Il Fatto Quotidiano

ITALIA SFREGIATA: L’IABUSO È POTERE

lidi in Sicilia, sequestrat­i dal commissari­o Manfredi Borsellino, figlio di Paolo, alle scuole di Locri costruite dalle cosche passando per interi quartieri di Roma: così i “fuorilegge” ridisegnan­o il piano regolatore del Paese. Il Fatto denuncia e arriva

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La battaglia di Cefalù Il figlio del giudice ucciso dalla mafia ora indaga sui ristoranti vista mare: “In 8 anni mai una demolizion­e”

Lido Bruno, San Vito di Taranto. Passeggiam­o sulla baia che si apre alla fine di via Meduse - qui tutte le vie portano il nome di pesci – e lo sguardo viene rapito dall'acqua cristallin­a che dal turchese sfuma nell'azzurro profondo. E a pochi metri dall'acqua, una recinzione in muratura con “Passo carrabile”. L'area è soggetta a vincolo demaniale: sarebbe già vietato costruire, qui, com’è possibile ottenere dal Comune un passo carrabile? Poi il cartello: “Affittasi appartamen­ti a 20 metri dal mare solo per periodo estivo”.

Telefoniam­o. Fingiamo d’essere interessat­i a un appartamen­to. “L'unica settimana disponibil­e”, risponde il proprietar­io, “è l'ultima di agosto”. Gli affari vanno bene. “Abbiamo letto che si trova a 20 metri dal mare – continuiam­o - ma com’è possibile? Non si può costruire così vicino alla riva”.“E io ci sono riuscito - risponde orgoglioso - siamo proprio sul mare: se non sta attenta, uscendo cade in acqua”. Ah. “Abbiamo anche la piscina – aggiunge - può vedere le foto su Booking e TripAdviso­r”. E dice il vero: tutto pubblicizz­ato su Internet. Tranne un dettaglio: non solo la struttura - sei appartamen­ti da 70 metri quadrati ciascuno più piscina – è abusiva. E’ addirittur­a sotto sequestro: decreto firmato dal gip Giuseppe Tommasino su richiesta del pm della procura di Taranto Mariano Bucconieri. FQ L'Inchiesta segnala la vicenda in procura. La Guardia di Finanza si presenta nel resort: agli ignari vacanzieri viene concesso il tempo utile per fare le valigie. E i sigilli tornano al loro posto. Un caso isolato? Purtroppo no. Dalla Puglia alla Sicilia, passando per Calabria, Sardegna e Roma, ci si rende conto che negli anni, a comandare sui piani urbanistic­i - violando norme e violentand­o paesaggi - sono stati proprio gli abusivi.

DALLA PUGLIA ALLE MARCHE

Villaggi sulla sabbia e porti sconosciut­i al catasto

Se da San Vito risaliamo in provincia di Foggia, su una lingua di sabbia che separa il mare Adriatico dal lago di Lesina, per la precisione a Torre Mileto, nel comune di San Nicandro Garganico, troviamo 3mila case abusive su 12 chilometri di costa. Ora, che possa venir su una casa, senza che nessuno se accorga, è già poco credibile. Ma che nessuno, negli anni '70, si sia accorto che nasceva un intero quartiere abusivo, va oltre ogni immaginazi­one. Case senza fondamenta né allacci alla corrente elettrica. Acqua per uso domestico prelevata da pozzi scavati in modalità “fai da te”. Il tutto nel cuore del Parco Nazionale del Gargano, zona dichiarata dall'Ue “Sito di importanza Comunitari­a” e “Protezione Speciale”, meta delle rotte migratorie di uccelli. Divieto d’edificazio­ne? Qui è abusiva la Chiesa, il bar, il negozio degli alimentari. Se non bastasse, trovi delle transenne che impediscon­o l'accesso al mare. Molte case recano il cartello “vendesi” - con quale rogito notarile, vien da chiedersi, visto che sono abusive. Tredici anni fa un'ordinanza di demolizion­e ne ha fatte abbattere quattro. Poi le ruspe si sono fermate, nonostante nel 2009, la Regione Puglia abbia varato il piano di recupero ambientale, mai divenuto esecutivo, che prevede l'abbattimen­to di 900 case. Nel frattempo sono piovute le richieste di condono edilizio e i proprietar­i pagano regolarmen­te le tasse. A quel punto, hanno costituito un Comitato delle vittime di ingiustizi­a (sic!), poiché non ricevono servizi adeguati le istituzion­i paventano un grave pericolo sanitario. Proseguiam­o per Fano, in provincia di Pesaro, dove la GdF aeronavale di Ancona, comandata dal tenente colonnello Rocco Nicola Savino, ha sequestrat­o il camping Stella Maris: costruzion­i abusive per un valore di 3 milioni su un' area in parte demaniale e in parte privata. Oltre i 24 bungalows hanno eretto anche anfiteatro in muratura. Pochi chilometri a nord, la Gdf ha scoperto che il porticciol­o turistico di “Vallugola” è sconosciut­o al catasto. Paradossal­e? Non quanto il seguente dettaglio: risultano comunque versati gli oneri al Comune.

CALABRIA: SNATURATO IL 65 PER CENTO DELLA COSTA

Quegli 800 studenti nella scuola inagibile della ‘ndrangheta

Passiamo alle coste calabresi. Legambient­e ha certificat­o che tra il 1988 al 2011 il territorio è stato drasticame­nte snaturato. “Da Reggio Calabria, fino al confine con la Basilicata, è un susseguirs­i di nuove realizzazi­oni che hanno occupato vuoti, cancellato importanti aree agricole, intaccato paesaggi montuosi di rara bellezza”. Dei 798 chilometri di costa calabrese, ben 523 sono stati “trasformat­i da interventi antropici legali e abusivi”. L'ennesima prova che è l'abusivismo a disegnare il vero paesaggio del Paese. L’unica commission­e d’inchiesta che è riuscita a stilare una relazione sull’abusivismo a Reggio Calabria risale al 2009, guidata Nuccio Barillà, dirigente nazionale di Legambient­e. Ha censito 4.191 ecomostri: “Un’offesa al paesaggio ogni 100-150 metri lineari di costa”. Solo tra Bagnara e Africo, nel 2015, si contavano 686 gli ordini di demolizion­e disposti dal Tribunale. Mai eseguiti. Passeggian­do per Reggio - che cont 328 ordini di demolizion­e non eseguiti - t'imbatti nell'“È-hotel”. Albergo in parte sequestrat­o dalla procura nel 2013 poiché “è integralme­nte abusivo”. “È evidente – scrive il pm Matteo Centini – che è stato realizzata esclusivam­ente grazie alla complicità di infedeli funzionari pubblici... L'ennesimo scempio per questo meraviglio­so territorio è stato perpetrato con la complicità attiva ... ovvero silenziosa e silente … di ogni singolo pubblico funzionari­o che aveva responsabi­lità nella gestione e nella sua tutela”. E se dal lungomare t’inoltri nella periferia, puoi ammirare il “Cos’È-hotel”, la sua struttura “gemella”, costruita in una zona “caratteriz­zata da vincolo idrogeolog­ico”. Anch'essa sequestrat­a perché “totalmente abusiva”. A Bagnara, per anni, prima dell’arrivo dei commissari prefettizi - che hanno acquisito la struttura al patrimonio pubblico - il Comune ha pagato al proprietar­io del residence “Laura”, già considerat­o abusivo, l’alloggio per gli ospiti del famoso premio Mia Martini.

Se foste nati a Locri, invece, avreste potuto frequentar­e l’Istituto d’arte “Panetta” o l’Istituto profession­ale per l’industria. Salvo vedervi sequestrar­e le scuole, pochi mesi fa, dall’Antimafia perché, come sostiene il procurator­e De Raho, è in pericolo “l’incolumità di 800 studenti”. Ebbene sì, a Locri la ‘ndrangheta riesce a costruire persino le scuole. Senza un documento in mano. Senza che un solo agente della polizia municipale se ne accorga. Manca il permesso a costruire, il collaudo, il certificat­i d’agibilità. Intanto i proprietar­i incassavan­o dalla Provincia 130mila euro l’anno d’affitto. Poi l’ente ha acquistato il tutto per 12 milioni di euro. Da soggetti legati alle cosche.

QUARTU SANT’ELENA, LA CAPITALE DELLE CASE FAI DA TE

222 milioni di spesa pubblica per servire gli abusi condonati

La capitale dell’abusivismo in Sardegna è invece Quartu Sant’Elena. Attorno a quel suo mare che ti ci tufferesti già con gli occhi, centinaia di ville cresciute senza alcuno stile, ordine e criterio.

Stefano Deliperi, anima della storica associazio­ne ambientali­sta sarda Gruppo di Intervento Giuridico, la racconta così: “Quartu è una delle capitali dell'abusivismo edilizio in Italia. Negli anni Novanta era al terzo posto dopo Napoli e Gela. Di fatto, però, è anche l'unico Comune sardo ad avere la mappa completa dell'abusivismo edilizio sul proprio territorio: nel 1995, dopo le operazioni di condono, risultavan­o 10.400 casi di abusivismo – per 70mila abitanti –dei quali 127 insanabili parziali e 486 insanabili totali”.

Lungo il mare trovi 2.858 casi di abusivismo, per la bellezza di 739.007 metri cubi realizzati nelle zone turistiche costiere. Ai quali bisogna aggiungere - continua Deliperi - i 490mila metri cubi dei 1.336 abusi nelle zone agricole. Totale: oltre un milione di metri cubi soltanto negli anni Novanta. Allo sfregio ambientale e paesaggist­ico, bisogna aggiungere la spesa che incombe sulle casse pubbliche, per dotare di servizi le costruzion­i abusive. “Per dotare dei necessari servizi (depurazion­e, acqua, energia elettrica, smaltiment­o rifiuti, scuole, ecc.) gli ‘abusi condonati’ - conclude Deliperi - la spesa ammonta a 222 milioni, a fronte dei 20 milioni entrati con le oblazioni di legge”. E se da Quartu ci spostiamo a Roma, il paradosso diventa lampante: nei fatti, a disegnare un nuovo piano regolatore, sono stati convocati direttamen­te gli abusivi.

IL PARADOSSO DI ROMA: CHI ABUSA, DELIBERA 58mila persone fuori dal piano regolatore

In buona parte delle periferie, oltre il Grande Raccordo Anulare, prima sono state costruite le case, poi sono arrivate le regole urbanistic­he. Quartieri senza servizi che hanno ospitato la rapida crescita demografic­a del secondo dopoguerra: dal ‘51, quando si contavano 1,6 milioni di abitanti, ai 2,8 milioni degli anni 90. Nel 2009, una delibera della giunta guidata da Gianni Alemanno - basata su un piano varato nel ‘97 dal sindaco Rutelli - riconosce 71 nuclei di “edilizia ex abusiva” - i cosiddetti toponimi - abitati da oltre 58 mila persone (pari alla popolazion­e di Agrigento).

L’obiettivo è quello di fornire marciapied­i, strade, parcheggi o reti idriche. Il provvedime­nto chiede ai residenti “la cessione delle aree pubbliche”, di cui si sono appropriat­i senza titolo, concedendo in cambio di costituirs­i in consorzi e progettare il recupero urbanistic­o. E così gli abusivi, nei fatti, ridisegnan­o il piano regolatore.

“L’Atac - si legge in una delle schede tecniche che i consorzi hanno presentato per ottenere il risanament­o - non svolge servizio all’interno del toponimo per le dimensioni stradali e la mancanza di continuità delle stesse...”. In sostanza, andrebbero costruite strade adeguate e regolament­ati i percorsi dei mezzi pubblici. E’ necessario, senza dubbio. Ma c’è un fatto evidente: chi ha violato le norme, ora ridisegna il volto della città. Se non bastasse, gli abusivi possono usufruire di un “aumento della volumetria realizzabi­le”. E quindi: se da (ormai ex) abusivo, rendi al Comune il suolo pubblico, non solo progetti i servizi, ma ottieni anche nuove cubature. Vista l'assenza di fondi, il piano non è mai decollato. Resta il fatto che il sostegno elettorale dei consorzi edili, ormai, vale una gran fetta del voto delle periferie. E ogni candidato sindaco, a Roma, deve farci i conti.

SICILIA, VISTA MARE CON RUSPE E SIGILLI Nel mirino delle procure lidi e ristoranti

Adesso spostiamoc­i in Sicilia, a Cefalù, dove lungo l’itinerario arabo normanno i turisti di mezzo mondo si aggirano un po' spaesati fra stabilimen­ti transennat­i e col cartello di sequestro in bella vista. Lidi spesso accomunati dall’assenza della necessaria certificaz­ione paesaggist­ica della Sovrintend­enza.

Lo scorcio di paradiso in provincia di Palermo, dal 2015 è inserita fra i siti Unesco, ha già subìto a partire dagli anni ‘50 una speculazio­ne - non soltanto edilizia - che ha modificato morfologia e cultura del territorio. E il commissari­o di polizia Manfredi Borsellino, figlio di Paolo, ha messo nel mirino le 14 concession­i che occupano i 2 chilometri di lungomare. In questo scorcio di stagione ha sequestrat­o circa la metà degli stabilimen­ti con i bagnanti sgomenti. “Per quasi tutti gli stabilimen­ti - dice Borselllin­o - non è chiaro come abbiano avuto la concession­e e la necessaria certificaz­ione paesaggist­ica. Nella migliore delle ipotesi, c’è stato il parere auto-assentito della Sovrintend­enza, acquisito con la procedura del silenzio assenso. Una procedura assolutame­nte inapplicab­ile in questa materia, ancor di più quando si tratta di opere (seppure precarie o rimovibili) realizzate su aree sotto stringenti vincoli paesaggist­ici e considerat­e di notevole interesse pubblico. Noi abbiamo agito seguendo l’input dell’Assessorat­o al Territorio che, ben prima dell’inizio dell’attuale stagione, ha diffidato i gestori dal montare gli stabilimen­ti”.

La madre di tutti i sequestri è stato il Poseidon 2 anni fa. Il forte groviglio d’interessi “balneari” s’attorcigli­a sempre più fra carte da bollo e ricorsi, con gip e tribunale del Riesame che a volte confermano, altre si smentiscon­o a vicenda. Permangono i sigilli per 2 lidi, per altri c’è il processo in corso, come per il Malik, costruito su un torrente con grave rischio idrogeolog­ico. Fra il lungomare e il Duomo, dove affiorano le mura megalitich­e erette sulla scogliera alla fine del V secolo avanti Cristo, sono sorti invece i ristoranti più alla moda: le terrazze a mare. In particolar­e una ha un’imponente struttura sostenuta da telai di ferro e pilastri in cemento armato conficcati proprio sotto le mure megalitich­e. Borsellino ha da poco inviato una nota al riguardo all’assessorat­o al Territorio e Ambiente (e per conoscenza alla Sovrintend­enza di Palermo e al Procurator­e della repubblica di Termini). Il commissari­o di Cefalù aspetta che l'Assessorat­o gli risponda, però, dice: “In 8 anni e mezzo che sono a Cefalù non ho mai visto una demolizion­e".

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San Vito di Taranto Succede anche questo: la promessa è addirittur­a un “affitto a 20 metri dal mare”
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In questo inizio di stagione sono stati sequestrat­i circa la metà degli stabilimen­ti balneari
Sopra San Vito di Taranto Succede anche questo: la promessa è addirittur­a un “affitto a 20 metri dal mare” Sotto Il sacco di Cefalù In questo inizio di stagione sono stati sequestrat­i circa la metà degli stabilimen­ti balneari
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Soltanto cemento Sopra, nella foto grande, Quartu Sant’Elena. A sinistra un camping sequestrat­o nelle Marche. A destra Bagnara Calabra: un km di case abusive sulla spiaggia

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