Migranti, la Libia apre a Minniti: “Collaboriamo”
Il ministro dell’Interno in missione a Tripoli incassa la promessa del premier al-Sarraj: “Allevieremo la pressione sulle coste italiane”. Intanto la Cei critica Renzi per la frase “a casa loro”
I vescovi Galantino se la prende anche con Macron E l’Osservatore titola: “Solidarietà solo a parole” Non c’è distinzione tra profughi e migranti Aiutiamo davvero i paesi in via di sviluppo
PIETRO PAROLIN
La Libia è il buco nero del Mediterraneo: i migranti fluiscono liberamente con l’aiuto dei trafficanti di uomini, data l’assenza di un’autorità politica centrale che abbia il controllo effettivo di un territorio vasto e complesso, creando oltretutto imbarazzo politico in Italia, e tra l’Italia e l’Europa (come si è visto nei giorni scorsi con l’in c on c l ud e nt e vertice tra Merkel, Hollande e Gentiloni, da cui l’Italia che chiedeva di aprire i porti degli altri Paesi è uscita a bocca asciutta).
LO SA BENE il ministro degli Interni Marco Minniti, che ha provato ad affrontare il problema recandosi ieri in missione diplomatica per discutere con la Libia di come arginare l’arrivo dei profughi. Lo sa anche la Chiesa, che risponde alla virata renziana dell’ “aiutiamoli a casa loro”. Non senza dividersi, alle più alte sfere, tra solidaristi, come il segretario Cei Monsignor Nunzio Galantino, e pragmatici come il segretario di Stato vaticano monsignor Pietro Parolin.
Al tentativo di dialogo da parte di Minniti, Tripoli sem- pre in cerca di legittimazione internazionale ( e possibilmente anche di fondi) ha tutto l’interesse a rispondere. “La Libia farà tutto il possibile per lavorare con l’Italia per sconfiggere i trafficanti di esseri umani e alleviare la pressione sulle coste italiane”, ha dichia- rato il premier libico Fayez al-Sarraj secondo quanto riferisce un tweet dell’ambasciata italiana. Incontrando a Tripoli 13 sindaci del sud del Paese, il ministro degli Interni italiano ha proposto “un patto per liberare le nostre terre dai trafficanti”. A turbare i sonni di Roma sono naturalmente i numeri sugli sbarchi forniti da Frontex, l’agenzia Ue responsabile della missione Triton: nei primi sei mesi del 2017 gli arrivi attraverso la rotta centro-mediterranea nel nostro Paese sono stati 85.000, con un aumento del 21% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Un fronte polemico riguardo ai profughi si apre anche tra i vescovi italiani e il Vaticano. In aperto contrasto con Matteo Renzi, interviene il segretario generale dell Cei Galantino: “La frase ‘aiutarli a casa loro’”, sostiene il monsignore, “se non si dice come e quando e con quali risorse precise rischia di non bastare e di essere un modo per scrollarsi di dosso le responsabilità”.
GALANTINO critica anche la distinzione fra profughi politici e migranti economici, difesa, tra gli altri, dal presidente francese Emmanuel Macron: “È come fare la distinzione se uno preferisce morire impiccato o alla sedia elettrica”, dice il capo del vescovi italiani. Sulla stessa linea anche l’Osserva
tore Romano. Il quotidiano della Santa Sede titola in prima pagina contro la “solidarietà a parole” dell’Europa, che lascia però sola l’Italia “ormai in prima linea a fronteggiare l’emergenza”.
Smorza e corregge i toni, invece, un pezzo da novanta della gerarchia vaticana come il segretario di Stato Parolin. “Credo che il discorso dell’ ‘aiutiamoli a casa loro’ sia valido”, afferma, “nel senso che dobbiamo aiutare veramente questi Paesi nello sviluppo, in modo tale che la migrazione non sia più una realtà forzata, ma sia libera”.