L’opposizione tenta il blitz in Senato: “Basta salva-Boschi”
Decreto Venete: mozioni a raffica per impegnare l’esecutivo a far votare la (sua) norma che punisce i banchieri liquidati
Il blitz scatterà la prossima settimana, ma da ieri si sono poste le basi. Le opposizioni provano a stanare il governo sull’interdizione perpetua per i banchieri liquidati. S’intende la norma che doveva confluire - con l’accordo del ministero dell’Economia e del relatore di maggioranza, Giovanni Sanga (Pd) - nel decreto sulle banche venete in discussione alla Camera. E che invece non è stata discussa dopo lo stop improvviso del governo e le pressioni arrivate da Maria Elena Boschi.
COME ha raccontato il Fatto, la norma rischiava di inguaiare il padre della sottosegretario a Palazzo Chigi, Pier Luigi Boschi, vicepresidente della Popolare dell’Etruria fino a febbraio 2015, quando Bankitalia ha commissariato l’istituto, poi “salvato” in maniera sgangherata dal governo. La misura - ripresa da un emendamento di Pier Luigi Bersani - obbligava i giudici a condannare “all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, dall'esercizio delle professioni, dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese e l’incapacità di contrattare con la pubblica amminis tr a z io n e” gli amministratori delle banche finite in liquidazione contro i quali i commissari liquidatori hanno avviato un’azione di responsabilità accolta dal tribunale. Il commissario liquidatore di Etruria, Giuseppe Santoni l’estate scorsa ha avanzato a Bankitalia la richiesta di avviare l’azione contro Boschi e 37 ex vertici dell’istituto aretino. Il no del governo ha chiuso la partita alla Camera, che ieri ha dato l’ok al testo (211 sì, 91 no e 3 astenuti) dopo due giorni di ostruzionismo e proteste dei 5Stelle. Con l’effetto collaterale di beffare anche gli obbligazionisti subordinati: l’emendamento Sanga estendeva pure la platea dei piccoli obbligazionisti di Popolare di Vicenza e Veneto banca azzerati dal decreto che possono accedere ai rimborsi forfettari.
La partita ora può riaprirsi al Senato, o quantomeno mettere in serio imbarazzo il governo. Ieri le opposizioni hanno depositato una mozione per impegnare l’esecutivo a ravvedersi nel primo provvedimento utile, cioè nel decreto banche quando arriverà a Palazzo Madama. I testi fotocopia sono stati depositati dai capigruppo di Lega, M5s, Si, Mdp, Gruppo misto. L’iniziativa è partita dai senatori di Idea Andrea Augello e Gaetano Quagliariello, che hanno presentato una mozione firmata da 41 senatori appartenenti anche a Forza Italia e Gal. Martedì, o mercoledì mattina la conferenza dei capigruppo dovrà decidere. La maggioranza (Pd e Ncd) ha i numeri per bloccare tutto, ma visto l’impegno di 5 gruppi diversi potrebbe concedere l’iscrizione all’ordine del giorno. Per discutere le mozioni subito l’opposizione dovrà far
I numeri gonfiati
La Camera dà l’ok al testo dove Bankitalia usa stime opposte a quelle di Etruria: il costo pubblico salirà ancora
approvare l’inversione dell’ordine: solo con diverse defezioni tra gli alfaniani di Ncd può sperare di farcela. L’effetto sarà comunque raggiunto: la maggioranza a guida Pd dovrà ribadire che non vuole punire i banchieri che hanno scassato gli istituti né aiutare gli obbligazionisti. Due punti che non riguardano la parte “blindata” del decreto: quella che concede per 1 euro la parte sana delle venete a Intesa Sanpaolo (se fosse modificata si sfilerebbe).
SAREBBE la beffa finale per un provvedimento imposto al Parlamento dalla banca milanese per l’incapacità del governo di gestire la crisi. Oltre ai 5 miliardi versati dall’esecutivo (e i 12 di garanzie), i costi per rischiano di salire ancora. Bankitalia stima che i commissari potranno recuperare fino al 47% dei 20 miliardi di crediti deteriorati dei due istituti finiti in liquidazione. Eppure secondo una perizia commissionata da via Nazionale alla società Deloitte quelli di Etruria, di qualità migliore, avrebbero fruttato solo il 25% se fossero finiti in liquidazione. Una differenza di valutazione che vale quasi 7 miliardi. Non solo. Il decreto trasferisce alla liquidazione le partecipazioni delle due banche a un valore stellare di 1,7 miliardi, di cui 1 di “investimenti in titoli”. Tra questi: 127 milioni di azioni proprie, che ora valgono zero. Un capolavoro.