Il Fatto Quotidiano

Fattorini mascherati per poter scioperare

E-mail dell’azienda per intimorire i raiders: a Milano in pochi e a volto coperto

- » ALESSANDRO SARCINELLI

Hanno

dai 18 ai 40 anni, qualcuno è laureato, altri hanno solo la licenza media; sono italiani, sudamerica­ni e nordafrica­ni. Ma tutti, ogni giorno, pedalano decine di chilometri in ogni condizione atmosferic­a per consegnare pasti a domicilio per circa 8 euro all’ora. Sono i riders di Deliveroo che, dopo le proteste dei loro colleghi torinesi di Foodora, hanno deciso di scendere in piazza a Milano per denunciare le condizioni di lavoro, a loro giudizio, insostenib­ili. “Nasci, consegna, crepa”. I fattorini 2.0 sintetizza­no così la loro vita.

L’APPUNTAMEN­TO è di sabato alle 19,30 in piazza XXIV maggio a Milano, a due passi dalla movida milanese dei Navigli. Data, ora e luogo non sono casuali: la fascia serale del weekend è il momento di massima richiesta e dei 1000 riders di Deliveroo a Milano ne lavorano 600. Ma di loro c’è ne sono solo una cinquantin­a. E molti a volto coperto. Hanno paura a esporsi e di essere presi di mira dall’azienda e di lavorare sempre meno. “Abbiamo ricevuto una mail dall’azienda che ci invitava a non partecipar­e a questa manifestaz­ione – racconta un ragazzo con una maschera bianca sul volto - sostenevan­o che gli organizzat­ori appartenev­ano a frange violente, cosa assolutame­nte falsa”. La mail in questione è stata pubblicata sui vari gruppi Facebook.

A finire al centro delle proteste è soprattutt­o il cosiddetto algoritmo, il sistema che fa aumentare e diminuire la possibilit­à di lavorare a ogni riders: “Se sei molto disponibil­e e molto veloce nel pedalare l’algoritmo ti farà salire nelle preferenze dei tuoi colleghi e ti verranno affidati più ordini – raccontano dalla piazza – Se al contrario c’è un periodo in cui, per qualsiasi motivo, lavori meno perderai posizioni e turni”. Niccolò è uno studente universita­rio che si paga gli extra con le consegne a domicilio. Con i soldi risparmiat­i durante un inverno di lavoro una settimana fa è andato in vacanza. “Prima di partire lavoravo 14 ore alla settimana. Dopo il periodo di stop per le ferie sono stato chiamato solo per 2 ore. Da un giorno all’altro mi sono state tolte 12 ore di lavoro”.

PER UN GIOVANE la perdita di ore di lavoro può significar­e qualche extra in meno, ma molti altri riders lavorano per pagarsi da vivere e alcuni anche per mantenere la famiglia. “Mi sono stupito quando ho iniziato a settembre – racconta Alessandro, poco più che ventenne – pensavo di trovare ragazzi come me, invece molti hanno 10-15 anni più e le consegne sono l’unica fonte di sostentame­nto. Bisogna fare una distinzion­e tra noi studenti che lavoriamo 50 ore al mese e chi ne lavora oltre 250. Hanno bisogno di un contratto vero. Noi siamo in piazza anche per queste persone. Per loro è più difficile esporsi”. Se un riders si ammala non lavora e non vieni pagato. Per molti questo significa avere problemi per l’affitto. Per non parlare degli incidenti. “L’azienda copre i danni a terzi sopra i 150 euro, ma nella maggior parte dei casi si rimane sotto questa cifra”, spiega un riders che vuole l’anonimato. Nessuna tutela è prevista per gli infortuni durante il lavoro. “Una mia collega è stata investita due settimana fa – racconta Alessandro – L’unica cosa che ha ricevuto da parte dell’azienda è stato il gelato a casa. E tutti i miei colleghi che hanno avuto incidenti non hanno ricevuto niente. Chiediamo solo più tutele”.

L’obiettivo è arrivare a un contratto nazionale del food delivery in Italia. Domani Alessandro prenderà la sua bici e tornerà a fare le consegne a domicilio. E spera che la sua scelta di non mettere una maschera non gli farà perdere altri turni di lavoro.

Abbiamo ricevuto una mail da parte dell’azienda che ci invitava a non partecipar­e a questa protesta

 ?? LaPresse ?? Consegne a domicilio Ieri a Milano pochi fattorini in piazza. Protesta col volto mascherato dopo le mail dell’azienda
LaPresse Consegne a domicilio Ieri a Milano pochi fattorini in piazza. Protesta col volto mascherato dopo le mail dell’azienda

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