Entrate, il lato oscuro dei conti fragili
A giugno il gettito cala anche se l’economia cresce, colpa anche dell’evasione
Le
spese improduttive dell'amministrazione pubblica continuano a crescere mentre le entrate tributarie cominciano a calare. Dalle tendenze nell'andamento dei conti pubblici nel mese di maggio, evidenziate dalle rilevazioni della Banca d'Italia, emergono limiti e inefficienze delle scelte dei governi Renzi e Gentiloni.
LA DISTRIBUZIONE di risorse molto rilevanti in questi anni - tra bonus e tagli di imposte, quasi azzerando gli investimenti – non riesce a produrre un aumento del Pil tale da sostenere le entrate fiscali. I condoni e gli scarsi controlli sui redditi di persone fisiche e imprese hanno incentivato l'evasione. A maggio il debito delle amministrazioni pubbliche ha raggiunto 2.278,9 miliardi. Le entrate tributarie contabilizzate sono state invece pari a 33,5 miliardi, inferiori di 0,3 miliardi a quelle rilevate nel 2016 in un mese importante per le casse del fisco, con ben 73 versamenti da effettuare da parte dei contribuenti.
Una ripresa economica troppo scarsa dopo anni di recessione e una raffica di condoni tributari non ripetibili cominciano così a presentare il conto all'amministrazione finanziaria e al bilancio. La definizione volontaria con il fisco dei capitali esportati all'estero (voluntary disclosure), rilanciata dal ministero dell'Economia in due annate e versioni diverse, ha dato tutto il possibile in termini di gettito. Le adesioni alla voluntary bis, che l'anno scorso nella prima edizione avevano indotto l'ex premier Matteo Renzi a vantare 4 miliardi di entrate supplementari - tutte messe in conto ai risultati della lotta all'evasione fiscale - sono arrivate allo zero.
GLI INCASSI della “rottamazione” delle cartelle esattoriali emesse negli ultimi 16 anni e quelli dal condono del contenzioso tributario, comporteranno una fiammata delle entrate a giugno. Ma il gettito una tantum dei condoni porterà deprimere il flusso futuro in entrata nelle casse dello Stato, non più sostenuto dal tenue, ma costante filo di recupero dell'evasione proveniente dall'arretrato delle cartelle Equitalia pagate per intero.
La macchina anti-evasione dell'Agenzia delle Entrate intanto rallenta ancora, come certifica la Corte dei Conti nel suo rapporto annuale. “Le entrate da accertamento e controllo (al netto degli introiti riferibili a forme di “con dono” e comprensive delle sanzioni e degli interessi), pari a 64,5 miliardi, segnalano una flessione rispetto al 2015
(-2,5 per cento)” si legge nel capitolo dedicato all'attività dell'agenzia, che ora eredita da Equitalia la riscossione. Il numero dei controlli eseguiti (poco più di 457 mila) segna una drastica flessione: quasi il 31 per cento in meno rispetto al 2015 e quasi il 33 per cento se rapportata al 2014.
ALLA FLESSIONE del numero di controlli si accompagna una sensibile riduzione della maggiore imposta accertata (-10,7 per cento) e dei risultati finanziari conseguiti (-17,2 per cento rispetto al 2015). Gli accertamenti effettuati si concentrano inoltre nelle fasce di minore importo: su un totale di oltre 746mila controlli, inclusi quelli sulle dichiarazioni voluntary disclosure, il 49 per cento hanno dato luogo a un recupero (potenziale) di maggiore imposta sotto i 1.549 euro.
Il trucchetto Rottamare le cartelle Equitalia ha aumentato le risorse oggi ma le riduce per il futuro