Ankara compra una pagina per i suoi “martiri”
La ricorrenza del fallito golpe e la “verità” del governo in un testo a pagamento
La
celebrazione della vittoria sui golpisti in Turchia ha spazio anche in Italia. Una mezza pagina che è difficile non notare. Il governo, tramite l’ambasciata a Roma, ha comprato uno spazio sul quotidiano Repubblica. “Celebrando la vittoria della nostra democrazia, ricordiamo i nostri martiri del 15 luglio con rispetto”.
CERTAMENTE decine di persone quella notte hanno perso la vita: in ballo c’era la stabilità del Paese, l’ombra dei militari in un contesto in cui le divise non vengono viste mai di buon occhio.
Nel testo si evidenzia il ruolo di quello che il presidente Erdogan ritiene il nemico numero uno, suo e della nazione intera, il complottista che gli Stati Uniti tengono al sicuro e che è già stato molte volte fonte di tensione fra Ankara e Washington.
“La notte del 15 luglio la nazione turca ha contrastato il tentativo di colpo di stato organizzato dai seguaci di Fethullah Gulen, sedicente ‘imam universale’, infiltrati nelle istituzioni pubbliche e nelle forze armate”. In un altro passaggio il tributo a chi ha combattuto quella notte: “250 nostri compatrioti sono diventati martiri e più di duemila compatrioti sono stati feriti”. Ieri a Istanbul migliaia di persone hanno partecipato alla “Marcia di unità nazionale”, indetta dal presidente Erdogan, sull'ex ponte del Bosforo - ribattezzato dei Martiri del 15 luglio - per commemorare l'anniversario del colpo di stato fallito. Sul Bosforo bandiere al vento, a Roma una pubblicazione dietro pagamento. Quello che nella mezza pagina non c’è scritto, è ciò che è avvenuto dopo la notte del 15 luglio 2016.
UNA PURGA infinita, voluta dal presidente Erdogan, e che ha colpito migliaia di poliziotti, soldati, funzionari, docenti universitari, giornalisti, accusati di essere in combutta con i golpisti. Ecco, giornalisti: in Turchia esercitare questa professione non è mai stato così difficile, cronisti sono stati sbattuti in galera senza tanti complimenti, interi giornali sono stati chiusi in virtù di quel potere che Erdogan ha concentrato nelle sue mani per difendere la Turchia dal nemico Gulen. In questo contesto - sono i fatti a mostrarlo - c’è uno spazio assai ridotto per il dissenso. Per questo, quella mezza pagina pubblicata in Italia dovrebbe far pensare.