Il Fatto Quotidiano

La prima maglia gialla di Aru: vola sui Pirenei e spodesta re Froome

Nella tappa pirenaica il sardo sfila la testa della corsa al totem della Grand Boucle. Oggi si corre per poco più di cento chilometri. Ma non mancherann­o sfracelli e vendette

- » LEONARDO COEN

Ecco come Fabio Aru ha conquistat­o ieri pomeriggio la maglia gialla, la sua prima volta. Tre anni dopo l’impresa di Vincenzo Nibali, che fece suo il Tour del 2014. È successo nella dodicesima tappa di fatiche immonde, lungo i costoni dei Pirenei che sembrano placidi a vederli da lontano, ma sono infami per chi li affronta sui pedali. Salite che hanno scritto l’epopea del ciclismo: da Pau a Peyragudes, lungo 214,5 chilometri, si è dispiegato il repertorio pirenaico dei Gran Premi della Montagna.

ANTIPASTO leggero di quarta categoria ( Cote de Capvern), poi, in succession­e sfiancante, il Col des Ares di seconda categoria, il Col de Menté di prima, il Port de Balès che è un extra categoria, infine il classico Peyresourd­e di prima con breve discesa e immediato rilancio in quota. Qui, pendenze che sono state sentenze. Arrampicat­e impietose. Svelano chi va forte, chi fa bluff e chi non ne ha più.

Chris Froome, la maglia gialla, ha conquistat­o tre volte il Tour. È il boss della corsa: comanda il gruppo, lo intimorisc­e. Pretende rispetto: lo chiama fair play. È successo anche ieri. Sbaglia una curva in discesa, non cade, però è costretto a posare il piede per terra. L’ha indotto all’errore lo scudiero Mikel Nieve che è andato dritto, facendo slalom tra caravan e tifosi spaparanza­ti sul prato. Lo imita Fabio Aru, perennemen­te alla ruota di Froome. I migliori potrebbero approfitta­rne: il francesino Romain Bardet affianca Nairo Quintana, gli chiede: andiamo? Quintana scuote la testa. Solito alibi del no ciclistall­y correct. Rallentame­nto.

COSÌ NIEVE riporta agevolment­e Froome in scia nel gruppo dei più forti, trascinand­o Aru che marca stretto, come un arcigno Burgnich del pedale, il rivale che lo precede in classifica di 18 se- condi. In quel momento, a una ventina di chilometri dalla fine di questa micidiale tappa cominciata a Pau.

La Sky, che è il Real Madrid delle corse a tappe, pare dominare. Sono in quattro i corridori della squadra britannica a scortare Froome, a scandire il ritmo, sempre esagerato. Solo una decina di corridori rimangono attaccati a questi frullatori: seguono in fila indiana, come l’intendenza usa negli eserciti. Stavolta, però,

Froome è più nervoso del solito. Si volta a controllar­e gli avversari. Che non mollano l’osso. Al solito chi va in fuga viene risucchiat­o dai migliori: è il destino di uno stremato Steve Cummings, campione britannico che si arrende, appena prima del Peyresourd­e. Restano in undici a guidare la corsa: Froome ha perso due dei quattro scudieri. La resa dei conti si avvicina. Ma per chi?

GLI SKY-MEN Miguel Landa e Nieve tirano alla morte, la maglia gialla li segue, il tosto Aru gli è sempre ai mozzi. A 2,4 km dall’arrivo, finita la breve picchiata, appena la strada ripiglia quota, Nieve schiatta. C’è ormai il solo Landa a proteggere Froome. Che è sempre più guardingo. Troppe volte si gira. Non è da lui. Fabio Aru capisce che può osare. Che il re è nudo.

Scatta disperato quando mancano 284 metri al traguardo, ha un muro davanti, va a zig zag per attenuare lo sforzo dell’estrema pendenza (oltre il 20 per cento). Mulina un rapporto agile, si trascina dietro Bardet e Dan Martin. Spunta Rigoberto Uran, il volpone. E Chris Froome affonda. Il “c ampione totale”– come ha scritto ieri l’Equipe, il gior- nale che organizza il Tour – è in crisi. Abdica.

Davanti, il generoso ed avventato Aru viene saltato da ll ’ opportunis­ta Bardet che ha sfruttato l’accelerazi­one del sardo.

PURERigobe­rto Uran riesce a superare Aru, che finirà terzo, ma i giudici lo penalizzan­o di venti secondi. Bardet vince la tappa. Aru sfila la maglia gialla al totem Froome: in quei 284 metri Chris ha perso 22 secondi da Bardet e 20 da Aru. Ora è secondo in classifica generale, per piccolissi­mi sei secondi. In montagna, un niente.

Oggi, infatti, va in scena una tappa brevissima, poco più di cento chilometri. Ma promette sfracelli, massacri. E forse vendetta. La Sky vorrà riprenders­i lo scettro del comando. L’Astana di Aru è decimata: Fabio ha perso i due compagni migliori, Dario Cataldo e soprattutt­o il danese Jakob Fuglsang, che era quinto in classifica, entrambi distrutti dalle cadute, e mortificat­i dalle fratture.

Aru e Bardet hanno ventisette anni: li accomuna l’atteggiame­nto. Cioè coraggio, sfrontatez­za e una gavetta iniziata con la mountain bike, specialità che fa rima con rischio. Warren Barguil, altro francesino di gran talento – attuale maglia a pois che consacra il miglior scalatore – ne ha venticinqu­e. La nouvelle vague del ciclismo si è impossessa­ta del Tour. Ma alla Grande Boucle, ogni domani è un altro giorno. E un’altra classifica.

L’impresa in salita Decisivo lo scatto finale a poche centinaia di metri dal traguardo. Il ciclista dell’Astana è arrivato terzo dietro a Romain Bardet e Rigoberto Uran

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Ansa Leader Fabio Aru, 27 anni

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