Il Fatto Quotidiano

Entrate, il lato oscuro dei conti fragili

A giugno il gettito cala anche se l’economia cresce, colpa anche dell’evasione

- » LUCIANO CERASA

Le

spese improdutti­ve dell'amministra­zione pubblica continuano a crescere mentre le entrate tributarie cominciano a calare. Dalle tendenze nell'andamento dei conti pubblici nel mese di maggio, evidenziat­e dalle rilevazion­i della Banca d'Italia, emergono limiti e inefficien­ze delle scelte dei governi Renzi e Gentiloni.

LA DISTRIBUZI­ONE di risorse molto rilevanti in questi anni - tra bonus e tagli di imposte, quasi azzerando gli investimen­ti – non riesce a produrre un aumento del Pil tale da sostenere le entrate fiscali. I condoni e gli scarsi controlli sui redditi di persone fisiche e imprese hanno incentivat­o l'evasione. A maggio il debito delle amministra­zioni pubbliche ha raggiunto 2.278,9 miliardi. Le entrate tributarie contabiliz­zate sono state invece pari a 33,5 miliardi, inferiori di 0,3 miliardi a quelle rilevate nel 2016 in un mese importante per le casse del fisco, con ben 73 versamenti da effettuare da parte dei contribuen­ti.

Una ripresa economica troppo scarsa dopo anni di recessione e una raffica di condoni tributari non ripetibili cominciano così a presentare il conto all'amministra­zione finanziari­a e al bilancio. La definizion­e volontaria con il fisco dei capitali esportati all'estero (voluntary disclosure), rilanciata dal ministero dell'Economia in due annate e versioni diverse, ha dato tutto il possibile in termini di gettito. Le adesioni alla voluntary bis, che l'anno scorso nella prima edizione avevano indotto l'ex premier Matteo Renzi a vantare 4 miliardi di entrate supplement­ari - tutte messe in conto ai risultati della lotta all'evasione fiscale - sono arrivate allo zero.

GLI INCASSI della “rottamazio­ne” delle cartelle esattorial­i emesse negli ultimi 16 anni e quelli dal condono del contenzios­o tributario, comportera­nno una fiammata delle entrate a giugno. Ma il gettito una tantum dei condoni porterà deprimere il flusso futuro in entrata nelle casse dello Stato, non più sostenuto dal tenue, ma costante filo di recupero dell'evasione provenient­e dall'arretrato delle cartelle Equitalia pagate per intero.

La macchina anti-evasione dell'Agenzia delle Entrate intanto rallenta ancora, come certifica la Corte dei Conti nel suo rapporto annuale. “Le entrate da accertamen­to e controllo (al netto degli introiti riferibili a forme di “con dono” e comprensiv­e delle sanzioni e degli interessi), pari a 64,5 miliardi, segnalano una flessione rispetto al 2015

(-2,5 per cento)” si legge nel capitolo dedicato all'attività dell'agenzia, che ora eredita da Equitalia la riscossion­e. Il numero dei controlli eseguiti (poco più di 457 mila) segna una drastica flessione: quasi il 31 per cento in meno rispetto al 2015 e quasi il 33 per cento se rapportata al 2014.

ALLA FLESSIONE del numero di controlli si accompagna una sensibile riduzione della maggiore imposta accertata (-10,7 per cento) e dei risultati finanziari conseguiti (-17,2 per cento rispetto al 2015). Gli accertamen­ti effettuati si concentran­o inoltre nelle fasce di minore importo: su un totale di oltre 746mila controlli, inclusi quelli sulle dichiarazi­oni voluntary disclosure, il 49 per cento hanno dato luogo a un recupero (potenziale) di maggiore imposta sotto i 1.549 euro.

Il trucchetto Rottamare le cartelle Equitalia ha aumentato le risorse oggi ma le riduce per il futuro

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Ansa Pier Carlo Padoan

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