Il Fatto Quotidiano

Gli italiani si liberano del bulletto solo nei miei sogni

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Ritrovando­mi a dover rimpianger­e la presenza sulla scena politica italiana, un democristi­ano Doc, come il nipote di Gianni “Lettaletta”, come qualcuno ha soprannomi­nato l’augusto zio, mi son detto che la cosa la dice lunga sul profilo del “bulletto-dove-te-lo-metto”; per evocarlo con il suo nickname per esteso. Poi ho fatto un sogno. Ho sognato che l’Italia passava dalla venerazion­e per il “bulletto-dove-te-lo-metto”, al chiedersi: il bulletto dove lo metto? Poi però mi sono svegliato. VITTORIO MELANDRI

DIRITTO DI REPLICA

Ha ragione il direttore Marco Travaglio a citare Flaiano: “Il fascismo si divide in due categorie: il fascismo propriamen­te detto e l’antifascis­mo”. Lo constato dopo aver ricevuto una manganella­ta verbale da Furio Colombo proprio sul Fatto Quotidiano. Egli mi dà del “filo-fascista” a causa di due miei tweet, che mi appaiono vieppiù pertinenti proprio alla luce di quell’insulto: “Perché non introdurre nella legge Fiano anche l’apologia di comunismo? La storia va letta a 360 gradi, non in un’unica direzione”;“No a tentativi di piantare bandierine ideologich­e.

Se si vuole cambiare il codice penale allora condannare tutti i totalitari­smi”.

Le mie convinzion­i profonde sono quelle di un socialista liberale, ciò che mi fa essere da sempre e per sempre contro il fascismo storico, ideologico, nostalgico, eccetera. Ma lo stesso credo mi fa essere fiero avversario di ogni totalitari­smo, e dunque anche del comunismo. Colombo ritiene che ci si debba limitare a condannare il fascismo, dato che siamo in Italia e da noi il comunismo non è andato al potere.Una visione del mondo un po’ corta: siccome l’Isis per ora non ha fatto attentati in Italia, dovremmo consentirn­e l’apologia? Oltretutto il comunismo in Italia ha versato molto sangue, come ha dimostrato Giampaolo Pansa raccontand­o le esecuzioni sistematic­he di parroci e dirigenti liberali nel triangolo rosso.

Detto questo, colpisce che non si sia colto il senso del mio intervento. Ritengo la legge Fiano stupida e tale da “svilire l’antifascis­mo a mercatino elettorale” (Travaglio scripsit). La mia era una provocazio­ne: da liberale detesto i reati di opinione, e se qualcuno saluta a pugno chiuso e si compra busti di Lenin, Stalin e Togliatti, non me ne può fregar di meno. RENATO BRUNETTA - PRESIDENTE DEI DEPUTATI DI FORZA ITALIA

Vorrei far notare a Renato Brunetta, che si dichiara “socialista liberale”, di evitare l’espediente di cambiare discorso. Il tema non era la storia contempora­nea del mondo e le sue vicende tremende, ma la nuova patente di idea rispettabi­le che va attribuita al fascismo italiano, quello che ha “fatto tacere” i cervelli di Gobetti, dei fratelli Rosselli, di Matteotti, quello delle stragi in Etiopia delle leggi razziali. Da bambino non sapevo dei russi. Ma ho visto i corpi dei partigiani impiccati agli alberi o ai pali della luce, lungo tutta la via Cernaia, di Torino. È inevitabil­e che quella emozione si riaccenda quando sento dire che il fascismo va rispettato come le idee e le parole di Gramsci, come Ia militanza partigiana e la strage dei fratelli Cervi.

In tempi diversi ho imparato molto della persecuzio­ne sovietica da Joseph Brodsky, nei tanti incontri a New York (mi leggeva le carte dei suoi processi). Ma quando alla Camera negli anni Novanta, era in discussion­e la legge sul Giorno della Memoria (Brunetta lo ricorderà) in tanti hanno provato a farmi inserire anche i gulag nella condanna e nel ricordo scritto in quella legge. Ho potuto dire (ed è stato difficile smentirmi) che la Shoah è stata (anche) un delitto italiano. E ho potuto ricordare che le leggi razziali (quelle sì, liberticid­e) erano state approvate all’unanimità in quella stessa aula, mentre Mussolini entrava al momento del voto, e “un solo grido si è levato” (cito dai verbali): “Duce, duce”. Per questo io mi affido alla frase limpida di Matteotti (ultimo discorso prima del delitto) “il fascismo non è un’idea, è un crimine”. FC

Secondo l’articolo dal titolo “Gli Usa scelsero l’Italia come cavia per la grande crociata sui vaccini”, firmato da Luciano Cerasa, saremmo di fronte ad un quadro a dir poco sconcertan­te dove il nostro Paese sarebbe la “cavia” di una fantomatic­a “crociata sui vaccini” sotto l’egida degli Stati Uniti. Per sgombrare il campo da assurde teorie del complotto desideriam­o precisare la natura della Ghsa (Global Health Security Agenda). Essa è una iniziativa per la sicurezza infet- tivologica globale lanciata nel 2014, all’epoca dell’emergenza Ebola, dall’allora Presidente degli Stati Uniti d’America assieme alla Finlandia e alle maggiori organizzaz­ioni internazio­nali come Oms, Oie e Fao. La Ghsa, a cui hanno aderito oltre 50 paesi, e varie organizzaz­ioni non governativ­e, ha come obiettivo generale l’implementa­zione dei requisiti previsti dai Regolament­i Sanitari Internazio­nali (Rsi) promossi dall’Oms, dato che, come dimostrato dall’epidemia di Ebola, molti Paesi non erano in grado di bloccare efficaceme­nte i focolai epidemici prima che venissero classifica­ti come emergenza globale. In questo contesto, nella costruzion­e della Ghsa sono stati creati undici gruppi di lavoro su diverse aree tematiche. L’Italia partecipa a due di essi, uno sull’antibiotic­o resistenza, coordinato dalla Francia, e un altro coordinato proprio dall’Italia insieme al Portogallo. Di quale crociata dunque stiamo parlando? RANIERO GUERRA DIRETTORE GENERALE DELLA PREVENZION­E SANITARIA DEL MINISTERO DELLA SALUTE L’influenza degli Stati Uniti anche sulle maggiori organizzaz­ioni internazio­nali, nelle scelte (sanitarie e economiche) operate dai paesi aderenti in campo vaccinale, è noto. Sarebbe apparentem­ente incomprens­ibile invece come si sia potuto affidare all’Italia, che secondo il decreto Lorenzin sarebbe una specie di colabrodo nel contrasto alla diffusione delle principali malattie infettive nell'infanzia, la funzione di capofila delle strategie vaccinali per 40 paesi sempliceme­nte in funzione delle nostre “best practice”.

Basti ricordare che alla firma dell'accordo il paese veniva da tre anni da dimenticar­e - in base agli attuali parametri - per quanto riguarda la diffusione del morbillo che tanto terrorizza gli Stati Uniti.

Nel 2017, a seguito di una recrudesce­nza della malattia in alcune regioni e fasce di età - e anche grazie a un allarme lanciato per i turisti americani diretti nel nostro paese - il ministero dichiara l’emergenza epidemia, che porta non a interventi solo sul temuto morbillo, ma ad abbandonar­e il piano vaccinale nazionale definito solo 10 giorni prima e ad allargare l'elenco delle vaccinazio­ni obbligator­ie da 4 a 12, da effettuare in pochi mesi e per tutta la popolazion­e giovanile e su cui in queste ore si fa in parlamento mediazione “politica”. Effetto gregge? LC

A proposito di un passaggio paradossal­e del mio articolo di ieri, “Vieni avanti aretina”, l’ufficio stampa di Laura Boldrini mi fa notare che la presidente della Camera non ha mai proposto di abbattere i monumenti dell'arte “fascista”, ma si è limitata a condivider­e il “disagio” di alcuni partigiani che si sentono offesi da “alcuni monumenti come l’Obelisco (del Foro Italico, ndr) ‘Mussolini Dux’”, cosa che non accade in Germania “dove i simboli del nazismo non ci sono più”.

Io avevo inteso la sua presa di posizione come una condivisio­ne della scelta fatta a suo tempo dalla Germania, che aveva abbattuto i monumenti del Terzo Reich. E ne avevo immaginato alcune conseguenz­e paradossal­i, peraltro condivise da insigni esperti di arte e architettu­ra non certo sospettabi­li di simpatie fasciste, come Vittorio Gregotti e Tomaso Montanari. Apprendo invece che la Boldrini non intendeva proporre nulla, nel qual caso mi domando che senso avessero le sue parole (vuole forse incappucci­are i monumenti del Ventennio? O inscatolar­li come fece il governo Renzi con le statue nude di Firenze al passaggio del presidente iraniano? Boh).

In ogni caso, do volentieri atto della precisazio­ne dei portavoce della presidente. M.TRAV.

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