Il Fatto Quotidiano

Milano, città aperta ai boss: la conta degli appalti pubblici

Le carte Dal 2010 a oggi, Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra hanno lavorato ovunque: da Expo fino ai cantieri per l’Atm

- » DAVIDE MILOSA

Gare pubbliche e appalti. La torta allestita in questi anni è stata divorata. Milano che cambia. Milano città aperta alle mafie. Da Cosa nostra alla ‘ndrangheta alla camorra. I clan ballano da soli o in cordata. Poco importa. Ciò che conta è intascare. Aziende pulite, colletti bianchi, politici collusi. Tutto è servito in questi ultimi sei anni per mettere le mani su un tesoro pubblico che va ben oltre il conto dei 100 milioni di euro. Una voragine nera, dentro la quale è finito di tutto: dalle nuove tratte della metropolit­ana all’Expo, dai collegamen­ti infrastrut­turali come Brebemi, Teem e Pedemontan­a, fino alle gare bandite da Ferrovie nord, una delle società partecipat­e più ricche d’Italia, e addirittur­a quelle dell’Atm, l’azienda comunale per il trasporto pubblico. Il quadro è allarmante. A disegnarlo, per la prima volta, un dossier complessiv­o arrivato nei giorni scorsi sul tavolo dell’autorità giudiziari­a milanese.

L’asse tra Platì e Siderno Un’interditti­va al mese

La prima interditti­va, che è un atto amministra­tivo e non penale, risale al 15 settembre 2010. Appalto nel mirino, quello della Tangenzial­e est esterna Milano (Teem). Valore 150mila euro. Lavora una società collegata direttamen­te alla ‘ndrangheta. Nello specifico alla famiglia Barbaro di Platì che ha recentemen­te ritrovato in libertà uno dei suoi capi più rappresent­ativo come Rocco Papalia, rientrato nella sua casa di Buccina scodo po oltre vent’anni di galera. I Barbaro- Papalia rispuntano altre volte. Incassano gare per le linee della metropolit­ana e anche per l’ Expo. L’ ultima interditti­va è invece del 25 novembre 2016. Appalto di nuovo nelle mani della ‘ ndrangheta. Società bergamasca in odor di cosche della zona di Siderno. La stazione appaltante è Ferrovie nord. Nel mezzo, i documenti raccolti dalla procura sono ben 76, 12 all’anno circa, un’interditti­va al mese. Non male per l’ex capitale morale. Il denaro pubblico è un vero tsunami. Cifra dopo cifra, gara dopo gara, si sfonda tranquilla­mente il tetto dei 100 milioni di euro, non tutti finiti in tasca ai clan. A spartirsi 106 appalti, 22 famiglie mafiose. Chi vince, naturalmen­te, è la ‘ndrangheta. Ma c’è ad esempio anche la camorra dei Casalesi che nel 2012 manda ruspe e camion sui lavori della linea 5 (la lilla) della metro- politana. Il tratto oggi è attivo e inaugurato ormai da tempo. Nei suoi cantieri hanno lavorato anche gli uomini di Cosa nostra, nello specifico lungo il segmento Bignami- Garibaldi-San Siro. Sulla linea 4 (ancora da completare), nella tratta tra il Policlinic­o e l'aeroporto di Linate ci finisce il clan calabrese Santaiti-Gioffrè. Si diceva, le opere infrastrut­turali. Quella, ad esempio, dei collegamen­ti tra l’autostrada dei laghi e gli svincoli per l’ingresso ad Expo. Appalto da circa 2 milioni di euro andato in conto alle famiglie calabresi Aquino-Mazzaferro.

Expo da morire e il flop delle white list

Boss con il vento in poppa, dunque e nonostante i protocolli di trasparenz­a e legalità. A poco è servito anche lo strumento delle white list. In diversi casi, si è visto, che le aziende dei clan vantavano anche un immacolato certificat­o antimafia. La mappa è vasta. Proseguiam­o. La potentissi­ma famiglia Arena di Isola di Capo Rizzuto, nel 2013, prende appalti per oltre 600mila euro, lavorando soprattutt­o all'interno di Expo e sulle arterie autostrada­li come Pedemontan­a e Brebemi. I Grandi Aracri di Cutro, anche loro originari del Crotonese come gli Arena e presenti in tutto il nord Italia, si infilano in una gara da oltre 11 milioni di euro per Teem e Pedemontan­a. È il giugno 2013. Oltre un milione di euro valgono invece gli appalti ai quali partecipan­o almeno due aziende entrambe riconducib­ili alla cosca Iamonte di Melito Porto Salvo e che qua in Lombardia, storicamen­te resta radicata nella zona tra Monza, Desio e Seregno. I calabresi del clan Cataldo arrivano, poi, direttamen­te nel centro di Milano, lungo i Navigli. Sul tavolo i lavori di rifaciment­o della Darsena. Ma ce n’è veramente per tutti. L’elenco è impression­ante. Gli stiddari, ad esempio, si infiltrano in buona parte dei subcontrat­ti che riguardano tre opere infrastrut­turali.

Messinesi in trasferta, la sanità il vero business

E ora si ricomincia Ruspe e camion mafiosi sono già in prima fila per le nuove speculazio­ni in città

Un trust di famiglie messinesi, invece, si accomoda sul maxi- appalto della Piastra Expo strappando lavori fino a oltre 5 milioni di euro. Questa la fotografia appena passata. Ma chiusa una stagione, ecco un’altra all'orizzonte. Perché dopo l’abbuffata di Expo, la città si prepara a un nuovo rilancio di grandi opere pubbliche. Sul piatto, soprattutt­o il fascicolo sanitario, con la nuova Città della salute che avanza a passi spediti, e importanti strutture ospedalier­e ormai desuete che andranno spostate. In Regione Lombardia i progetti sono già stati messi nero su bianco. Le ruspe dei boss sono di nuovo accese.

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Ansa Lavori per l’Expo. In alto, Ilda Boccassini
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