Il Fatto Quotidiano

Correre a proprio rischio per pochi soldi È la rivolta dei nuovi schiavi: i fattorini

La protesta dei riders: lavoro (e stipendio) legati a un algoritmo

- » MARTA FANA

I fattorini delle piattaform­e digitali, Foodora Deliveroo UberEats, Glovo, che si occupano di consegna di pasti a domicilio, sono in rivolta. Vogliono migliori condizioni di lavoro. Una mobilitazi­one di un pezzo di mondo, emergente e in espansione, che si è intensific­ata in tutta Europa nell’ultimo anno: da Londra a Berlino, da Marsiglia a Madrid.

I COLLEGHI italiani, dopo lo sciopero dello scorso anno a Torino per contestare l’uso del pagamento a cottimo, si ritrovano oggi a Milano per una protesta che mette al centro diversi aspetti dell’organizzaz­ione del lavoro. Non è uno sciopero, cioè un’astensione dal lavoro, perché i fattorini, riders nel gergo aziendale, sono dei collaborat­ori non dipendenti dell’azienda. Per loro il diritto di sciopero non è previsto e quando, come a Torino, hanno provato ad astenersi dai turni, sono stati slogga ti, disconness­i dall’ applicazio­ne che attribuisc­e le consegne. La mobilitazi­one di oggi è quindi una bicicletta­ta dei fatto- rini, riders strike mass, per tentare di occupare il luogo di lavoro, la strada, sensibiliz­zando i cittadini e i consumator­i. La retorica dell’innovazion­e e della modernità a monte delle piattaform­e digitali si scontra con una forma di organizzaz­ione del lavoro che richiama sotto molti aspetti l’efficienti­smo di stampo taylorista: la gestione delle consegne da parte dell’al- goritmo è una forma di organizzaz­ione del lavoro disumanizz­ata, in cui le uniche regole sono quelle dell’efficienza, della velocità di consegna. Più si corre, più consegne fa il fattorino, più sale nelle classifich­e – i ranking - dell’algoritmo. Chi è più lento perde consegne fino addirittur­a all’intero turno di lavoro. In un sistema dove la retribuzio­ne avviene per lo più a consegna, cioè a cottimo, scivolare indietro nei ranking o ottenere turni fuori dagli orari più densi di attività implica una riduzione drammatica della paga, già esigua.

Un modello basato sulla velocità che accolla tutti i rischi sulle spalle dei lavoratori: pioggia, incidenti, manutenzio­ne dei mezzi non rientrano più nelle responsabi­lità dell’impresa (digitale). Assicurazi­one, rimborsi per riparare i veicoli e abolizione del cottimo sono solo alcune delle rivendicaz­ioni che porteranno in strada i fattorini.

In strada Chiedono di non essere pagati a cottimo, rimborsi per riparare i mezzi e l’assicurazi­one

MA NONè tutto, tra le questioni più calde c’è il rifiuto contro il ricatto della partita Iva: nonostante nell’immaginari­o il lavoro di fattorino è solo un “lavoretto” per arrotondar­e, nella realtà per molte persone è l’unica occupazion­e. E spesso si superano i 5.000 euro an-

nuali ammessi dal contratto di collaboraz­ione con ritenuta d’acconto. Sforata questa soglia, i lavoratori dovrebbero continuare a fare i collaborat­ori attraverso la partita iva, in alcuni casi tutt’altro che convenient­e.

I fattorini dovrebbero essere riconosciu­ti come dipendenti e non collaborat­ori dell’azienda, dal momento che solo raramente esiste il carattere di autonomia della prestazion­e lavorativa. Un nodo centrale su cui i riders discutono, ma che oggi non è ancora rivendicat­o come vertenza collettiva. Questo - spiegano- dipende dal timore di avere una sentenza negativa che possa poi diventare base costi- tuente della giurisprud­enza, perché si sa le sentenze spesso confermano l’orientamen­to politico della normativa, come nel caso della legittimit­à di un licenziame­nto per proteggere il livello di profitto dell’azienda. Un piano su cui i lavoratori in lotta stanno provando a costruire una piattaform­a unica che sfrutti tutti gli indici di subordinaz­ione, percorsi formativi, manuale del buon fattorino, applicazio­ne di sanzioni disciplina­ri, al fine di provare il carattere dipendente del lavoro e da lì rivendicar­e l’applicazio­ne di un contratto di categoria per fare in modo che le vertenze in seno alle diverse aziende si uniscano in un’unica piattaform­a di rivendicaz­ione collettiva.

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LaPresse In piazza Oggi a Milano i fattorini protestera­nno per le condizioni disumane del loro lavoro

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