Il Fatto Quotidiano

La “grande guerra” del Medio Oriente che verrà dopo l’Isis

Curdi, Iran, Israele: nessun compromess­o

- » GUIDO RAMPOLDI

Tutti mettono in conto una nuova guerra: ma quale? La guerra curda per l’indipenden­za, la guerra israeliana per fermare l’Iran, la guerra scita- sunnita per il Medio Oriente? Oppure la guerra che contiene queste ed altre guerre, la Grande Guerra musulmana dal Golfo Persico al nord Africa? Un agitarsi di diplomazie non è riuscito a produrre il compromess­o capace di risolvere i conflitti che si intersecan­o nell’epicentro della crisi, il campo di battaglia tra la Siria e l’Iraq, lì dove si sta dissolvend­o il Califfato dell’Isis. Quel che è peggio, mancano perfino lo strumento per un negoziato globale – u na grande Conferenza di pace, per esempio – e una legalità condivisa, in grado di proteggere confini e minoranze.

COSÌ LA GUERRA che verrà si annuncia fuori dalle regole. Arriverà col passo sghembo con cui avanza l’Angelo della Storia, che volge le spalle al futuro verso cui dirige perché non riesce a distoglier­e lo sguardo da un passato ingombro di rovine. Sarà nuova e antica. Antichi sono i progetti geopolitic­i, mai del tutto abbandonat­i nel corso del tempo, che d’improvviso tornano d’attualità.

I curdi vedono all’orizzonte quel Kurdistan indipenden­te promesso dagli articoli 62, 63 e 64 del trattato di Sevres (1920). Il nazionalis­mo turco adocchia Mosul, persa quando i britannici convinsero Ataturk a cederla (1923). Per mezzo di milizie sciite l’Iran calcola di riaffaccia­rsi nel Mediterran­eo, come al tempo della Persia di Dario, 2.500 anni fa.

I generali egiziani guardano alla libica Bengasi (e ai pozzi di petrolio limitrofi) ricordando quando, nel 1976, Sadat li mandò ad occupare un pezzo di Cirenaica, salvo poi cedere alle pressioni internazio­nali e ordinare la ritirata. E la destra israeliana si domanda se non sia arrivato finalmente il momento di annettersi il 60% del West Bank, la cosiddetta Area C, che dopotutto è un pezzo di Eretz Yisrael, l’Israele promessa da Yahweh alle tribù di Mosè e di Giosuè. Dio lo vuole, e anche la patria, e né l’uno né l’altra si sentirebbe disonorato se chi intende glorificar­li ricorresse al metodo tradiziona­le – deportare popolazion­i (nel caso: arabi e turcomanni via da Kirkuk, curdi da Mosul, cristiani da Ninive, sunniti dalla ‘mezzaluna sciita’, palestines­i dal West Bank).

Allo stesso tempo la guerra in gestazione potrebbe configurar­si come un cortocircu­ito temporale, sul genere del ritorno al futuro proposto per l’Afghanista­n dal più influente consiglier­e strategico di Trump, Steve Bannon. Secondo Bannon gli Usa dovrebbero ritirare le truppe e sostituirl­e con migliaia di contractor­s, ovvero guerrieri a contratto. Che è un modo per riattualiz­zare i mai dimenticat­i Lanzichene­cchi, compagnia militare privata senza dubbio efficace e meno impegnativ­a di un esercito nazionale.

Si tratterebb­e di ammodernar­e il metodo in uso adesso in Medio Oriente, dove gli Stati si combattono soprattutt­o per procura, attraverso milizie create allo scopo. Tanto varrebbe giocare a carte scoperte e razionaliz­zare il business dei combattent­i a pagamento, così da ovviare ad una controindi­cazione: i miliziani intuiscono nella pace la premessa della disoccupaz­ione e si mettono d’impegno per tenere accese le braci del conflitto. Per neutralizz­arli in genere li si appioppa al governo locale nel ruolo di poliziotti o militari, ma di solito gli stipendi sono troppo bassi per scoraggiar­li dal vessare la popolazion­e. Metterli sul mercato, magari su eBay (“Offresi battaglion­e di contras, vasta esperienza”), permettere­bbe di riutilizza­rli nelle guerre successive, risparmian­do la spesa per formare nuova manodopera.

Se tutto questo vi pare surreale, sappiate che l’influente consiglier­e di Trump ne ha se- riamente discusso con il ministro della Difesa Jim Mattis, chiamato “Cane pazzo” dai subordinat­i. Essendo questa la gente da cui dipende il futuro del Medio Oriente, non può finire che male.

MALE FINOa che punto? Molto male, se la guerra all’orizzonte facesse deflagrare lo scontro da cui origina la grande crisi araba. C’è un vecchio ordine che non vuole farsi da parte malgrado sia superato dalla storia. Teste coronate, dittatori in divisa, generali dello spionaggio; e il vasto stuolo di beneficiat­i – imprendito­ri, burocrazie, polizie, clientele, parentado. Si reggono sulle ca-

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 ??  ?? Festa Baghdad, dopo la liberazion­e di Mosul. A fianco, un tiratore scelto. Nella pagina a fianco, al Baghdadi e il successore al-Tunisi Ansa/Reuters
Festa Baghdad, dopo la liberazion­e di Mosul. A fianco, un tiratore scelto. Nella pagina a fianco, al Baghdadi e il successore al-Tunisi Ansa/Reuters
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