Il Fatto Quotidiano

L’effetto Renzi sui sondaggi continua: il Pd crolla al 24%

Per l’Ipr Marketing i dem sono in caduta, ma Mdp ne approfitta solo un po’. Stabile M5S, mentre hanno ottimi numeri Lega e Fratelli d’Italia

- @lucadecaro­lis © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il Pd che sprofonda al 24 per cento, con Matteo Renzi che continua a perdere consenso. Il M5S che tiene, sospeso tra il 28 e il 29, ma che non è più alle vette di inizio anno. E l’arcipelago rosso che in tutto vale attorno al 9 per cento, ma che può arrivare almeno a qualcosa in più. L’ultimo sondaggio di Ipr Marketing, realizzato tra lunedì e martedì, racconta di un elettorato “sempre più polverizza­to”, come lo definisce il direttore dell’istituto, Antonio Noto.

Peggio di Bersani I democratic­i scendono sotto il 25%, la quota che presero alle Politiche del 2013

MA SOPRATTUTT­O racconta che il Pd continua a perdere (potenziali) elettori. Ed è proprio Noto a mettere in fila cifre: “Nelle settimane precedenti le primarie dello scorso aprile, il partito oscillava tra il 27 e il 28 per cento. Ma dopo l’elezione di Renzi a segretario e l’esplodere dello scontro inter- no ha cominciato a scendere, stabilizza­ndosi tra il 25 e il 26. Ora però è sceso sotto il 25, la quota più o meno del Pd alle Politiche del 2013, con Bersani segretario. E di fatto, è anche la soglia sotto la quale la situazione del partito si può definire critica”.

Tradotto, c’è un’emorragia che sembra colpa soprattutt­o di Renzi. E Noto conferma: “Chi lascia lo fa soprattutt­o in dissenso verso il segretario. A mio avviso, il Pd renziano può contare su uno zoccolo duro del 22 per cento. E quella cifra si avvicina pericolosa­mente”. Tanto può il calo degli ultimi tempi, che però non drena consenso verso altri. Già, perché secondo Noto “il 90 per cento degli elettori che abbandonan­o i democratic­i dichiara di non voler più votare nessun partito”. E quindi va a ingrossare il già affollato settore dell’astensione. Insomma, non c’è una fuga verso gli scissionis­ti di Mdp-Articolo 1 che, sempre a detta di Noto, “sono ormai stabilment­e al 6 per cento, da settimane. E questo contando anche Giuliano Pisapia tra i suoi leader”. Piuttosto stabile anche Sinistra Italiana, “tra il 2 e il 3”.

MA QUANTO può pesare una coalizione rossa? “Il 10, forse anche il 12 per cento, ossia grosso modo le percentual­i di Rifondazio­ne comunista nel suo momento migliore” sostiene il direttore di Ipr. Certo, poi ci sono anche gli altri. A partire dai Cinque Stelle, che il sondaggio dà tra il 28 e il 29. “Sono sostanzial­mente stabili, ma tra febbraio e marzo avevano superato il 30 per cento, toccando anche il 32” spiega Noto. Insomma, il Movimento non scoppia di salute. “Colpa anche di tante, recenti polemiche” sostiene il sondaggist­a. Sicurament­e però sta peggio Forza Italia, all’11,5 per cento. Distante dal 14 della Lega Nord, “tonica” secondo Noto. Come Fratelli d’Italia, al 5 per cento (“e non da oggi”). Mentre gli alfaniani di Ap se ne stanno al 3 per cento. Numeri che, se confrontat­i con gli altri, descrivono una verità ormai chiara: “Nessuno ad oggi, con questa legge elettorale, ha i numeri per formare un governo, neppure in coalizione”.

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