“La sinistra è sorda, Renzi obbedisce a finanza e imprese”
Francesca Re David Parla la nuova segretaria della Fiom, dopo Landini
Laureata precaria negli anni Ottanta, segretaria dei metalmeccanici Cgil nel 2017. Sposata a 18 anni e mamma poco dopo. Francesca Re David, successore di Maurizio Landini alla guida della Fiom, dice di aver fatto tutto “fuori tempo”. Ricorda la militanza nel Partito comunista con commozione e nostalgia, soprattutto se pensa all'attuale guida del centrosinistra. Eletta dall'assemblea nazionale con 221 voti su 246, è la prima donna al vertice delle tute blu.
Non ha mai lavorato in fabbrica, teme che sia un limite?
Molti segretari Fiom e Cgil non lo hanno mai fatto. Io comunque conosco la fabbrica perché me ne sono sempre occupata: sono andata negli stabilimenti, ho parlato con i delegati e seguito le attività. Ho svolto altri lavori, dopo l'università, ma sono sempre stata curiosa e aperta. Landini dice che nei prossimi anni sarà messa in discussione l'esistenza stessa del sindacato metalmeccanici. Che significa?
Si riferisce al sindacato in generale, in crisi per la frantumazione del lavoro, la precarietà, la divisione, la rappresentanza, la volontà di sostituire il contratto collettivo con contratti commerciali individuali, l'attacco al concetto di intermediazione. Si è pensato che la modernità volesse dire minare la coalizione dei lavoratori e togliere diritti.
Le piace ricordare Enrico Berlinguer e la sua capacità di ascoltare. Adesso non è
più così?
Questo richiamo a Berlinguer viene da una foto che gira, con me che avevo 14 anni assieme a lui. Si faceva raccontare i problemi del territorio. Oggi critico le ultime leggi sul lavoro, un lungo periodo di distruzione del lavoro che ha messo al centro l'impresa. C'è una crisi della sinistra politica; una crisi di sordità.
Il sordo è Matteo Renzi? Sicuramente Renzi ha questa caratteristica, afferma senza confrontarsi, perché credo che lui risponda a un altro comando: quello della finanza e delle imprese. Pensa di sapere che cosa è giusto e sbagliato per gli altri. Ma comunque la crisi della rappresentanza viene dagli scorsi decenni.
I bersaniani di Mdp, Sinistra italiana e il movimento di Pisapia sembrano invece più affini al sindacato...
Io parlo per me, noi siamo un'organizzazione sociale. La Fiom tiene alla sua indipendenza, che non vuol dire indifferenza. Non ci schieriamo, ma dialoghiamo. Parliamo di industria. Avete da poco firmato un contratto unitario, ma restano aperti fronti caldi. Qual è il più preoccupante? Sicuramente l'Ilva, l'assetto proprietario, la tutela dell'occupazione, l'impatto sull'ambiente. Ma poi ogni crisi sarà un fronte caldo, perché con il Jobs Act sono stati ridotti gli ammortizzatori sociali. Non mi faccia entrare nel merito, prima devo confrontarmi con i miei predecessori.
In questi giorni si sciopera in Serbia, con la Fiat che sem- bra volersi spostare in Polonia. In Italia, invece, sono le sigle di base a mobilitarsi contro la cassa, la solidarietà e i turni di lavoro. Ognuno sa quello che rappre- senta. La Fiom era fuori dalla Fiat, poi è rientrata con la Corte costituzionale ed è risultata il primo sindacato. Non è che dobbiamo imparare da qualcuno quali siano le questioni in quell'azienda. Non siamo firmatari del contratto Fca e non abbiamo elementi di democrazia sufficienti.
Ma che pensa dei temi posti? Li condivide?
Il problema è che questa azienda in Italia non produce innovazione, di auto elettrica si ragiona in America e in Cina, ma non in Europa. A Cassino doveva fare assunzioni e hanno preso interinali e trasferito operai da Pomigliano. La Giulia non sta dando effetti sperati. Non c'è dubbio: Fca non ha rispettato gli impegni e continua a pensare che la concorrenza si faccia schiacciando le condizioni di lavoro.
Il settore metalmeccanico con la crisi ha perso 300 mila posti. Si teme che la tecnologia in futuro ne porti via altri. Voi che farete?
Il primo compito è la difesa dell'occupazione, che è alla base dell'estensione. Abbiamo perso posti perché non c'è stata innovazione e non ci sono stati interventi di qualità. La tecnologia non ci casca dal cielo, dipendi da come la progetti. Se la progetti pensando all'impatto ambientale, al benessere del lavoro e alla redistribuzione delle risorse, non fa paura.
Il tema connesso è l'occupazione giovanile, ma sembra che non siate molto simpatici agli under 35.
Nelle fabbriche in realtà ci sono giovani e alcuni sono nostri delegati. Se gli anziani vanno in pensione a 67 anni, però, non c'è abbastanza ricambio. Poi c'è quella parte di giovani che lavora ai bordi delle fabbriche e su questo la Cgil deve darsi luoghi di rappresentanza diversi da quelli tradizionali.
Maurizio Landini ha riscosso successo anche fuori dalla Fiom. Perché?
Ha interpretato il sentimento dei lavoratori e li ha rappresentati.
Ambisce anche lei a essere un riferimento politico? Ognuno deve essere se stesso. Io ambisco a dare il senso di collettività della Fiom.
Berlinguer si faceva raccontare i problemi del territorio. Oggi non più. Le ultime leggi hanno distrutto il lavoro e messo al centro l'azienda Il problema più grosso è l’Ilva. Ma ogni crisi sarà un fronte caldo, perché con il Jobs Act sono stati ridotti gli ammortizzatori sociali