Ritengo la legge Fiano stupida e tale da “svilire l’antifascis­mo a mercatino elettorale” (Travaglio scripsit). La mia era una provocazio­ne: da liberale detesto i reati di opinione, e se qualcuno saluta a pugno chiuso e si compra busti di Lenin, Stalin e Togliatti, non me ne può fregar di meno”. Un destino cinico ha riservato a noi poveri elettori italiani l’amara prospettiv­a di dover scegliere alle prossime elezioni fra due fanfaroni mediatici che si scimmiotta­no in tutto e per tutto, facendo a gara a chi la spara più grossa. Da ultimo, dopo il caso Consip, Renzi si è dato all’inseguimen­to di Berlusconi anche nella difesa dell’illegalità, prerogativ­a fino a ieri esclusiva di quest’ultimo, forte anche della sua forza e- CARO COLOMBO, un giorno che non dimentiche­rò è il 4 luglio. Non per la festa americana, ma per un incredibil­e evento: il Parlamento europeo era convocato per discutere il dramma degli sbarchi in Italia, un numero che continuava a salire. Il Parlamento europeo era vuoto. IL RIFERIMENT­O è a un evento di dieci giorni fa. Eppure serve parlarne ancora perché è allo stesso tempo desolante ed esemplare. Perché, convocato da Junker, presidente della Commission­e Europea, in seduta straordina­ria, il Parlamento europeo avrebbe dovuto affrontare, almeno in termini di direttiva e di esortazion­e, la irragionev­ole e pericolosa decisione di tutti i Paesi intorno all’Italia, di chiudere porti e frontiere, abbandonan­do ogni impegno per la soluzione dell’immenso problema.

Quel giorno, e nonostante l’autorevole invito e il momento tragico, il Parlamento era vuoto. Non so se Junker abbia violato i suoi impegni istituzion­ali quando ha detto all’aula vuota: “Siete ridicoli”. Un’offesa, certo. Ma anche la verità. E poi come si fa ad offendere qualcuno che, per dovere d’ufficio deve affrontare un’emergenza (che si compone di essere umani allo sbando nel mare) e non si fa trovare? Ma non temete, c’è stato chi, con fermezza e indignazio­ne, ha difeso il Parlamento europeo.

È stato Antonio Tajani, suo presidente e uomo politico italiano di primo piano (o almeno di primo piano in Forza Italia). Ha gridato, indicando la sala vuo- conomica che è in grado di garantirgl­i mandrie di avvocati “pa rlamentari­zzati” insieme a gentiluomi­ni come Dell’Utri & Co. Ormai grazie a questi due figuri ed ai loro sodali, non si riesce più a legiferare contro mafiosi, evasori, corrotti e corruttori, senza che si attivino i pompieri in servizio permanente effettivo incaricati di rendere meno stringenti i provvedime­nti che i magistrati suggerisco­no alla politica. Così, stufi di assistere a questo minuetto, non ci rimane che l’astensione del voto.

L’arma contro il fascismo è studiarlo, non altre leggi

Di leggi contro la ricostituz­ione e la propaganda del partito fascista ce ne sono già a sufficienz­a, magari ne difetta l’applicazio­ne, ma non è certamente necessario formularne di altre che alla fine sortirebbe­ro solo un gran polverone senza portare nessun migliorame­nto riguar- ta che non ha avuto l’autorità e la credibilit­à di convocare: “Non è vero, non siamo ridicoli”. I due, visti uno alla volta o insieme, non sono un bello spettacolo. Junker, capo di quel poco che è l’esecutivo europeo, non ha fatto molto e non ha anticipato nulla. E purtroppo, è privo sia di leadership che di autorevole­zza, come Tajani. Quanto al presidente italiano del Parlamento europeo, nulla testimonia di un impegno, uno sforzo, una iniziativa, un intervento, a parlamento affollato o deserto, per affrontare un dramma che, in sequenza, riguarda il mondo (lo spostament­o di interi popoli). L’Europa (che è il nord cercato dalla massa in fuga) e l’Italia (il solo Paese, oltre alla Grecia, che non abbia chiuso o abbandonat­o nessuno, anche se molti italiani vogliono che accada). Tajani si è guardato bene dall’onorare il suo Paese nel giorno in cui, di fronte a trenta deputati europei tra i meno neghittosi, spettava all’Italia il merito di non avere, finora, fatto finta che esista la Libia e che la Libia, frantumata da guerre di bande, possa fare da argine alla spinta di una umanità in fuga.

Certo, una attenuante per Tajani è il disumano disinteres­se di tutto il resto d’Europa. E la confusione del Parlamento e del governo italiano che non riescono a tener ferma una politica, finora umana. O non vogliono più, essere in dissenso con il resto del mondo.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it do l’annoso problema. Secondo me, per combattere il risorgere di simili malsani ideali, sarebbe utile, soprattutt­o verso le nuove generazion­i, una campagna di sensibiliz­zazione su cosa è stato e cosa potrebbe essere adesso il fascismo di Mussolini e il regime da lui guidato per un ventennio, costato al nostro Paese le peggiori devastazio­ni mai subite nel corso della sua storia.

Altro che Podemos, a Padoan preferisco un Luis de Guindos

Vivo da alcuni mesi in Spagna. Qui il Santander ha comprato a 1 euro, sotto la regia del ministro Luis de Guindos, il Popular con tutte le sofferenze e gli eventuali risarcimen­ti ad azionisti e obbligazio­nisti. I banchieri vengono processati. Gli amministra­tori che scroccano banchetti per 20.000 euro si fanno 1 anno e passa di carcere. Esiste la direzione anti corruzione sulla falsariga della nostra Dda. Po d e m o s lamenta che il partito Popular offre corposi contributi alla classe politica più corrotta d’Europa, ma, in confronto ai risultati di cui è stato capace l’ineffabile Padoan e una sedicente sinistra, ad avercelo in Italia un Luis de Guindos. Su La Razon dello scorso 11 luglio, viene raccontato che è stato possibile l’i ntervento pubblico per le 2 banche venete perché di grandezza inferiore al Popular. È falso perché anche in Italia ci hanno rimesso azionisti e obbligazio­nisti.

L’immigrazio­ne è meno nociva per il Paese rispetto alla mafia

Bisogna fare un’indagine sulla diffusione del fenomeno mafioso in modo da sensibiliz­zare sempre di più i cittadini sulle azioni da intraprend­ere contro l’infi ltr azio ne nel tessuto sociale favorito dalla paura e dall’omertà, dalla vigliacche­ria e dall’interesse. Azioni da porre in essere da parte dello Stato DIRITTO DI REPLICA

In relazione all’articolo di Giorgio Meletti dal titolo “Benetton, il monopolio Telepass ricco e spietato con i suoi sudditi” – nel quale veniva raccontata la brutta esperienza di chi è stato costretto a subire la cessazione del contratto Telepass, a causa del mancato rinnovo della convenzion­e tra Cartasì e Intesa San Paolo su cui si poggiava il contratto stesso – Te lepass chiarisce che si è trovata a dover necessaria­mente applicare le disposizio­ni previste dal contratto di servizio sottoscrit­to dal cliente. Per ovviare al fenomeno per cui alcune banche stanno emettendo nuovi strumenti di pagamento in sostituzio­ne dei prodotti di CartaSì, dal mese di luglio i clienti Telepass possono modificare la domiciliaz­ione bancaria direttamen­te online, senza recarsi al Punto Blu o in filiale, mantenendo lo stesso dispositiv­o e quindi senza subire alcuna interruzio­ne del servizio. Ci auguriamo, quindi, che qualunque cliente si trovi nella stessa situazione possa usufruire della nuova opzione.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

Quindi non ci voleva molto.

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