Per il Csm servirebbe il sistema del sorteggio, come al tempo dei Dogi
Mentre i miei ex colleghi litigavano sulla diaspora di una corrente (A&I, Autonomia e Indipendenza fondata da Piercamillo Davigo) dalla Giunta (il Governo) dell’Associazione Nazionale Magistrati, io stavo a Venezia. Avevo preso contatto con una guida turistica: volevo un riassunto della storia politica/militare/commerciale di Venezia; seduti in piccoli bar nei vari luoghi in cui si erano svolte le vicende che mi raccontava, ho passato un paio di pomeriggi ascoltando storie: dallo stanziamento nella laguna dei primi “migr anti” in fuga dalla guerra (l’invasione dei longobardi) fino al MOSE e al suo demenziale progetto (la guida era un architetto).
A UN CERTO PUNTO il colpo di fulmine: il Gran Consiglio di Venezia, il Doge e la sua elezione mediante sorteggio. Mi sono messo comodo e me la sono fatta spiegare bene. Dunque: c’era il Gran Consiglio (tutti nobili, Venezia era governata da un’oligarchia ristretta; dagli iniziali 500, nel corso dei secoli aumentarono fino a oltre 2.000) che doveva eleggere il Doge; e c’era un’urna, contenente sfere di legno ognuna con il nome di un Consigliere; un bambino ne estraeva 30 e successivamente 9. I 9 estratti eleggevano a maggioranza altri 31; così, tra sorteggiati ed eletti, si arrivava a 40. I 40 venivano ridotti a 12 tramite sorteggio; i 12 eleggevano altri 13 e si arrivava quindi a un corpo elettorale di 25 membri.
Si andava avanti in questo modo fino ad arrivare a 10 fasi sorteggio/elezione il cui prodotto finale era un corpo elettorale di 41 consiglieri che a loro volta eleggevano il Doge. Con questo sistema Venezia prosperò per circa 600 anni. Ovviamente, alla fine di questi impegnativi pomeriggi ero un po’ provato. Rifugiato in letture amene (mmhh, cronaca nazionale) e scoperto il dramma delle correnti abbandonate con disprezzo da A&I di Davigo, mi rallegrai per la mia lungimiranza.
SPIEGO brevemente perché. Il CSM è il padrone della vita e della carriera dei magistrati. I magistrati che lo compongono sono tutti correntocrati; nessun indipendente è stato mai eletto, il ferreo controllo delle elezioni da parte delle correnti lo ha impedito. I magistrati elettori correntizi beneficiano del loro legame con i rispettivi correntocrati: posti di prestigio a capo di uffici giudiziari importanti, nomine in istituzioni internazionali, soprattutto incarichi politici (sottosegretari, capi di gabinetto etc); i peones stanno a guardare.
L’improntitudine è arrivata a livelli miserevoli: le nomine a “pa c ch et t o”. Sarebbe a dire che, se ci sono 40 posti di Cassazione da coprire ( molto ambiti), le correnti se li spartiscono e il CSM ratifica. Dopodiché ogni corrente emette roboanti comunicati in cui si impegna a osservare – naturalmente per il futuro – criteri di oggettività, trasparenza, merito etc.
A&I, nuova corrente, promette di cambiare. I magistrati ci credono, perché il suo leader è Davigo, persona affidabile. Il successo elettorale è buono ma non tanto da permetterle di governare da sola; e così sceglie di allearsi con le altre secondo il consueto copione: “Cerchiamo di cambiare le cose dall’int er n o”. Naturalmente non funziona e, dopo poco più di un anno, scaduto Davigo da Presidente e persa la visibilità che da lui derivava, A&I se ne va. Gli altri protestano, bieco calcolo elettorale, sistemi sleali, vi atteggiate a duri e puri ma anche voi … E io leggo di loro mentre il sole tramonta sulla laguna.
HO ACCENNATOalla mia lungimiranza. A metà degli anni 90 proposi il sorteggio per identificare i componenti del CSM. Fui sbeffeggiato. Continuai per 15 anni con gli stessi risultati. Nel frattempo i democraticamente eletti ( nel circuito chiuso delle correnti) si spartivano posti e potere. Esa ttame nte come oggi e domani: l’elezione si fonda sulla constatazione dei vantaggi che il sistema offre agli adepti/ elettori; e quindi gli eletti si danno da fare per remunerare gli elettori e garantirsi il futuro consenso. Non è possibile alcun cambiamento senza interrompere questo circuito perverso.
A Venezia l’avevano capito nel 1200, io nel 1995. Vero che anche la Repubblica di Venezia ha incontrato la sua fine. Ma a me non dispiacerebbe un CSM efficiente e onesto, anche se solo per 600 anni a partire da ora.
In questo modo Venezia ha prosperato per 600 anni. E non c’erano le correnti della magistratura