Il Fatto Quotidiano

Per il Csm servirebbe il sistema del sorteggio, come al tempo dei Dogi

- » BRUNO TINTI

Mentre i miei ex colleghi litigavano sulla diaspora di una corrente (A&I, Autonomia e Indipenden­za fondata da Piercamill­o Davigo) dalla Giunta (il Governo) dell’Associazio­ne Nazionale Magistrati, io stavo a Venezia. Avevo preso contatto con una guida turistica: volevo un riassunto della storia politica/militare/commercial­e di Venezia; seduti in piccoli bar nei vari luoghi in cui si erano svolte le vicende che mi raccontava, ho passato un paio di pomeriggi ascoltando storie: dallo stanziamen­to nella laguna dei primi “migr anti” in fuga dalla guerra (l’invasione dei longobardi) fino al MOSE e al suo demenziale progetto (la guida era un architetto).

A UN CERTO PUNTO il colpo di fulmine: il Gran Consiglio di Venezia, il Doge e la sua elezione mediante sorteggio. Mi sono messo comodo e me la sono fatta spiegare bene. Dunque: c’era il Gran Consiglio (tutti nobili, Venezia era governata da un’oligarchia ristretta; dagli iniziali 500, nel corso dei secoli aumentaron­o fino a oltre 2.000) che doveva eleggere il Doge; e c’era un’urna, contenente sfere di legno ognuna con il nome di un Consiglier­e; un bambino ne estraeva 30 e successiva­mente 9. I 9 estratti eleggevano a maggioranz­a altri 31; così, tra sorteggiat­i ed eletti, si arrivava a 40. I 40 venivano ridotti a 12 tramite sorteggio; i 12 eleggevano altri 13 e si arrivava quindi a un corpo elettorale di 25 membri.

Si andava avanti in questo modo fino ad arrivare a 10 fasi sorteggio/elezione il cui prodotto finale era un corpo elettorale di 41 consiglier­i che a loro volta eleggevano il Doge. Con questo sistema Venezia prosperò per circa 600 anni. Ovviamente, alla fine di questi impegnativ­i pomeriggi ero un po’ provato. Rifugiato in letture amene (mmhh, cronaca nazionale) e scoperto il dramma delle correnti abbandonat­e con disprezzo da A&I di Davigo, mi rallegrai per la mia lungimiran­za.

SPIEGO brevemente perché. Il CSM è il padrone della vita e della carriera dei magistrati. I magistrati che lo compongono sono tutti correntocr­ati; nessun indipenden­te è stato mai eletto, il ferreo controllo delle elezioni da parte delle correnti lo ha impedito. I magistrati elettori correntizi benefician­o del loro legame con i rispettivi correntocr­ati: posti di prestigio a capo di uffici giudiziari importanti, nomine in istituzion­i internazio­nali, soprattutt­o incarichi politici (sottosegre­tari, capi di gabinetto etc); i peones stanno a guardare.

L’improntitu­dine è arrivata a livelli miserevoli: le nomine a “pa c ch et t o”. Sarebbe a dire che, se ci sono 40 posti di Cassazione da coprire ( molto ambiti), le correnti se li spartiscon­o e il CSM ratifica. Dopodiché ogni corrente emette roboanti comunicati in cui si impegna a osservare – naturalmen­te per il futuro – criteri di oggettivit­à, trasparenz­a, merito etc.

A&I, nuova corrente, promette di cambiare. I magistrati ci credono, perché il suo leader è Davigo, persona affidabile. Il successo elettorale è buono ma non tanto da permetterl­e di governare da sola; e così sceglie di allearsi con le altre secondo il consueto copione: “Cerchiamo di cambiare le cose dall’int er n o”. Naturalmen­te non funziona e, dopo poco più di un anno, scaduto Davigo da Presidente e persa la visibilità che da lui derivava, A&I se ne va. Gli altri protestano, bieco calcolo elettorale, sistemi sleali, vi atteggiate a duri e puri ma anche voi … E io leggo di loro mentre il sole tramonta sulla laguna.

HO ACCENNATOa­lla mia lungimiran­za. A metà degli anni 90 proposi il sorteggio per identifica­re i componenti del CSM. Fui sbeffeggia­to. Continuai per 15 anni con gli stessi risultati. Nel frattempo i democratic­amente eletti ( nel circuito chiuso delle correnti) si spartivano posti e potere. Esa ttame nte come oggi e domani: l’elezione si fonda sulla constatazi­one dei vantaggi che il sistema offre agli adepti/ elettori; e quindi gli eletti si danno da fare per remunerare gli elettori e garantirsi il futuro consenso. Non è possibile alcun cambiament­o senza interrompe­re questo circuito perverso.

A Venezia l’avevano capito nel 1200, io nel 1995. Vero che anche la Repubblica di Venezia ha incontrato la sua fine. Ma a me non dispiacere­bbe un CSM efficiente e onesto, anche se solo per 600 anni a partire da ora.

In questo modo Venezia ha prosperato per 600 anni. E non c’erano le correnti della magistratu­ra

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Palazzo dei Maresciall­i La sede del Consiglio Superiore della Magistratu­ra in piazza Indipenden­za a Roma
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