“Maduro compra armi invece di cibo e il suo popolo scappa”
VENEZUELA Il cardinale Sanchez e la chiesa contro il governo
In Venezuela c’è una dittatura che calpesta i diritti dei cittadini. Una dittatura comunista, marxista e stalinista che sta uccidendo il Paese. La comunità internazionale intervenga”.
Slogan e dichiarazioni già sentiti a proposito della presunta deriva bolivariana imposta dal presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, presidente scelto da Hugo Chavez prima della sua morte. Un virgolettato che potrebbe essere attribuito ai vari personaggi che popolano la destra populista racchiusa nel raggruppamento Mud, l’opposizione politica. Invece a pronunciare le parole è il capo della chiesa cattolica, il cardinale Diego Padron Sanchez, presidente della Conferenza Episcopale venezuelana. Lo scorso 8 giugno Padron guidava la delegazione di vescovi giunti a Roma per incontrare papa Bergoglio, in q ue ll ’ occasione ricordò al Pontefice cosa stava accadendo in Venezuela.
DOPO OLTRE un mese le cose non sono cambiate in meglio. I vescovi sono tornati ad incontrarsi nell’assemblea plenaria generale nell’aula magna dell’Università Cattolica Andres Bello di Caracas. Il senso delle dichiarazioni di cardinal Padron e degli altri vescovi riuniti – 47 oltre ai 20 emeriti, qualche defezione dalle diocesi lontane dalla capitale, a sud, in zona amazzonica, per problemi di trasporto – non ha bisogno di interpretazioni: “Dal 1958 (fine della dittatura di Perez Jimenez, ndr) - dichiara il presidente della Conferenza Episcopale a margine della seduta - i vescovi del Venezuela non hanno mai avuto bisogno di alzare la voce. Con Chavez il confronto era duro, ma verbale, ora si sta usando la forza e la repressione contro il popolo. Non lo possiamo accettare. La gente ha fame di tutto, chiede lavoro, giustizia, elezioni libere, pane e sicurezza, ma in cambio riceve un trattamento brutale mai visto prima. È in corso una grave crisi sanitaria, il piano nutrizionale lo sta applicando la Caritas perché il governo non ci pensa, i bambini mangiano poco e male, siamo preoccupati per le future generazioni. Un’esplosione sociale, unita alla persecuzione degli oppositori e alla corruzione”.
L’attacco della chiesa cattolica alla rivoluzione bolivariana ai tempi di Nicolas Maduro è durissimo e, soprattutto, politico: “Le proteste? Sono legittime - replica Padron Sanchez - rispetta i dettami previsti dalla Costituzione; scendere in strada e alzare la voce è legittimo, almeno per ora. Reagire, in certi casi è giustificabile. La parte violenta non appartiene alla rivolta, ci sono degli infiltrati, tutti Cubani, pagati dal governo. Molti parlano di clima da guerra civile, non è così, perché non ci sono due parti a scontrarsi, solo la violenza di una contro il popolo. Invece di sfamare la sua gente Maduro compra le armi, costringendo i venezuelani a scappare. Ci sono almeno due milioni di nostri connazionali che sono già scappati all’estero (in Colombia e Messico in particolare; nel 2016 le richieste di asilo in Spagna sono cresciute del 600%, ndr). Abbiamo più volte tentato la via del dialogo, l’ultima prima della missione in Vaticano a giugno, chiesto corridoi umanitari, ma è stato tutto inutile. Con loro non si discute, sono abituati così. Stanno facendo la stessa cosa con la Costituente, imponendola dall’alto e con la forza”.
IL CAPITOLO , infine, dedicato al Papa. Bergoglio, a proposito di Venezuela, ha criticato la violenza, ma non ha mai nominato Maduro: “Il Santo Padre si prenda il tempo necessario per inquadrare la situazione, gli consiglio di farlo in fretta. Intanto, una volta per tutte, ha chiarito l’equivoco che lo voleva solidale con il governo. Maduro continua a millantare un presunto legame col Santo Padre, legame smentito dal diretto interessato”. Sull’atteggiamento del Vaticano e del Vescovo di Roma il cardinale Padron Sanchez preferisce glissare. Gli altri porporati meno, a partire dal suo predecessore Ovidio Perez Moralez, arcivescovo emerito: “Ci aspettavamo qualcosa di più dal Pontefice, un ammonimento, se non un attacco, nei confronti del regime dittatoriale. Speriamo lo faccia presto”. A lavori conclusi, un ricco buffet accoglie i vescovi venezuelani.
Presto torneranno nelle rispettive residenze protette. Sul campo restano i preti di frontiera, come padre Justo, parroco della diocesi di Maiquetia, La Guaira e Macuto, barrios poveri, dove le chiese sono minuscole e incastrate
O. P. MORALEZ ARCIVESCOVO
Ci aspettavamo qualcosa di più da papa Francesco: un ammonimento, se non un attacco, nei confronti del regime dittatoriale
tra le baracche, dove si vive con poco e tra mille difficoltà. Nella sua omelia padre Justo chiede ai fedeli presenti di non cedere alla violenza, optando per pace, dialogo e mansuetudine. Non esattamente lo stesso messaggio uscito dalla Conferenza Episcopale di Caracas.