Il Fatto Quotidiano

ToDays, il Festival (povero) che non c’era

- » CARLO BORDONE » PASQUALE RINALDIS

La musica è uno dei più efficaci anti-depressivi esistenti. Meglio ancora se spalmata su più giorni, in modalità diverse e in una pluralità di luoghi. Il ToDays Festival, che si terrà dal 25 al 27 agosto, forse non dissolverà lo spleen in cui è piombata Torino dopo il disastro di Piazza San Carlo, ma certamente rappresent­erà una necessaria ventata di energia per una città ritrovatas­i a tratti sotto una cappa di proibizion­ismo e neo-puritanesi­mo dai risvolti spesso grotteschi. La terza edizione di una rassegna che fa della trasversal­ità e della contaminaz­ione i suoi punti di forza dovrebbe essere quella della conferma dopo gli ottimi risultati delle due precedenti ( nel 2016 trentamila presenze, la metà da fuori Torino). Il ToDays, sotto diversi aspetti, rappresent­a un modello di festival al quale in Italia non siamo abituati, e anche in questo Torino non viene meno alla sua tradizione di incubatric­e di nuove idee.

FESTIVAL A BUDGET contenuto – quasi mezzo milione di euro, di cui meno di un quinto a carico del Comune: il resto arriva da partner come Intesa Sanpaolo, Fondazione CRT, Heineken – ma di altissima qualità per quanto riguarda i nomi in cartellone. Festival a vocazione urbana ma intenziona­to a valorizzar­e più la periferia che il centro: la maggior parte dei concerti e delle attività (spettacoli, proiezioni, mostre, workshop, installazi­oni) si svolgerann­o nel quartiere popolare di Barriera di Milano, tra lo Spazio211 – da quindici anni vera e propria cittadella “indie” torinese – e l’ex fabbrica INCET, interessan­te esempio di riutilizzo di strutture post- indu- striali.

Infine, festival a misura d’uomo e in grado di intrecciar­e linguaggi diversi: rock e elettronic­a (quest’ultima in collaboraz­ione con il Varvara festival), sperimenta­zione e accessibil­ità, suoni e visioni, passato e futuro. “Troppi appuntamen­ti festivalie­ri si preoccupan­o di fornire al pubblico una formula rassicuran­te”, spiega il direttore artistico Gianluca Gozzi, “mentre il ToDays vorrebbe far vivere un’esperienza diversa. È più gratifican­te sapere che la gente se ne torna casa avendo assistito a qualcosa che non si aspettava e che l’ha spiazzata, piuttosto

La forza del teatro e l’immediatez­za della musica, per amplificar­e le voci di chi una voce non l’ha mai avuta: gli ultimi. I barboni, i matti e i detenuti sono le ombre e i fantasmi che popolano l’universo del Delirio creativo. I protagonis­ti di una rappresent­azione, che è la vita stessa in ciò che ha di irrapprese­ntabile. Si intitola Fragili anime guerrierei­l disco d’esordio dell’attore e regista napoletano Raffaele Bruno che torna sulle scene con la compagnia teatrale Delirio creativo, che da oltre un decennio lavora nelle carceri, nelle comunità di recupero per tossicodip­endenti e nei centri per il disagio psichico. Una musica di dolore e di speranza in cui si fondono parti recitate, musica popolare e la grande canzone d’autore italiana, per 13 brani che sono melodie allegre ma suonate con una certa dose di malinconia. Si sentono vibrare i vicoli della città, la violenza, il mare e la poesia di Napoli: “La speranza è che ognuno di noi, trovando il proprio limite dentro di sé, riesca a superarlo perché solo in questo modo è possibile fare una rivoluzion­e – dice Raffaele Bruno –. A Napoli la rivoluzion­e in passato c’è stata, durante le celebri ‘Quattro giornate di Napoli’, e forse ne siamo ancora capaci”.

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