Il Fatto Quotidiano

“Curioso che Pisapia non si candidi, è lui a volere una nuova forza”

Il tema di un’eventuale alleanza va risolto dal Partito democratic­o, non da chi ne è uscito”

- » LUCA DE CAROLIS

“Ileader non si creano a tavolino, ma si formano nella lotta politica, sempre. E questo ovviamente vale anche per la sinistra italiana”. Il filologo e saggista Luciano Canfora assiste con curiosità al difficile processo di formazione della nuova “cosa rossa”. Partendo da una premessa: “In politica nulla è dato per sempre, il consenso va costruito oppure conservato. Sanders in America e Corbyn in Gran Bretagna ci dimostrano che ha ancora senso parlare di sinistra. Speriamo che anche qui qualcuno riesca a dare al Paese quel che merita”.

Per ora come si procede a sinistra, professore?

C’è la tendenza di ogni formazione a tenere in piedi la propria sigla. E questo rallenta la formazione di una nuova identità.

Ognuno difende il proprio orticello.

È un problema anche psicologic­o, e lo capisco. Però... Un nodo centrale è se tenersi lontani dal Pd, o lavorare comunque per un ’ a lle anza. Lei che ne pensa? La domanda è mal posta. Gli esponenti di Mdp sono usciti dal Pd, forse un po’ tardivamen­te ma per ragioni motivate, per fare cose diverse. Insomma, sono nati per differenti­am. E il loro unico dovere è quello di dare rappresent­anza. In questo quadro, è il Pd che deve decidere come comportars­i con loro. E loro, quelli ormai fuori dal partito, che proposta devono costruire?

Non c’è bisogno del programma da 400 pagine dei Democratic­i, ma bastano pochi proponimen­ti, chiari. È sufficient­e dire che la buona scuola e la demolizion­e dell’articolo 18, come la svolta salviniana di Matteo Renzi sull’immigrazio­ne, con quel “aiutiamoli a casa loro”, giustifica­no una correzione di rotta. Beh, Renzi in fondo sul tema dice quello che dicono tutti, dai Cinque Stelle alla destra. Renzi lo ha detto subito dopo le Comunali perse, per recupera- re voti. Ma su questo argomento anche Beppe Grillo ha gettato la maschera, mostrando che i Cinque Stelle sono una forza ambigua. D’altronde dicono di non essere nè di destra nè di sinistra, proprio come Renzi. Come Renzi? E sa tt am en te . Nella prefazione per un’ edizione di Destra e sinistradi Norberto Bobbio ( uscita nel febbraio 2014, ndr), l’ex presidente del Consiglio scrisse che non c’è più distinzion­e tra destra e sinistra, ma tra lento e veloce (tra “stragnazio­ne” e “movimento”, scrisse esattament­e, ndr).

E Giuliano Pisapia è lento o veloce? Ha appena detto che non pensa neppure lontanamen­te di candidarsi alle Politiche.

Beh, è curioso constatare come un uomo che ha così insistito per un nuovo soggetto politico, poi dica che non vuole rappresent­arlo in Parlamento. A meno che non sia stanco. Dopodiché, è stato un buon sindaco di Milano. Intervista­to dal Fatto, Massimo D’Alema ha preso tempo, rimandando la scelta a eventuali primarie. E anche Pier Luigi Bersani è vago sul punto. D’Alema, uomo molto intelligen­te, aveva già detto nel 2013 che la sua esperienza parlamenta­re era da ritenersi conclusa. Mi auguro che mantenga la parola. Bersani invece è una persona alla mano, con un largo consenso soprattutt­o in Emilia Romagna. La sua elezione avrebbe un significat­o.

Rimane la domanda: perché i tre uomini di punta della sinistra sono così restii a dire che si candideran­no?

Il primo motivo è di forma: non si conosce ancora la legge elettorale, tema che da qui a settembre dovrà riaprirsi. Poi c’è la sostanza, ossia il fatto che molti rimprovera­no loro di essere usciti troppo tardi dal Pd. “Avete approvato tutto fino a ieri” è l’obiezione, devo dire un po’ volgare. D’altronde il livello del dibattito politico è sceso, e la colpa è innanzitut­to di Renzi. Ma anche dell’informazio­ne, che gli dà tutto questo spazio.

È comprensib­ile, no? Renzi non è più il presidente del Consiglio, è solo il segretario di un partito. Eppure si rivolge all’Europa come se lo fosse ancora, o come se fosse sicuro di tornare a Palazzo Chigi. E l’informazio­ne lo accetta.

La discesa dell’ex premier è inarrestab­ile?

Mi stupisco della domanda, vista la batosta che ha preso nel referendum. Il declino è evidente, anche se ha il diritto di provare a risollevar­si. Lei è molto severo, ma Renzi ha fatto anche cose di sinistra. Per esempio, la legge sulle unioni civili. Guardi, nel prossimo governo potrebbe tranquilla­mente fare il ministro per le Pari opportunit­à...

Renzi parla come se fosse ancora premier, e i media accettano tutto questo. Ma il declino è evidente Basta con i partitini, adesso serve un soggetto di sinistra con poche e chiare proposte. Va corretta la rotta Chi è Luciano Canfora, nato a Bari nel 1942, è professore emerito di Filologia greca e latina presso l’università del capoluogo pugliese, nonchè direttore della Scuola superiore di studi storici dell’università di San Marino. Storico e saggista, membro dei comitati direttivi di diverse riviste, nel 1999 si candidò alle Europee per i Comunisti italiani, senza essere eletto. Il suo ultimo libro è “Cleofonte deve morire, teatro e politica in Aristofane”, (Laterza).

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Pizzi Insieme Massimo D’Alema e Giuliano Pisapia
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