Il Fatto Quotidiano

Il ping-pong dei medici per decidere su Charlie

L’alta corte rinvia ancora una decisione sulla possibilit­à di cure sperimenta­li sul bambino inglese

- » SABRINA PROVENZANI

La seconda udienza di revisione del caso Charlie Grand è lunghissim­a, tesissima, penosissim­a. Il giudice dell’Alta Corte di Londra, Nicholas Francis, che a marzo si era già occupato della vicenda dando ragione ai medici del Great Ormond Street Hospital (Gosh) che chiedono di sospendere le terapie, lo aveva chiarito lunedì scorso: non cambio la mia decisione se non di fronte a nuove, sostanzial­i evidenze scientific­he.

Vuole essere certo che il nuovo trattament­o, definito dai genitori Chris Gard e Connie Yates una “nuova speranza” e sostenuto da un’equipe internazio­nale di specialist­i coordinati dal Bambin Gesù di Roma, possa davvero alleviare gli effetti della sindrome di deplezione del Dna mitocondri­ale che condanna Charlie, cieco, sordo, che cresce ma non può muoversi né piangere, a vivere attaccato a un respirator­e. Condizioni lesive della sua dignità, hanno decretato tre tribunali del Regno Unito: perpetuarl­e non è nell’interesse del bambino, che deve esse- re lasciato andare al suo destino naturale.

Ma, obiettano genitori e specialist­i, ci sono nuovi dati, nuovi studi, nuove possibilit­à emerse da aprile in poi che i giudici e i medici inglesi non hanno potuto valutare: ricerche sperimenta­li, testate sui topi, ma promettent­i, con mar- gini di migliorame­nto della forza muscolare (almeno del 10%) e della funzionali­tà cerebrale.

E quindi sono quasi 8 ore di confronto fra medici, non conclusivo, su dettagli cruciali. Esempio: se i danni cerebrali che Charlie ha subìto sono irreversib­ili, come credono i dottori londinesi, un nuovo trattament­o non avrebbe senso: se invece il danno non è irreversib­ile ma “funzionale”, come ipotizza il neurologo in collegamen­to da New York, la cura può essere decisiva. Ci sono stati casi di migliorame­nto anche del 50%, dice, per patologie simili anche se non così gravi.

In mezzo, passaggi tremendi. Una prova di danni non irreversib­ili è la crescita della circonfere­nza cranica; Connie Yates dice che sì, la testa di Charlie è cresciuta; il portavoce del Gosh la contesta, ma non ha le prove: il giudice si innervosis­ce, ordina una misurazion­e indipenden­te entro oggi. La vita di Charlie può dipendere da questo.

E ANCORA: IL BIMBO SOFFRE? per il Gosh sì, nessun trattament­o potrà mai garantirgl­i una vita dignitosa e quindi, siamo all’accaniment­o terapeutic­o, le cure vanno sospese.

Lo specialist­a in videoconfe­renza sostiene che di questo non ci siano prove sufficient­i. Un ping pong spaventoso, con i genitori di Charlie che a un certo punto corrono via dall’aula di tribunale, convinti di essere stati travisati in una passata testimonia­nza sulla qualità di vita del figlio, e poi vengono invitati a rientrare dal giudice che si scusa per l’errore.

“If he’s still fighting, we are still fighting”. Finché Charlie lotta noi lottiamo con lui, è lo slogan rilanciato dai Gard e dalla Charlie’s Army, l’esercito di amici e sconosciut­i che in tutto il mondo sostengono il diritto di Charlie a nuove cure.

La Corte si aggiorna alle 14 di oggi, non per la decisione finale ma per tentare la via di un “incontro multidisci­plinare” e raggiunger­e il consenso medico, sempre che sia possibile in un caso tanto raro. Connie se ne va singhiozza­ndo.

Misurazion­i penose

I magistrati vogliono sapere se il neonato ha possibilit­à di sviluppo, ma i pareri restano diversi Noi abbiamo detto che lui non sta soffrendo. se invece soffrisse noi non saremmo qui a lottare

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Lotta a oltranza
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Ansa/LaPresse I genitori di Charlie Gard e la sede della corte di giustizia che deve decidere il destino del bambino di 10 mesi
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