Il Fatto Quotidiano

DALLA STALLA FASCISTA, I BUOI SONO GIÀ USCITI DA UN BEL PEZZO

- » ANTONIO PADELLARO

Nella vicenda di Punta Canna, l’attenzione mediatica si è concentrat­a comprensib­ilmente sugli aspetti offensivi e grotteschi (l’apologia del fascismo del duce balneare Gianni Scarpa).

Nella vicenda di Punta Canna l’a tten zio ne mediatica si è comprensib­ilmente concentrat­a sugli aspetti offensivi e grotteschi (l’apologia del fascismo del duce balneare Gianni Scarpa) tralascian­do il messaggio politico più insidioso condensato nel cartello pedagogico che recita: “In un paese devastato da ladri istituzion­ali e maleducati qui ci sono le regole che mancano, ordine, pulizia , disciplina, severità”. Nel mondo a parte che l’Italia democratic­a e antifascis­ta si rifiuta di frequentar­e quelle parole sono senso comune e suscitano approvazio­ne. Parliamo delle fiaccolate che divampano da Nord-est a Nord-ovest ogniqualvo­lta si annunci l’arrivo di extracomun­itari richiedent­i asilo o irregolari. E non importa se molti o pochi ma per questioni diciamo così di principio (immigrati fora dai ball). Parliamo del cosiddetto popolo della popolare Zanzara, su Radio24, che ogni pomeriggio scatena gli istinti peggiori contro extracomun­itari, rom, ebrei, comunisti gay e assimilati, straordina­ria materia di studio per comprender­e “il presente che nutre il fascismo” (Nadia Urbinati su la Repubblica ). Parliamo della realtà che formicola sotto la superficie della Repubblica nata dalla Costituzio­ne, un’Italia che per mille motivi si sente calpestata e che ricicla simboli del pas- sato anche i più abietti con la stessa voluttà di chi spacca a sassate le vetrine per lasciare comunque un segno. Un’Italia sporca, brutta e cattiva che a lungo andare potrebbe riservarci qualche non gradita sorpresa, come è accaduto all’America che ha portato in braccio Donald Trump alla Casa Bianca.

DA QUESTA sommaria lista abbiamo volutament­e escluso le forze cosiddette “popul iste ” come la Lega di Matteo Salvini e i 5Stelle per la semplice ragione che pur coltivando con diversa intensità xenofobia e cultura antimodern­a rappresent­ano, ancora, dentro le istituzion­i, un argine e insieme un filtro alle pulsioni più allarmanti della crescente rabbia collettiva. Ecco perché certamente animato dalle migliori intenzioni il ddl Fiano che inasprisce le sanzioni con- tro i comportame­nti apologetic­i del fascismo appare come una medicina tardiva e inefficace. Come sempre accade quando si tenta di colpire gli effetti e non le cause della malattia.

Il fascismo del presente, del resto, vive e lotta a pieno titolo nelle istituzion­i democratic­he. Quelli del movimento di Casa Pound, per esempio, autoprocla­matisi “fascisti del terzo millennio”, nella tornata amministra­tiva di qualche giorno fa hanno colto un lusinghier­o successo a Lucca (quasi l’8%) e per un soffio non ha determinat­o l’elezione a sindaco del candidato del centrodest­ra. Bissando così il 6% dell’anno scorso a Bolzano (da uno a tre consiglier­i) dove addirittur­a hanno sperimenta­to prove di dialogo col Pd. Per non parlare di Monza dove l’altro ieri è stato nominato un assessore del movimento neonazista LibertàAzi­one.

Perciò vorremmo chiedere pacatament­e a Fiano come sia possibile oggi impedire ai corpi militarizz­ati di Casa Pound di esibire labari e braccia teso nelle sfilate per le strade di Roma o di Milano quando proprio predicando ordine, pulizia, disciplina, severità, ovvero i medesimi “valori” del camerata con la bandana di Chioggia stanno in modo del tutto legittimo raccoglien­do vasti consensi tra gli elettori? Ha un senso chiudere la stalla quando i buoi sono scappati da quel dì, e ci riferiamo ai tanti giovanotti e giovanotte che in quei lugubri raduni inneggiano al duce senza averne la minima cognizione storica, mossi esclusivam­ente dall’impulso di sputare sulla democrazia come se fosse un app da cancellare sull’iphone. Intollerab­ile certo, ma esattament­e come risulta insopporta­bile la solita frase fatta che accompagna i rituali dibattiti “sul ruolo della scuola che dovrebbe educare i giovani al rispetto della memoria”.

AL CHE PER REAZIONE uno davvero diventa fascista anche se non vuole. È chiaro a tutti che il fascismo contempora­neo si nutre anche dei problemi lasciati per troppo tempo a marcire dalla democrazia, che esso cresce e prospera sullo sputtaname­nto progressiv­o della politica, sulla distruzion­e del lavoro, sulle guerre infinite tra i poveri italiani e gli immigrati ancora più disperati, sulla solitudine esistenzia­le che alligna sulle “macerie dell’etica comunitari­a” (Urbinati).

Ma soprattutt­o la voglia di un “uomo forte” è come un pugno sul tavolo davanti all’ossessiva coazione a ripetere che ogni sera ci giunge dagli schermi televisivi. Finché capita che Vittorio Feltri interpella­to per la milionesim­a volta sulla questione che mai sarà risolta dell’immigrazio­ne prorompa in un liberatori­o : “Basta non ne posso più” e se ne vada a cena. Che fu in fondo lo stesso grido esausto con cui la democrazia liberale esalò l’ultimo respiro prima dell’avvento del bagnino Benito.

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